25.2.24

La domenica del passeggio



La domenica
non aveva il vestito buttato addosso,
ma la lentezza del suo dipanarsi,
l’armonia di un brano “soul”
ritmato su caldi polpastrelli.

La domenica
passeggiava su chianche riconoscenti
la cui eco era concerto di vicoli
sguardi levigati di voci
cenni del capo alla comunanza.

La domenica
era sorriso solo al pensiero,
lo sfottò alle divagazioni sportive,
pregusto di timballo
baci sulla fronte dei ragazzi
che attendevano i pasticcini.

La domenica
era pensare ai genitori soli
sentire l’insoddisfazione di un saluto
che per loro era uscio sull’allegria.

La domenica
questo strano rito
che ci portava indietro
nella calma di un sogno antico.

L’equatore



L’intersezione perfetta
dei nostri desideri
paralleli e confluenti,
incastro di linee,
ridondanza di aurore,
amplesso di zenith.

Sei tu l’equatore
dove ruota
pallido
il mio pensiero.

11.2.24

La cartolina






Nel mio viaggiare
su inasfaltate strade,
ponti sull’assurdo,
mari e ghiacciai
ho un impegno fisso:
mandarti una cartolina di quelle
che camminavano lente
“a te pensai
oggi, sempre ed oramai”.

Una cartolina in bianco e nero
macchiata di polpastrelli
con le rughe di una canzone
che amai tanti singhiozzi fa.

Oh! si ti amai
ma solo nei miei viaggi
quando legavi le mie valigie
con i lacci della poesia
quando eri il necessario
tu, lo spazzolino e l’aria.

E te lo rammento
con quei saluti
solo su una cartolina
che spedisco
senza francobollo
perché non ti arrivi mai
prima dei miei pensieri
appiedati nei sogni.

6.2.24

Vestita di poesia



Avevi solo un modo
per diventare eterna:
finire sulle mie righe
sconclusionate
vestita
di sola poesia.