29.6.23

La palude della poesia



Nel melmoso
accumulo di giorni
ti riveli
vizio e cura
febbre indecente
e nomade alfabeto.

Assurdo spiccicare
frantumi di dolore
solo per tastare
quel fondo morboso
dove attecchisce la poesia.

26.6.23

L’attrazione del dolore



Amo i sorrisi sofferenti
su labbra devastate
le anime zoppicanti
che tornano a correre.

Amo le storie degli occhi
quelle che non racconteresti mai
le negazioni sanguinanti
i segni sui polsi del passato.

Amo le piaghe
che cauterizzano le mie
e le poesie bruciate
dal vento che le alimenta.

Vorrei mi portassi ancora
a frugare nei sogni
irridendo il tempo
che scuce i ricordi.

25.6.23

E farai l’amore



E farai l’amore
al ritmo meccanico
di sensi da riempire.

Farai l’amore
frugando nei cerchi
lunatici del vizio.

Farai ancora l’amore
uncinata da domande
appese al soffitto
mentre una carezza di ricordi
ti scompiglierà i capelli.

Sentirai un vento
soffiare alle tue corde
e lacrime rapprese
scaleranno i tuoi occhi.

Sarò di nuovo lì
in mezzo ai tuoi pensieri
scalpello rosa
sulle tue certezze.

E ti chiederai come mai
ti sia venuta in mente
quella poesia così strana
che parlava di un amore
tanto potente e fragile
da non essere mai esistito.



22.6.23

Balzo di poesia



Ti vidi stanca
su una panca di silenzi
alzavi le braccia
pensai volessi aiuto
ma mi sbagliavo:
cercavi la tua arpa
lei era già
su uno spartito di cielo
la raggiungesti
in un balzo di poesia.

16.6.23

Se deciderai d’essere fiume



Se deciderai
d’essere fiume
io sarò levigato
tappeto di ciottoli
ti carezzerò al passaggio
porterai con te
bisbìgli dorati
bianca crema d’altura
cinguettii d’ali
pian piano
gonfiando le tue gote
di schiuma impaziente
pronta a darti senza limiti
al mare che attende grondante
nel suo nudo letto di onde.

12.6.23

Non ho la patente



Mi si è contestato
di non avere la patente,
l’abilitazione, l’idoneità
per la carreggiata planetaria
dove circolano beatamente
terre emerse e sommerse,
civiltà vere o presunte,
dei macabri, santi inventati,
navigatori prezzolati,
invasori ed invasati,
scribacchìni e leccaculi.

Serve quella di tipo Z(ero)
io mi sono fermato
a quella di tipo U(manità).

Sbando con dissenso,
sgommo con diniego,
inverto più volte a U,
non ho traffico,
prediligo mete
in posti inesistenti.

Il navigatore dominante
mi vuol condurre
sullo svincolo unico
e io peggio: l’ho spento.

Scarrozzo le curve pericolose
i tornanti dove l’anima si storce,
i pendii dove ruzzola, geme,
prende rincorsa e s’invola.

Alla perenne ricerca
della mappa perfetta
dove si svuoti l’enfasi
dei benefici del mercato,
s’incrocino arcobaleni,
e l’uomo faccia il pieno
all’area di servizio
della Bellezza.

9.6.23

Abito nel tuo dolore



Ti amo da quando
abitai nel tuo dolore
come una grande casa.

Visitai le stanze
impregnando i vestiti
di muffa e cenere
il pianto nello stomaco
ti amai nel freddo.

Completai me stesso
di quei pezzi tranciati
messi fuori posto
incollati a caso
ti amai nel fondo.

Mi trascinai sul tetto
lo riconobbi dal sole
in braccio il tuo zero
che mancava all’infinito
ti amai nel risveglio.

7.6.23

Libro aperto



Per te
sarò libro aperto
leggimi, rileggimi,
sottolineami, recitami
sfogliami e annusami
portami con te
al mare, nei sogni
gioca con le mie pagine
riponimi nel disordine delle idee
tienimi tra il seno e il cuscino
quando la notte si fa tenera
e diventa corpo di baci.

4.6.23

Il pozzo della poesia



Ci sono giorni
che tracimano di nonsenso
e ti chiedi
dove ha trovato nascondiglio
l’equilibrio del passo
giorni di crepe e domande
dove è facile
la distorsione dell’arto
la dispersione del senso.

Ci sono giorni
che affondi e annaspi
e ti chiedi
cosa ti tiene su?
se la sfortuna
di essere fortunato
e terzo incomodo
di una contesa
banalizzante
tra il male seduto tra noi
e tutto - quel che poco -
resta fuori.

Ci sono giorni
che vanno a piedi
scalzi e rotti
con le ali stanche
e non hai più parole
da tirar su
dal pozzo della poesia.