17.10.13

Romani come Diocleziano (*)




“Dìvide et ìmpera” è una locuzione latina che definisce una strategia ben definita che punta alla frammentazione delle forze che (anche solo potenzialmente) potrebbero opporsi al potere costituito, con il risultato che questo potere, numericamente debole, trova ossigeno e stabilità dalla mancata coalizzazione degli avversari, generalmente distratti o blanditi da studiate concessioni. La storia romana è attraversata da questa prassi, ma forse uno degli esempi più eclatanti è rappresentato da Diocleziano, il quale regnò per due anni da solo e poi nel 286 nominò suo “vice” Massimiano Augusto, per arrivare poi a quella genialità chiamata “tetrarchia” nel 293, investendo altri due “cesari” Galeno e Costanzo delle responsabilità di governo. “E se prima eravamo in due a ballare l’alligalli…”.Sarà stato questo il ritornello con il quale il nostro Imperatore Romani, sulle orme di Diocleziano, si è messo a tavolino e ha deciso di cooptare (e dividere) quelle opposizioni finte o querule, che in vari modi minacciavano di sollevare le Provincie dell’Impero. E’ impressionante lo scollamento tra il debordante consenso di cui gode l’Imperatore tra la gente e l’assedio affamato del branco di squali-tigre che lo circonda: se ci fosse anche qualche magistrato comunista che lo perseguita mi ricorderebbe qualcuno. Ed è proprio questa ansiosa necessità di puntellare il suo governo che induce a qualche riflessione. Questa distribuzione di prebende pone il dubbio che, nel corso del Primo Impero, si sia aperta qualche corsia preferenziale in settori ed ambiti delicati e/o strategici, quali PUG, concessioni, gestione dei contributi ecc. che non sia stata digerita e tale costipazione ora torni come arma di pressione impugnata dagli scontenti. Nella frenesia di volersi ancorare al trono nella maniera più salda possibile, all’alligalli sono stati invitati a ballare anche schegge dell’opposizione, alcune “gravide” (splendido, il nostro dialetto, quando classifica alcune “formae mentis”), altre forse solo ingenuamente desiderose di rendersi utile (nella migliore delle ipotesi). Per il resto, dalla minoranza, solo voci isolate (Papio, Comes) si levano indocili. Gli altri ex candidati Sindaco, impavidi e battaglieri in campagna elettorale, che fine hanno fatto? Uno esule in Montenegro, mentre all’altro hanno aperto un ufficio sotto casa. Sul territorio, comitati di cittadini si organizzano a tutela di interessi circoscritti e definiti (commercianti, residenti Ina-Casa). Un altro significativo pezzo di Istituzioni sta prendendo congedo dalla città senza che il Sindaco abbia deciso di dormire in Tribunale come fece al S. Giacomo: qui non c’è Vendola da attaccare e si può “surfare” morbidamente sull’onda lunga delle larghe intese. Insomma, ci sono le premesse perché l’Imperatore possa festeggiare i “vicennalia” come Diocleziano? Può darsi, ma la sensazione è che ci sia più di un terreno minato sul quale le legioni potrebbero marciare con esiti devastanti.
La questione dei rifiuti, in primis. Il fatto che sia stato collocato un principe del foro a monitorare la situazione lascia intendere che non ci si aspettano sviluppi tranquilli su quel fronte. E’ tollerabile inoltre che i cittadini continuino ad essere (tar)tassati per un servizio inefficiente e inquinante? Ci sono presupposti per una class-action?
La questione della Cementeria. Ci saranno ancora scritture e riscritture, cancellazioni e refusi sul progetto in itinere? E la demolizione, alla quale è stata data una promo-accellerata poco prima delle elezioni, si svolgerà senza intoppi o rischi ambientali? 
La vendita/svendita di immobili comunali. Mentre una parte di personale scolastico ancora vaga come rom nella città e altre parti sono trattate come cartone pressato, si continuerà a far cassa su tutto senza che nessuno sollevi dubbi su opportunità e liceità di queste operazioni?
Domande che gravitano nell’aria di questo incombente autunno in cui la nostra città, chiassosa e gaudente d’estate, si prepara al consueto, soporifero e apatico inverno.


(*) Pubblicato sul numero di ottobre 2013 di "Report.m"

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