8 novembre 2018

Il pescatore stanco




Il pescatore stanco
guarda con occhi lievi
l’onda che ruzzola
innervate alghe,
l’onda che flette
strascica e viluppa
sabbia e sale.

Il pescatore irato
guarda con occhi bassi
la schiuma che ribolle
di plastica intrusa,
lercia racconta
tonfi di gabbiani
trémiti di vento,
scarti di beccheggio
bagolar di verricello.

Il pescatore tetro
avverte ad occhi chiusi
l’umido che sale
perlata nebbia
rancido fumo
che affonda i sensi
abbruma i polmoni
ghiaccia le vene.

Il pescatore cupo
guarda con occhi torvi
gozzi e lampare
vira indietro il timone:

ogni ruga è un’avventura
ogni storia rema contro
la storia che dipana,
giacula, sfarina
vicende d’oltremare.

Il pescatore è fermo
statuario nel cipiglio
domatore di nodi
fra marosi mai domati
scrocchi di baracchino
ovvietà blasfeme
e laringi infrante.

Il pescatore folle
sposa cielo e mare
con un bacio dello sguardo
vola in alto sulla luna
che indica il cammino
e disegna volti antichi:

bambini nati grandi
ombre danzanti
di padri poco noti
e madri resilienti
disperse all’orizzonte.

Il pescatore piange
lacrime di velluto
ago e filo, polso fermo
rammenda la paranza
assiso sulla poppa
guarda la sua stella
ma non le sue mani.


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