4.3.20
Pertugio
E mi ritrovo ancora
aggrappato a lembi
di nuvole sgraffiate
pennellate talentuose
che recitano ghirigori
ad un cielo intorpidito.
E salgo cado risalgo
una nenia beffarda
eco struggente
nei meandri del già visto
già cercato già perduto.
Salgo cado risalgo
metronomo inclemente
becero coro di gazze
scherno di foglie rutilanti
pompose naiadi
nell’empietà del caos.
Salgo cado risalgo
ho lasciato le unghie
conficcate nel passato
vaga è la meta
facile urtare la nebbia
infido coro delle sirene.
E salgo cado risalgo
su picchetti avvitati
profondi cilici
chiodi scarnificanti
il ventre del probabile.
Ma salgo cado risalgo
presto la luce ferirà
un pertugio resiliente
spaccato sul tramonto
e mi fermerò assorto
a rimirar la gioia.
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