Mi trastullo di pindarici voli,
circonflesso di Vuoto cosmicoavvinghiato all’ultima rupe,
nudo alla grandine della resa.
Poi il decollo di un pensiero
sulle ali di giocose falene
incastonato tra cento righe,
estatica frantumazione di coralli,
a liberare due gabbiani impazziti.
Ma un infame rituale
mi costringe a picchiare
su tastiere inanimate
lettere sfiancate
che girano in tondo
ostaggio dei miei silenzi,
cilicio delle mie notti.
Riemergono nomignoli
accademia di una tenera crusca
dolcezze in forma di fiaba,
ingressi profumati in te,
adorazioni della tua essenza.
I miei versi erano
vestiboli di carezze
sui tuoi palpiti vitali,
parallasse di sguardi
sui tuoi pensieri profondi,
sul tuo corpo chiaro
disegnavo arcobaleni,
componevo sinfonie,
scolpivo vibrazioni
ed eri foce del mio fiume.
accademia di una tenera crusca
dolcezze in forma di fiaba,
ingressi profumati in te,
adorazioni della tua essenza.
I miei versi erano
vestiboli di carezze
sui tuoi palpiti vitali,
parallasse di sguardi
sui tuoi pensieri profondi,
sul tuo corpo chiaro
disegnavo arcobaleni,
componevo sinfonie,
scolpivo vibrazioni
ed eri foce del mio fiume.