Fu così che la vide.
Disegnava cerchi nell’aria
con le mani giunte
genuflessa ad un dio pagano.
Volteggiava nelle sue pupille
che, inerti al gioco dei sensi,
la seguivano illuminate
dalle sue movenze ritmate.
Sembrava saltare leggera
sui tasti di un pianoforte
che insinuava musica celeste
nella sua mente abbacinata.
sui tasti di un pianoforte
che insinuava musica celeste
nella sua mente abbacinata.
E il suo mento dondolava
inebetito da tanta bellezza.
S’innamorò di quella sequenza
di quel fruscio bianco di vento
che gli soffiava sulle guance,
di quel profumo di vita
che gli frullava l’anima.
inebetito da tanta bellezza.
S’innamorò di quella sequenza
di quel fruscio bianco di vento
che gli soffiava sulle guance,
di quel profumo di vita
che gli frullava l’anima.
Spense la luce dei pensieri
e si lasciò germinare rose
da distribuire su quel corpo
affusolato di stelle
quando le avrebbe chiesto
di danzare per sempre
sul tappeto del suo cuore.
e si lasciò germinare rose
da distribuire su quel corpo
affusolato di stelle
quando le avrebbe chiesto
di danzare per sempre
sul tappeto del suo cuore.
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