L’ora del silenzio
umetta l’aria d’attesa.
Lo sguardo si perde
assorto lontano
verso la Città Bianca,
e gioca con le curve
affusolate tra marina e colli.
Pare salire ai sensi
l’arroganza salmastra
e il coro triste dei gabbiani.
Una sirena ferisce la pianura
e zittisce per un pò
il mormorio della pace.
Mia amata rocca
placido fervore
del mio poetare vago:
sei vestita di luna e vento,
anima assiderata
ciglia di celeste malinconia.
Siedo sul tuo grembo
atavico dissidio
ruggine di un tempo
sporcato dal dubbio.
Infine mi sciolgo
fissando l’amore
che si scambiano
cielo e mare
toccandosi la fronte
nel giorno che muore.
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