“Scusa Francesco”
“E qualcosa rimane
tra le pagine chiare
e le pagine scure”
Scusa Francesco
ho una storia da raccontare
un varco da rintracciare
un senso da concepire.
“E Lillì Marlen,
bella più che mai sorride
e non ti dice la sua età”
Il nostro incontro
astrali rendez-vous
cosmici capricci
là dove l’uomo
spillava il nettare
dalle olive secolari,
fertili zolle macerate
spianavano un destino
ostico e brullo.
“C’era una donna
l’unica che ho avuto”
Una “signora aquilone”
appiccicata al cielo
inseguita d’azzurro
teso lo spago
scrocchi di vento
fughe indocili e ribelli
mia culla e mio tormento.
“E due zingari stavano
appoggiati alla notte
forse mano nella mano
e si tenevano negli occhi”
Sotto le guglie del Castello
recitando Shakespeare
onde impertinenti
e gabbiani giocolieri
anime abbracciate
cingevamo le pupille
e volavano baci
innervati di sale
in punta di labbra.
Le mani intrecciate
sotto i tavolini
un cornetto in due
due sguardi in uno
proiettati nell’iperspazio
indifferenti e sorridenti
ai commenti degli astanti.
Se una nota può volare
le nostre canzoni
planavano rullando
oltre lo schermo
sulle piste rutilanti
di vene sanguinanti.
Ci siamo promessi
quando il nostro nido
sublime terrazza
sulla cima del mondo
scatenava fulmini
e tempeste di lacrime.
recitando Shakespeare
onde impertinenti
e gabbiani giocolieri
anime abbracciate
cingevamo le pupille
e volavano baci
innervati di sale
in punta di labbra.
“E non importa
se la gente del caffè
non capirà la loro anima”
Le mani intrecciate
sotto i tavolini
un cornetto in due
due sguardi in uno
proiettati nell’iperspazio
indifferenti e sorridenti
ai commenti degli astanti.
“E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai”
Se una nota può volare
le nostre canzoni
planavano rullando
oltre lo schermo
sulle piste rutilanti
di vene sanguinanti.
“Sempre e per sempre”
Ci siamo promessi
quando il nostro nido
sublime terrazza
sulla cima del mondo
scatenava fulmini
e tempeste di lacrime.
“Ero così distratto amore mio
quando ti ho morso il cuore”
Al Capitolo
dietro le ville assolate
bocconi trafelati
solo un’ora da bruciare
solo un’ora per giocare.
“E Cesare perduto nella pioggia
sta aspettando da sei ore
il suo amore ballerina”
Ospite fisso
attendevo alla finestra
spiando il tuo viso
insinuato fra le tende
coi miei “amici cassonetti”
aulente compagnia.
Il paese è la nostra mappa
seguivamo i nostri odori
con la bussola pulsante
ed ora questi luoghi
ci sussurrano di noi
graffiano due vite
intagliando nel profondo.
“Bellamore bellamore
non mi lasciare
bellamore bellamore
non mi dimenticare”
Grazie Francesco
avevo una storia da raccontare
alcune piaghe da lenire
tanti sogni da riscaldare.
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