3.4.23

Quell’aprile



Quell’aprile
m’insegue
come una frotta
di cani randagi
sottratti dell’osso.

La purpurea tazza di luce
reclina uno sberleffo di sole
e aggredisce la gola
con canti di mestizia.

Svanisti in una bolla
d’insipido vaniloquio
in un corpo di ghiaccio
per l’ultimo cocktail.

Ahi! Dolce aprile
tripudio dei sognanti
principe degli effluvi
vorrei ignorare
le tue provocazioni.

Il chiodo è conficcato
nell’alveo del sorriso
mai più per me sarà
aprile dei mille fiori.

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