Andavamo mano nella mano sotto i portici.
La luna si era agghindata d’argento e scherzava con le pozzanghere, graffiandole di strisce luminose. Un cane sfaccendato annusava i marciapiedi e s’incuriosì di noi. Guardavo le nostre ombre che sembravano correre più veloci. Erano felici, inconsapevolmente, come noi.
Andavamo. I portici ci tenevano per mano.
E il cane guaì, nella notte.
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