1.3.13

Chi (stra)parla oggi?




Torno ancora sulla questione dell'eccessiva personalizzazione della politica. La domanda da cui partire è: con quali criteri si effettua una scelta della persona giusta che debba governare uno stato/paese? Il fatto che sia più o meno simpatico, che appaia più o meno affidabile, più o meno competente, più o meno carismatico, il fatto che dica barzellette o si mostri serio ed integerrimo, il fatto che sia colto o che sembri “uno di noi”, alla nostra portata. Queste sono tutte categorie che attengono alla sfera degli umori, delle sensazioni, che mettono in moto gli ingranaggi dell’emisfero destro del cervello, quello dominato dai neuroni dell’emotività e lasciano in letargo quello sinistro che sollecita la riflessione ed il raziocinio. Poi ci sono coloro, in genere lobbies, che scelgono colui che meglio può rappresentare interessi di parte, che può più facilmente essere malleabile o peggio manipolato, che sa fingere e camuffarsi meglio. La prevalenza di questo orientamento verso la persona, mutuato dalle grandi democrazie occidentali, nelle quali le forme di governo sono organizzate sulla base della repubblica presidenziale o del premierato, che noi abbiamo cercato di copiare, introiettandone i presupposti nel nostro ordinamento che la nostra Costituzione ha voluto invece basata sui principi della democrazia parlamentare “diffusa”, perché vengano rappresentate tutte le idee in campo, non è detto che sia la migliore delle impostazioni. Prove evidenti ne sono i fiumi di parole che vengono spesi per polemizzare o esaltare i “gesti” dei singoli (il papa, Grillo, Bersani, Renzi, Monti, Berlusconi in macrocosmo, e Risimini, Suma, Papio, Galanto, Romani, Ciaccia o persino un Lacasella qualunque, nella nostra piccola realtà). Quello che voglio dire è che il “motu proprio” del singolo, per quanto autorevole o eclatante che sia, non merita maggior interesse o spazio di quello che invece dovrebbe “pesare” di più nelle nostre riflessioni, e cioè la strada, il percorso da compiere per migliorare le nostre vite. I media in questo non ci aiutano, anzi, rincorrendo quello che desidera la “pancia”, ci amplificano i proclami e i vittimismi, le invettive e le contro-repliche, creando un’immensa bolla di gossip nella quale annaspiamo quotidianamente. Sarebbe persino da augurarsi che le consultazioni fossero sempre meno frequenti, tanto siamo invasi, nelle campagne elettorali, da tanta di quella inutile quantità di nulla. La sensazione è che anche la politica (come la cultura e l’istruzione), sia diventata “merce”, che possa essere piazzata da qualsiasi imbonitore di turno che sappia vendere il suo prodotto, la politica come volano di sviluppo nel mercato globale, fattore di arricchimento e di consolidamento di poteri più o meno forti. Per assurdo, lo stallo in cui si è arenata la legislatura appena iniziata potrebbe costringere finalmente a parlare di programmi e di cose concrete e il merito di tutto ciò, non si può disconoscere, è del M5S. Sono d’accordo con chi (Emiliano) afferma che si tratti di un’opportunità e non di una iattura.

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