Nel fine settimana un monopolitano su due, avente diritto al voto, ha dichiarato di essere soddisfatto dell’amministrazione cittadina uscente e di non desiderare alcun cambiamento di rotta. Il risultato è questo, monolitico e indiscutibile. Alla fine di ogni consultazione, da quando mi è spuntata la barba, ricordo sempre il rovello sulla solita domanda: ma perché Monopoli è di destra? Si potrebbe scrivere un trattato, partendo da Veneziani e Bergamaschi sbarcati in città nel XV secolo, che, affacciati sulla strada dei mercanti, instillarono quell’istinto furbesco necessario a rendere redditizio il commercio. Questa componente, importata su un corpo sociale costituito da “gens” ospitali e solidali come i pescatori e i contadini, si è via via sedimentata e raffinata nel tempo, divenendo sempre più spregiudicata e basata su una competizione quasi di tipo tribale, che fa poco comunità e molto ego: una “regressione levantina”. Potremmo parlare degli anni del “boom” economico” che hanno creato una generazione “scafata”, gelosa dei propri privilegi e attenta al risparmio, ma proprio per questo proiettata all’accumulo, in ossequio al valore della “roba”, da inculcare alla generazione che segue, dispensando principi educativi di “sano” opportunismo. Potremmo scomodare il “familismo amorale” di Banfield per tentare di spiegare come questa difesa estremistica degli interessi della propria cerchia, si sia poi avvitata su una politica che spalanca le porte alla rapina dei diritti, in favore di una società fondata sul baratto potere-denaro. Le ultime parole di Beppe Grillo, tanto bistrattate, contengono granuli di verità, quando denunciano la presenza costante nel lessico elettorale della frase “tengo famiglia”. La crisi devastante in corso ha, se vogliamo, acuito e “specializzato” questa filosofia dei “gomiti tesi”. Su questo paesaggio lunare si è mollemente accomodata una classe politica mascherata di novità, ma che utilizza, sempre con successo, schemi e strategie antiche. Romani in particolare ha instaurato un regime di tipo salazariano, dove convivono metodiche da caserma, distribuzione di prebende, patti scellerati e il confino della cultura a fatto episodico, da intraprendere ed organizzare proprio perché non se ne può fare a meno. Tutto ciò viene, di tanto in tanto, spruzzato da ecumeniche finzioni e ordinarie rappresentazioni, fatte passare per straordinarie. Il vero volto del “conducator” lo si è visto nella campagna elettorale, intrisa di insulti e basse (ma proprio basse) insinuazioni, rivolte non solo ad avversari politici, ma anche a giornalisti e gente comune, con l’unica colpa di aver osato obiettare e contraddire. E come S. Agostino, l’Emilio ha “condotto le sue pecore su pascoli ubertosi” (…) e il gregge l’ha docilmente seguito. In questo frangente, il centro-sinistra (per una volta tanto, unito) ha invece docilmente perso: anche questa non è una novità. La gradevolezza e il talento del professor Suma sono stati vanificati da una candidatura pescata all’ultimo momento, che non è riuscita a superare d’un balzo le macerie del PD, più di quello locale, che di quello nazionale. Ancora una volta si continuano a scontare vizi antichi: un lavoro sempre importante e puntuale svolto nei corridoi del Palazzo ed in sala Perricci, rimane lontano dalla comprensione della gente, che va avvicinata a modelli culturali alternativi gradualmente, e non nei pochi mesi della campagna elettorale; una genetica propensione a diffidare di chi offre la sua collaborazione da “esterno” ai partiti, con idee e proposte originali. Non ci rimane che sperare che l’ennesima notte porti consiglio. Fra cinque anni ci piacerebbe vedere quelle bandiere sventolate dai ragazzi con le lacrime agli occhi e il nodo alla gola sotto il palco del professore, salire e garrire in verticale, e quelle braccia divenute adulte, abbracciare ed interpretare da protagoniste quel sogno di una città "tremendamente bella" che Michele ci ha solo fatto intravedere.
Prima delle elezioni pure Il Barone Colucci ha fatto vedere una città "tremendamente bella". Ha fatto la fine del Prof.
RispondiEliminaanalisi perfetta operare in questo clima è quasi sempre una lotta contro i mulini a vento, si è il più delle volte soli poichè i più si adeguano al sistema, vuoi per stanchezzza, vuoi per opportunismo o molto semplicemente per menefreghismo
RispondiEliminaMa vorrei sapere queste città "tremendamente belle" amministrate dal PD dove sono? Mah!
RispondiEliminaanonimo perché non ti firmi invece che nasconderti? io credo che se michele suma avesse avuto un'opportunità, avremmo visto davvero una monopoli "tremendamente bella"...se poi andiamo a votare con i paraocchi solo perché si pensa al passato e si tratta della "sinistra" allora credo che non si può parlare con gente come te.
RispondiEliminaNon si tratta di destra o sinistra ma di incapacita'!!! Con tutte le belle premesse ma il programma di Suma e Sorino erano vecchi e monotoni!
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