In questo articolo del 1951 Remigio Ferretti parla in tono semiserio del problema relativo alla produzione industriale della Cementeria che provocava ricadute di fumi e polvere sulla città. Questo dimostra come già da quei tempi emergeva la condizione umana di ricatto tra sviluppo/occupazione e minacce alla salute o quantomeno abbassamento della qualità della vita dei cittadini, tema che ci occupa in questi giorni per i disturbi olfattivi. Le mie note a margine.
Monopoli “città unica”
Quasi tutte le città vantano qualcosa di “speciale”, di “caratteristico”. Alba[1] (nessun riferimento alla locale Democrazia Cristiana) i tartufi; Benevento, il torrone; Napoli, su ordinazione degli innamorati, serenate, nonché sole e luna sciolti e in pacchetti (quel sentimentale di Tanino mi perdoni l'irriverenza); Polignano la “grotta Palazzese” e il ragionier Palladino; il vicino regno di Fasano è all'avanguardia dell’emancipazione femminile (vatti a fidare del sesso forte); Castellana le grotte, poi le grotte, oltre a una distesa infinita di GROTTE!
Monopoli però, cari amici, non è come pare vogliate insinuare, proprio l'ultima delle consorelle pugliesi, perchè anch'essa per una sua “specialità” stava per conseguire un meraviglioso “brevetto”.
Monopoli era lì lì per brevettare un “sistema” infallibile, più del callifugo Bertelli (un minuto di raccoglimento per le “cipolle” del professor Annese!) o del Bipantol per la calvizie (vedi chioma al neon del farmacista Mastronardi), il “sistema” di pigliare con disinvoltura ed eleganza le più solenni “fregature”.
Sta ai tecnici (quelli della Terra Santa) rendere noti i particolari del “sistema”; pare si tratti di un “complesso” a sfondo collettivo emozionale che si risolve, per iniziativa di “pochi agenti” in un generale “pigliare in cura” (ottima a riguardo la lumeggiata teoria del Di Palma, l'elegante re del petrolio, sempre ed ovunque “presepio”) i problemi locali e aspettare poi un paio di annetti, mentre i “pochi agenti” badano ai fatti propri.
L'importante è, mentre si è fregati, sorridere con indifferenza ed ancheggiare mollemente. Se qualcuno, vincendo l’inerzia e il timore dei più, si sforza di far capire a Roma o a Bari che da Monopoli non si prende affatto la coincidenza per Macallè[2], questo qualcuno viene additato dagli autori del “brevetto” (i soliti tipi “di una certa esperienza”, infallibili e pseudo-astuti) come elemento pericoloso.
Applicazione pratica del “brevetto”: la faccenda del cemento.
Il Cemento[3] (Stromboli? Vesuvio? Etna?) fa lavorare cento operai, vivere cento famiglie, è fonte di attività e benessere, è come un padre amorevole e generoso(?) anche se, (poverino!!!) pare sia in deficit e non smerci(!!!) come dovrebbe (i camion che a decine fanno la fila sono solo un miraggio)! Che importa allora se 35.000 persone (comprese le famiglie degli operai) quotidianamente sono avvelenati dal pulviscolo siliceo dei fumaioli, vomitato a torrenti sulla città? Che importa se le massaie non possono più fare la conserva, sciorinare i panni, tenere pulite le case?
Se fosse fresca la lettura di Young o Gray o Pindemonte[4], finirei con la visione apocalittica di Monopoli del 2500 come Ercolano quasi sepolta in un mare di cemento, ma la esigenza di non scomodare i grandi mi suggerisce l'immagine di Monopoli, nell'atto di prendere con gusto e filosofia e secondo l'applicazione del “brevetto” infausto dei “sapientoni”, la fregatura del cemento. Sino a quando? Anche qui aspetteremo come sempre la manna dall'alto? E al prossimo comitato di “fumo e fastidi” vi sarà (viva la Confindustria!) un altro licenziamento? Durerà ancora il gioco tragico che scherza con la fame da una parte e con la salute dei monopolitani dall'altra?
In compenso abbiamo qui a Monopoli chi bacia la mano alle signore con estatica raffinatezza, chi conosce le più ardite malizie della calunnia, della maldicenza e del pettegolezzo, chi dichiara venticinque volte al giorno di essere “onesto” e non ha mai mosso un dito per un suo simile, chi si proclama giusto pur calpestando il suo operaio, chi infine tace per ignavia o per…abitudine.
E non son queste altrettante infauste “specialità”?
E allora?
No, amici, non è solo così.
La maggioranza del nostro popolo è sana ed ha capito, e di tali “specialità” non ne vuol più sapere. Non mancano infatti i segni del risveglio.
Monopoli, che sino a qualche mese fa era un cimitero, scuote pian piano da sé la sua sonnolenza, in parte colpevole, e per le strade (ahimè zeppe di fossi) qualche essere umano lavora. Ma quanto c'e da fare. E si farà solo che il popolo monopolitano lo vorrà!
Così la nostra Monopoli tornerà la gemma delle Puglie, sarà davvero “città unica” non nella indifferenza e nel sopore, ma nell'attività molteplice, nel senso di civica responsabilità, nel benessere dei suoi figli, nella luce ideale e propizia delle tre rose bianche nel suo rosso stemma.
“Il Filippetto” del 8/4/1951
[1] In questo divertente pezzo Ferretti cita alcuni personaggi del tempo: Enrico Alba, Tanino Sorino, Franchino Annese, Peppino Mastronardi.
[2] Città dell’Etiopia a 650 km. a nord di Addis-Abeba famosa per l’assedio del 1896 al suo forte difeso dal maggiore italiano Giuseppe Galliano.
[3] Nel 1889, il Consiglio Comunale di Monopoli (Sindaco Raffaele Sanvito), approva il progetto per la costruzione del Macello comunale, deliberando la riduzione ad uso di macello pubblico di alcuni locali siti a Cala Rossa, alle Fontanelle, di proprietà della stessa Amministrazione Municipale, prevedendo di questi l’ampliamento. L’edificio, della riviera di ponente, occupa un tratto di costa relativamente bassa caratterizzata solo da insediamenti rari, di natura rurale. La diga di Tramontana sarà realizzata solo nei primi anni del ‘900. Dieci anni dopo, nel 1899, l’Amministrazione decide di dotare la città di una illuminazione soddisfacente ai moderni bisogni e dà il via all’iter burocratico per la realizzazione della prima Centrale Elettrica di Monopoli. La scelta della posizione dell’officina elettrica ricade, su località Fontanelle: il settore costiero a nord ovest della città, negli anni a seguire, ospiterà per vocazione tutti i primi insediamenti industriali della città. La “Società Anonima Cementi e Affini” venne fondata nel 1912 da alcuni imprenditori locali. In esecuzione della delibera del Consiglio Comunale del 9 dicembre 1912, il 2 febbraio 1913, fu stipulato un regolare contratto, presso il notaio Dalena, per l’alienazione alla Società Anonima Cementi e Affini di Monopoli, di un suolo in località Fontanelle/Macello. La Giunta (Sindaco Giuseppe Pugliese) deliberò che …Visto che il pubblico macello in seguito alla costruzione della diga di tramontana è venuto a trovarsi nel Porto e dall’Autorità Marittima si è lamentato l’inconveniente che le acque di rifiuto dello stesso inquinano quelle del porto. Considerato che col sorgere gli stabilimenti del petrolio e del cemento, nonché molte abitazioni in quel versante a breve distanza dal macello, ragioni di igiene consigliano che questo sia spostato di là e che si provveda alla costruzione di un nuovo macello con le facilitazioni che accorda il Governo ...di dare l’incarico all’ing. Chirulli Giuseppe di redigere nel più breve tempo possibile il progetto per la costruzione di un nuovo macello a scirocco dell’abitato. Alla fine degli anni trenta, alla Società Anonima Cementi e Affini di Monopoli, nella proprietà, subentra la Italcementi S.p.A. che smantella il vecchio cementificio e, con un progetto del 31 ottobre 1940, rinnova completamente l’impianto.
[4] Edward Young (1683-1765) poeta britannico noto per l’elegia sepolcrale “Pensieri notturni o il lamento”; Thomas Gray (1716-1771) poeta britannico anche lui noto per un poema sepolcrale: “Elegia scritta in un cimitero campestre” che influenzò molto il nostro Ugo Foscolo; Ippolito Pindemonte (1753-1828) poeta amico del Foscolo che gli dedicò i Sepolcri, interruppe il componimento “Cimiteri” quando seppe dell’opera foscoliana; famosa la sua traduzione dell’Odissea.
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