30.10.19

La "mediocritas” della classe politica



In questo articolo sull'Informatore del 18 aprile 1987 Remigio Ferretti disquisisce sulla generale "pochezza" della classe politica. Non serve rimarcare l'attualità di tali riflessioni. Mie le note in calce.

La parola "mediocrità", nel suo significato originario, non è priva di equivoche oscillazioni semantiche, anzi di “referendi[1]” contrastanti. 
“Mediocritas" per i latini, aveva infatti il senso di "moderazione", "via di mezzo", "giusta misura". 
A nobilitare ancor più l'accezione del termine, Orazio[2] lo aggettivò così: "aurea mediocritas", volendo indicare quella preziosa e rara dote umana che consiste nell'assumere, tra diversi e contrapposti pareri, persone o parti, comportamenti o decisioni ispirate a saggezza ed equilibrio. Cicerone[3], appunto, parla di "mediocritas perturbationum animi" come di "passioni moderate". 
Ma ahimè, c'è il rovescio della medaglia: i latini attribuivano alla voce "mediocritas" un senso tutt'altro che nobile, anzi decisamente deteriore. Essi intendevano la "mediocritas" come "pochezza", "inferiorità" "mancanza" di specchiate qualità, quali l'ingegno, lo spirito, la probità[4].

Divagando sul concetto di "mediocrità", riandiamo col pensiero alla scuola, quella di parecchi anni fa, e ai giudizi sulla capacità e il rendimento degli alunni meno provveduti e studiosi: non spirava ancora il folle vento dei "voto politico" e il punto più basso non era “fatalmente” il "sei". Un ragazzo “mediocre”meritava “cinque” ed era non idoneo alla promozione. 

Ma perché questo non breve preambolo? Ora entriamo “in medias (!) res[5]”. Il significato, per nulla lusinghiero, del latino "mediocritas" pare si attagli, da un pò d'anni, salvo alcune rispettabili eccezioni, alla classe politico-amministrativa di Monopoli. 
Ne sono chiari indizi il tono del Consiglio Comunale, lo sfascio di certi Partiti, la carenza di cultura e di capacità rappresentativa in parecchi esponenti del "milieu[6]" politico e amministrativo in senso lato e, quel che è peggio, la mancanza di trasparenza di alcune decisioni e comportamenti, in un clima di ammiccamenti, compromessi, risse indecorose, oppure di congiure segrete, che pare non siano più di moda neppure nelle più tenebrose logge massoniche. 
E ciò, nella più assoluta indifferenza o ignoranza della grande maggioranza dei cittadini, che, anzi, spesso premia con largo suffragio chi non se lo merita. 
"O gran bontà dei cavalieri antichi[7]"! O quanto illustri i sindaci del lontano passato, quali Attilio Sanvito[8], penalista di fama, spirito pronto e pungente, o Paolo Vadalà[9], intelligente e coraggioso, il cui ottimo ricordo è legato alle dolorose vicende della città durante la I guerra mondiale, o, addirittura, il barone Tommaso Ghezzi Petraroli[10], eroe e martire del Risorgimento, ma anche “penna d'oro” e ottimo oratore, che, quando scriveva o parlava, mostrava di conoscere alla perfezione grammatica e sintassi, oltre che tutte le finezze e gli accorgimenti della lezione dei classici latini e italiani. 
Le voci che si levano oggi ad invocare maggiore linearità di lotta e migliore capacità interpretativa delle reali esigenze del paese sono disattese, anzi echeggiano nel vasto deserto dell'apatia e del silenzio, perché volte a turbare gli “organigrammi” degli “addetti ai lavori”, impegnati a lottizzare le varie poltrone secondo il gioco delle correnti, rimossi puntualmente i criteri del merito e della professionalità. Le contingenti “alleanze” spesso si stringono attorno a tavole ben imbandite, a sanare le fratture e i litigi che hanno avuto luogo, magari la sera prima, nelle sedi pertinenti, “là dove il destino dei popoli si cova[11]”. 
Su quelle frequenti mense, spesso degne di Trimalcione o di Lucullo[12], splendono certo le luci del neon, ma neppure un pallido raggio delle nobili, antiche ideologie, che sembrano ormai destinate, a Monopoli e, purtroppo, in Italia al loro ultimo ricetto: il Museo delle Curiosità.


[1] In semantica il veicolo, lo strumento, di un atto di riferimento, cioè il lato fonologico di un vocabolo, detto anche significante. 
[2] Odi, II,10,5. ispirandosi alla filosofia epicurea. 
[3] Rhetorica, Tusculanae Disputationes, 3,22. ed anche il De Officiis, I,36. 
[4] I due significati paiono convivere fino al Rinascimento: Tasso nel dialogo “Il Porzio o de la Virtù” cita spesso il termine nell’accezione positiva; il trattatista Cesare Ripa (Giovanni Campani ca.1560-1623) ricorre alla rappresentazione della mediocritas prima come una donna che con una mano trattiene un leone con una catena e con l’altra un agnello legato solo di una corda sottile, poi con una donna alata che si solleva indicando con una mano la terra e con l’altra il cielo con l’iscrizione medio tutissimus ibis (“nel mezzo camminerai sicurissimo” da Ovidio, Metamorfosi, II, 137), rappresentando metaforicamente il giusto equilibrio tra forza e mansuetudine, tra realtà e spiritualità. (Iconologia). 
[5] Nel mezzo delle cose, nel vivo del discorso (Orazio, Ars poetica, v. 148). 
[6] Ambiente. 
[7] L.Ariosto (Orlando furioso, I, 22, v. 1) 
[8] Il Cav.Avv. Attilio Sanvito è stato Sindaco di Monopoli per due volte: nel 1887 e nel 1901-1903. 
[9] Sindaco dal 1915 al 1920. Nel periodo bellico si impegnò personalmente per far fronte alla carenza di beni di prima necessità: in più di una occasione in sella ad un mulo si recò sino a Putignano per procurare la farina di frumento. 
[10] Sindaco dal 1826 al 1831. 
[11] Giuseppe Parini “Le Odi – La Caduta”, 61-64. 
[12] Il primo è il protagonista di un episodio del Satyricon di Lucio Petronio Arbitro scrittore latino vissuto fino al 66 d.c., “La cena di Trimalcione”, dove il padrone di casa ospita commensali che disquisiscono sul destino degli uomini senza interrompere il banchetto; Lucio Licinio Lucullo (ca.110-56 a.c.) era un generale romano che accumulò grandi ricchezze durante la sua attività militare e, una volta ritiratosi, dette inizio a una serie rimasta proverbiale di incredibili pranzi.

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