Caro babbo
oggi è per te un compleanno speciale. Ma non per un numero particolare di anni. Non è certo un contatore che può regolare il ricordo di un genitore. Questo parametro può valere per la tua storia pubblica, per quello che sei stato per la città, per la scuola, per la cultura. Ma per me sei il mio babbo con il quale avevo una storia da risarcire. Paradossalmente o - forse qualcuno mi dirà che accade spesso così - da quando te ne sei andato, sei uscito dalla porta della tua vita e sei entrato dalla soglia della mia. Eravamo troppo orgogliosi, troppo convinti delle nostre idee, troppo insofferenti a ricatti affettivi per cedere ad armistizi artefatti. Tu non volevi un figlio comunista ed io non accettavo un papà democristiano. Siamo rimasti nelle nostre Chiese. E ci siamo accorti entrambi in ritardo che la politica e la poesia sono percorsi antitetici. Si la poesia. È su quel terreno che ci siamo incontrati pian piano dopo la tua partenza. Io da subito ti avevo fatto due promesse. Che avrei pubblicato postumo il tuo ultimo libro di poesie - fatto - e che mi sarei impegnato a che la città avesse un ricordo perenne del tuo nome, con una via a te dedicata - fatto. Perché di amore si tratta. La poesia è dare un linguaggio - continuamente insufficiente - all’amore in tutte le sue forme possibili. E tu lo facevi in modo epico. Così mentre la mia vita mi ha privato di quasi tutto quello che un adolescente può avere da un rapporto con il padre - e che padre - la poesia me lo sta restituendo. Ogni giorno parlo con te babbo. Ti chiedo consigli, se una cosa è moralmente corretta, se sto compiendo un’ingiustizia o un errore madornale. Sento i tuoi rimproveri, tranquillo. Ma sono preda della mia sensibilità e del mio romanticismo. Ed in parte è anche colpa tua dai, ammettilo. Ecco perché mi perdoni. Mi hai spremuto un pò di succo di DNA nella miscela della mia chimica vitale. Quando mi colpisce qualcosa del mondo con cui interagisco, entra nel profondo e mi mette la penna virtuale tra le dita. Ma ho sempre la sensazione che sia tu a scrivere. Quando rileggo il risultato non lo riconosco, penso di esserne incapace.
Ecco perché questo è un tuo compleanno speciale per me. Non per aridi numeri ma perché il caso (?) ha voluto che fosse l’anno in cui ho pubblicato il mio libro di poesie. A te dedicato, e come non poteva essere così?
Ti vedo festeggiare in qualche parte dell’universo. Con mamma, a cui devo l’altra parte del mio DNA, quello “tosto”. E i tuoi amici, quelli affezionati del Caffè Rudy, a cui stai dicendo “Lui è mio figlio!”
Grazie babbo ancora per tutto. Tanti auguri!
Cin cin!
il tuo Ferruccio.