Sai cosa mi piacerebbe?
Sfogliare un libro di pagine mai scritte
in quelle sere d’estate
quando le stelle capricciose
ci tengono coi nasi all’insù
e tutto sembra possibile
dal gelato con panna ai miracoli.
Allora vorrei salire con te
su quella collina
dove si baciano i pianeti,
dove flirtano le cicale
e gli uccellini si addormentano
col pigiama di foglie.
Giungere lassù in alto
dove le fate e le sirene
affacciate al firmamento
ci osservino invidiose.
Scopriremmo quella casetta
pan di zucchero e fragole
col tetto di cioccolata.
E lì ci potremmo sedere
a gambe ripiegate
incantati da un’orchestra di grilli
battendo le mani al ritmo di gospel.
Allora ti racconterei
di come ho convinto
gli elefanti a volare
e le balene a fare surf.
Ma lo so
non mi avresti ascoltato:
mi avresti detto
di andare a comprare il pane
e di lasciare stare gli elefanti,
le fate hanno altro da fare.
Invece io, testardo,
ti avrei portata in braccio
in riva al mare
dove i delfini ballano il cha cha cha
e ti avrei raccontato storie di pirati
di tesori e isole misteriose
nel punto dove si tuffa
la coda degli arcobaleni.
Ti avrei chiamato “mia Perla”
posando sul tuo capo una corona
di rucola e papaveri.
E sotto il cuscino
ti avrei donato
un intero continente
di frutta tropicale
e ti avrei chiesto di sposarmi
fra le canne di bambù
con le tasche piene di lucciole.
Eppure lo so
non mi avresti ascoltato:
mi avresti detto di
ammainare la bandiera,
di abbordare il benzinaio
che le lucciole le ho in testa.
Ma io, incosciente,
ti avrei portato
nella grande prateria
dei nativi americani
ti avrei donato le mie frecce
per infilzarmi ancora il cuore
e avremmo intonato
il dolce canto del bisonte.
Tu, mia Pocahontas,
avresti fatto ghirlande di comete
e io ti avrei raccolto pepite
dal fiume del mio amore,
miliardi di carati
ad abbellirti il seno.
Ma lo so
non mi avresti ascoltato
saresti galoppata via
a fumare una sigaretta,
le pepite nella differenziata.
Io ancora perduto
nella mia celeste illusione
e tu che non sei mai uscita
sul terrazzo dei sogni,
ma sei ferma al piano terra
circondata da te stessa e
piena di normalità.
Forse non ricordi più chi sono
nè perché scrivo parole a vanvera
con i piedi sulla luna
e il tuo nome
sull‘ultimo rigo delle favole.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie del vostro commento.