In fondo i poeti sono
fagocitatori di pause
nell’andirivieni statico
dei metrò incolonnati.
Essi radioascoltano
piccoli quark
nello spazio profondo
dove scorgono firmamenti
sotto le suole slabbrate
di un barbone disilluso.
I poeti mordono
il veleno dei pazzi,
sono altalene gioiose
e sottomarini di piombo
hanno i denti guasti
a furia d’ingoiare stelle.
I poeti servono a poco,
tuttalpiù a divertire:
saltimbanchi di parole
in un mondo di geni
e genuflessi.
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