22.1.24

L’insano fardello



Vorrei chiederti
come ti permetti?
- ignara -
portare di qua e di là
il mio cuore
insano fardello?

Ma mi rispondo:
- altrove -
palpiterebbe d’inerzia
senza fremiti e fiamme.

Sarebbe capace di fermarsi
senza neanche
farsene accorgere.

17.1.24

La morte delle parole



Le parole muoiono
dopo lunghe agonie
in debito d’amore.

Poesia piccina



Voglio scrivere una poesia
piccina piccina
solo uno scarabocchio
in mezzo a un grande spazio
un immenso spazio bianco
dove vivi tu
con la mia confusione
e una matita spuntata.

9.1.24

Impronte di labbra



Quella sera
era accesa di stelle
fiammiferi distratti
ruzzolavano sul parabrezza.

Ti avevo perso ad una curva
- che non sembrava
fosse davvero così curva -
finché non mi bucò le palpebre.

La notte ormai
mi era scesa nelle tasche
ero chino sul volante
a guardare la vita slacciata
quando sentii bussare
tanto da ingoiare il cuore.

Le tue labbra rosse
erano disegnate sul vetro
e ne sentii il sapore
l’ultima volta
prima di nascere.

6.1.24

Lo scorpione



Penso a chi va per mare,
e a dritta
ha sempre un altro orizzonte,
a chi ha un’ala nascosta
sotto il cappello,
agli esploratori di sè,
ai minatori di carezze.

Penso agli affamati di sogno
a chi dorme
sotto i ponti dell’assurdo
ai matti che parlano
il linguaggio dei gabbiani.

Penso a chi viene punto
dallo scorpione della poesia
e non aspetta altro
che il veleno lo uccida.

3.1.24

L’aratro del Tempo



Pingue di boria il Tempo
ignora la mia destrezza
e tenta la connessione
con pusillanimi recettori:
la Ragione ed il Buon Senso.

Abbaiano - loro -
ad una luna epicurea
che li gabba di luce.

Io viandante di alfabeti
m’aggiro in crateri illuminati
sull’Oceano delle Tempeste
dove affonda la tua ombra.

Sei dall’altra faccia
dove il Tempo non arriva:
il suo aratro è fermo
e tu continui a rifiorire
eterno bocciolo di rosa.