28.1.20

Altitudini


Denaro, potere, dominio
perverse lusinghe
non possono forzare
le inaccessibili serrature
le vergini coscienze
degli spiriti alati

noi sorvoliamo le miserie
di un senso comune
immorale e gracidante

noi restiamo immuni
dalla melma putrida
che corrompe l’umano

noi falchi pellegrini
cantiamo alla natura
un empireo di voli
picchiate, planate

noi figli del vento
cavalieri del sogno
facciamo l’amore
tra nuvole giocose

chi ci ama ci segua
sveleremo il segreto
per cancellare l’ombra
da uno stolido pianeta.

18.1.20

Foglia rotolante



La vita gira come foglia
morbida rotola succube
su ripiani stabiliti dal fato
incalzata da venti confusi
essa plana docile
impunta imbizzarrita
sciama nella folla
popola deserti.

Oh vita mia come foglia
alla mercé di pulsioni
contrarie ambigue
ferite da spigoli aguzzi
strappata all’albero nativo
per un’alba indocile
t’accolgano solerti sponde.

Per un’amica



Voglio bene ad un’amica
un’anima leggiadra
che filtra raggi virtuosi di sole
tra fenditure di bastioni
eretti su un pianeta di saccenti,
di razzisti, di scurrili.

Voglio bene ad un’amica
che porge mani invisibili
che lancia un pensiero
lontano, nel buio di un sospiro, 
vicino, nel vulnus di un lamento.

Voglio bene ad un’amica
tanto ma tanto bella
una stella luminosa
al mio triste crepuscolo. 

Voglio bene ad un’amica
tanto ma tanto bene
ed è cosa rara
una congiunzione di pianeti
contigui nel linguaggio dei giusti. 

Ricordati sempre di volermi bene
amica mia unico tronco
al quale afferrare le mie radici.

Ad una creatura mai nata


Tu sei restato cielo
mistero di atomi scomposti
nugolo di desideri intonsi

sei restata brezza
che lèva dalle selve d’oriente
voce di terra feconda

tu
sei restato canto
di policromi usignoli
danza di fate garbate

sei restata mare
carezza di placide ninfee
bacio di lontane sirene

tu
sei rimasta eterna domanda
incastrata tra le nostre vite
macerato dubbio
asfittico silenzio.

12.1.20

Eclissi


Luna graffiata
unghie striate
raggi di velato tepore
sbavati da orli merlati
grottesca maschera di cielo
invito a genuflesso stupore

sussurrate vibrazioni
armonie d’incanto
cerco di vergare
spiccioli di futuro
versi sfrigolanti nebbia

il tuo profumo pervade
inebria la pianura sottesa
tu padrona dell’opaco
custode di freddi giacigli

mie biascicanti cellule
rotolanti vani sproloqui
vinte da prosaici fumi
afferrano i tuoi virgulti

porgimi salvifica mano
onirica Dea del silenzio
sfarina questo firmamento
di mestizia e di sale
regalami giocattoli d’alba.

7.1.20

Antonio e Piero Brescia: sottobraccio sul sentiero dell'arte.


Il 4 gennaio Piero Brescia ha regalato alla città una parte della produzione artistica del fratello Antonio presentando il volume "Totemanzia" nella sala della Biblioteca Rendella. Come già accaduto in passato, quando mi ha "raccontato" di persona il talento di Antonio, consentendomi di tracciare un mio personale ritratto del poeta, sulla base delle sue precedenti pubblicazioni (cfr. su questo blog: "Antonio Brescia l'uomo che ha scalato l'infinito a mani nude"), anche in questa occasione il mio sentire è stato scosso da intense vibrazioni che mi hanno portato ad un altro spontaneo omaggio alla sua arte e all'inestimabile patrimonio d'amore che lega i due fratelli. 


Notti insonni
disteso sulle ombre
piegato sul buio
assurde sentenze
devastanti ferite
piaghe ulcerose
scavate nel petto.

Ma tra gli intrecci
dei ventricoli pulsanti
rosso di linfa vitale
galleggia immenso il Dono
un incrocio di armonie celesti

Tu mio clone spirituale
mio mentore e guida
hai dipinto il mio
esangue tappeto
di indicibili colori
hai acceso la miccia
esplodendo il mio torpore

Hai forgiato un miracolo
di versi inesistenti
sulle pagine del mondo
sei assurto Totemante
deridendo i Nuovi Filistei

Mi hai preso per mano
conducendomi all’Intuizione
non mi hai più lasciato:
Camminatore delle galassie
Pioniere dell’Invisibile
fratello mio in eterno
la tua scia luminosa
è il sentiero che percorro.

1.1.20

Argini celesti


Librato sul limitare
vorticoso del dubbio
anelo dissolvermi
nebbia sanguigna
o ergermi impavido
alle frane del gelo
che plasma il tuo cuore
e svelarmi anima nuda
al cospetto dell’ovvio.

Nuvole sghembe
spazzano e spaiano
visi abbozzati
reietto mio cuore
aggrappato a raggi inerti
sublimo spasmi di sogno

la tua calda presenza
in una notte infinita
dove pullulano Elfi
danzano Naiadi
sfilano Camene
adagio nell’oblio.