10.2.20

La mia corsa con un amico

E’ un pò che corriamo
amico mio
e se proviamo a girarci indietro
chissà da dove veniamo.

Siamo stati bene
in fondo io e te
all’unisono, in sintonia.

Dolore quando c’era
e amore, gioia, follia,
abbiamo bevuto vento
e bonaccia
a picco sul mare dei sogni
unite le nostre urla di sale
salivano avvitate al cielo.

E corriamo ancora
ventricoli allineati
al ritmico stormire
di queste foglie d’autunno:

ci piace ancora darci la mano
e sfiorare con le dita le nuvole
le gambe intontite
pesano sempre più:
non ci pensiamo, forza!

Se ci dovessimo fermare
vorrei che fosse di corsa:
sempre mano nella mano
mentre un fulgore di stelle
ci spacca le vene
e lentamente ci adagiamo
sulle servizievoli onde
di un mare adamantino.

Ma noi,
mio pulsante amico,
avremmo fatto il nostro:
rincorso, pregato, perdonato
stretto patti inverecondi
e poi penitenti, a capo chino,
scossi da febbri e sudori
a ripercorrere l’eterno
cerchio della vita.

Alla fine abbiamo amato
straziatamente
fino alle porte degli inferi
e, scavalcate,
abbiamo bussato a quelle
del paradiso.

Siamo paghi
vecchio amico mio
continuiamo la nostra corsa
fino all’ultimo sorso di fiato.

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