Era una giornata grigia e piovosa.
Di quelle che non ti aspetti possa capitare alcunchè di nuovo, che tutto sia destinato a rimanere impantanato nella monotonia.
Loredana spense la luce ed uscì.
Poi si fermò di botto e controllò se aveva con sè il cellulare. Da quando era costretta a fare la pendolare, non era più sicura delle sue azioni. Era in grado di dimenticare tutto. Per un attimo ripensò a quando aveva iniziato a lavorare: non si sarebbe mai aspettata lo sconvolgimento della sua vita che ciò avrebbe comportato. Quando uno pensa al lavoro, pensa solo allo stipendio e all'indipendenza economica che esso comporta. Ma spostarsi ogni giorno con l'auto, da una città all'altra, per raggiungere l'ufficio, era stressante. Senza contare ciò che le costava. Ma tant'è. Non rimpiangeva la scelta fatta.
Per le scale incontrò il capoufficio che la guardò in maniera strana.
Non ci fece molto caso. Quel tipo era lunatico e trovava sempre il modo di indisporla. Però ebbe una sensazione strana che non seppe spiegarsi.
L'indomani mattina fu il giorno della novità.
Era l'ora del break quando Gianluca gli bisbigliò nell'orecchio "Loredana, forse ti perdiamo!". L'attendibilità di Gianluca nell'anticipare notizie che interessavano i colleghi era nota e fu naturale sentire dentro di sè un moto di felicità: forse la rimandavano a lavorare nella sua città. L'illusione fu spezzata un'ora dopo quando fu convocata dal Presidente. In modi molto spicci fu informata che doveva cambiare ufficio. Si trattava di passare alla Segreteria Generale che si trovava al tredicesimo piano ed era stata presidiata fino a quel momento da un collega che si era dimesso.
"Non si preoccupi, signorina, Lei non sarà sola: a supportarla in questo nuovo ruolo ci sarà una macchina formidabile, l'ultimo ritrovato di una raffinata tecnologia".
Abituata, nel suo lavoro, a non fare obiezioni, per non inimicarsi le Alte Sfere, annuì perplessa, ma senza capire granchè.
Come poteva una macchina, per quanto perfetta, sostituire l'ausilio necessario di un essere umano che potesse darle quelle coordinate indispensabili per iniziare un lavoro che non conosceva per niente? E con chi avrebbe parlato, con chi avrebbe dialogato - lei, che per natura era una persona dal carattere estroverso, solare? Con un mucchio di microprocessori?
Un pò nauseata, si congedò.
L'indomani mattina andò a conoscere il suo destino.
La stanza era ariosa e forse troppo grande per una persona sola. L'arredamento era simile a milioni di altri uffici di questo mondo. Gli armadi traboccavano di pratiche non meglio identificate e le scrivanie erano a loro volta invase di carte. I videoterminali erano piazzati alla meglio e si notava da un miglio che, per i maniaci dell'ordine, la zona era off limits. Ai muri erano appesi calendari e grafici, mentre i neon spruzzati di polvere grigia proiettavano una luce smorta. Due grandi finestre giganteggiavano su una parete e riempivano il cuore di serenità. Loredana non potè fare a meno di pensare che, d'estate, quel luogo sarebbe diventato senz'altro più attraente.
Poi, all'improvviso dietro un pilastro vide la Cosa.
Sembrava un distributore automatico di lattine. Sulla parte superiore c'era una larga fessura protetta da un vetrino e in basso si apriva una specie di tasca a rilievo. Al posto dei piedi aveva un carrello che, probabilmente, gli consentiva di spostarsi. Aveva un'aria di superiorità e pareva dormisse come una belva in letargo, pronta al primo input di corrente, a scatenarsi in tutta la sua potenza di milioni di megabyte.
Spinta da una fortissima curiosità, si avvicinò e cercò un pulsante per accenderla, ma non lo trovò.
"Basta parlargli."
La voce di Gianluca la fece sobbalzare.
"Come parlargli?"
"Davvero. Basta rivolgergli una domanda e lui, dopo una breve autodiagnostica, si mette a tua disposizione. Ora è solo in stand-by."
"Posso provare?"
"Non so se la tua voce è stata rubricata. Ora controllo."
Gianluca si pose esattamente di fronte alla Cosa e sussurrò: "Alessandro, dammi l'elenco delle voci che hai in memoria."
Ci fu un ronzio che durò qualche secondo poi una voce stentorea disse "Attendere prego."
"Alessandro?"
"Si, si chiama così. Il nome lo dà il costruttore."
Dopo qualche attimo la stessa voce disse: "Nella mia memoria, oggi 25 Novembre 2005, risiedono le seguenti voci autorizzate al dialogo con me: Carminati Guido, Valenza Sebastiano, Ricci Gianluca, Malinverni Claudio, Boemi Priscilla e Zambon Corrado."
"Non sei rubricata."
"Che mi sono persa finora!"
"Dai non essere diffidente nei suoi confronti..."
"Senti, non fare anche tu la parte del Presidente. Ne ho abbastanza."
"Aspetta a tirare conclusioni. Te ne accorgerai presto di che cosa è capace di fare questa macchina.."
"Me la posso anche portare a letto?"
Gianluca, non badandole più, si rivolse alla Cosa e ordinò: "Alessandro, inserisci nella tua memoria la voce di Fantini Loredana."
La Cosa ronzò per qualche secondo poi disse: " Ricci Gianluca Lei è persona autorizzata a chiedermi di inserire un'altra voce in memoria. Fantini Loredana, si presenti, per favore."
"Forza, parlagli."
Loredana, sentendosi piuttosto ridicola, si mise di fronte alla Cosa e disse: "Io sono Fantini Loredana."
La Cosa ronzò. Poi ci fu un attimo di silenzio. Si accese una luce verde nella fessura centrale e la Cosa disse: "Piacere di conoscerla Fantini Loredana. La sua voce è stata rubricata. I poteri a Lei consentiti sono a livello 2." Ci fu una breve pausa. Poi continuò: "Le posso dare del tu o devo continuare a darle del Lei?"
"Bè visto che dobbiamo essere compagni di stanza, credo che possa darmi del tu."
"Grazie, sono a tua completa disposizione."
"Hai visto?" disse Gianluca, "Non è facile?"
"Divertente, come l'elettrodepilazione." rispose Loredana.
"Hai ancora un universo da scoprire su di lei."
"Ma non c'è pericolo che si rompa?"
"E' praticamente impossibile. Comunque non è nostra. Ha un contratto in esclusiva con la Ditta costruttrice, la Havelett & Bridge Corporation. Noi la stiamo solo testando. La terremo fin quando non sarà sostituita da un modello aggiornato."
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