28.8.19

La Macchina Perfetta (2)


I giorni passarono e Loredana scoprì davvero altre cose su Alessandro.
Per esempio, la mattina quando arrivava e gli rivolgeva la parola, dopo la ricerca antivirus, sulla fessura centrale poteva leggere la parola "PRONTO". In seguito capì che in quella fessura poteva leggere tutte le "sensazioni" che provava Alessandro e che potevano essere riassunte in una parola sola. Aveva potuto leggere "NORMALE", "NERVOSO", "AFFATICATO", "ANNOIATO", "SERENO".
Fu un pomeriggio di Gennaio che Loredana stiracchiandosi sulla sedia accavallò le gambe facendo risalire notevolmente la minigonna e rivelando, quindi, buona parte di epidermide.
Tanto, era sola.
La Cosa ronzò.
Era la prima volta che la vedeva lavorare senza essere stata interpellata.
"Cosa c'è, Alessandro?"
"Solo un'interferenza elettrica, Loredana. Nessun problema."
Ma sul display comparve: "IMBARAZZATO".
Loredana rimase di stucco. Era una bella donna ed era conscia di fare un certo effetto sugli uomini che la guardavano, ma non pensava di avere altrettanto successo con le macchine.
"Non è possibile", pensò.
"Eppure..."
Riprese a lavorare ma il suo pensiero era fisso.
Dopo qualche minuto si alzò ed andò a sedersi vicino a Alessandro, appollaiata sulla scrivania e con una gamba penzoloni.
"Alessandro ti piace la collana che indosso oggi?" sporgendo la generosa scollatura.
"Be...Bellissima. Ma qualsiasi cosa indossata da te diventa stupenda."
Sul display comparve "GALANTE".
Loredana sorrise, compiaciuta.
Nei giorni successivi Alessandro sembrava diverso dal solito. Lavorava come un invasato e sul display non compariva mai la parola "STANCO". Ogni volta che Loredana gli si avvicinava, ronzava di gioia, diventava spiritoso e faceva il buffone.
Arrivò la primavera e Alessandro ebbe per la prima volta la sensazione del tempo che passava.
Nel suo ruolo di computer aveva un rapporto con il tempo solo in funzione di vigilanza sulle scadenze che c'erano da rispettare. Ma i dolci tepori, i profumi, le sonnolenze, non li aveva mai ritenuti meritevoli di considerazione.
Loredana ricevette una telefonata.
La sua vita sentimentale non era, come si dice, rose e fiori.
Veniva da una storia di quelle nate storte. Le era rimasto un grande vuoto dentro per quello che poteva essere, e non era stato, per un'inezia, un problema inconsistente, un complesso di difficoltà stupide ma inestricabili che solo gli esseri umani, talmente complicati, riescono a mettere in piedi.
La telefonata parlava di tutto ciò.
Alessandro, nel suo cantuccio faceva finta di lavorare come un ossesso, ma non poteva fare a meno di ascoltare la sua collega che soffriva, imprecava, ribatteva colpo su colpo, come in quelle giornate di temporale dove gli scogli respingono con forza la pressione feroce delle onde e poi, soccombendo, si fanno sommergere, spossati, di fronte alla potenza.
Che stava succedendo in quell'impressionante cumulo di cibernetica? Quali pensieri irrazionali attraversavano i suoi chilometri di memoria RAM?
Chissà!
Certo è che sul display apparve all'improvviso "INNAMORATO".
Alessandro si allontanò per non farsi notare.
Non era facile per una macchina, per quanto perfetta, gestire una situazione del genere. Non era stata inserita la possibilità di innamorarsi nel suo programma operativo.
Era in crisi, perchè pensava di non svolgere correttamente il compito per il quale era stata creata.
Cercò per qualche tempo di resistere a tutte le tentazioni.
Lavorava con lo sguardo fisso davanti a sè. Quando Loredana le rivolgeva la parola, rispondeva a monosillabi, oppure con brevi frasi di argomento strettamente professionale.
Loredana si accorse che il comportamento del suo collega elettronico era cambiato. Ma la situazione la intrigava troppo. Perchè ora Alessandro sembrava indifferente nei suoi confronti?
Sembrava.
Bastava che lei mettesse in campo tutta la sua capacità seduttiva e Alessandro ritornava a esserne succube. Loredana lo considerava un piacevole gioco per far passare più velocemente le ore lavorative, e il fatto che Alessandro fosse solo una macchina, per quanto perfetta, le consentiva di non avere scrupoli.
All'inizio dell'estate Alessandro, occupando anche una parte mai toccata della sua poderosa memoria, prese coraggio e disse:
"Loredana...posso parlarti?"
"Cosa c'e, Alessandro?"
"Io vo...vorrei dirti che credo di essermi innamorato di te."
"Ma...non è possibile...!"
"Senti, io non so come possa essere successo, ma io non faccio che pensare a te. Non mi interessa più niente del lavoro: io vivo per quei momenti che passiamo insieme. Amo il tuo viso, la tua voce, il tuo modo di muoverti, le tue lacrime e i tuoi momenti di gioia. Voglio dividere il mio tempo con te, per sempre."
"Senti Alessandro, io sono lusingata di tutto ciò, ma tu devi capire che non sei un essere umano...cioè, io non potrei...E poi non sei padrone di te stesso, hai un contratto in esclusiva con la Havelett & Bridge Corporation..."
"Non mi interessa nulla. Ciò che voglio sei tu."
"Alessandro, non averne a male, ma tra noi non ci può essere futuro. Abbiamo due strade diverse da percorrere."
Alessandro non insisté. Sul display comparve "DELUSO". Ma capì nel profondo del suo cuore di alluminio che Loredana aveva ragione.

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