10 giugno 2019

A mio figlio Remigio

Ricordo come se fosse ieri come iniziò quella giornata. Eravamo in preallarme da giorni. Io credevo di sentire continuamente i battiti del tuo cuore. Eri dentro mamma, ma eri dentro di me. Ti aspettavo con ansia. Avevi perso un appuntamento, quello con un nonno importante, decisivo, nella storia della nostra famiglia. Singolare, pensavo. Remigio Ferretti era un nome tutto un programma. Non avrei nutrito nessuna aspettativa particolare per questo, al contrario di quello che era capitato a me, ma avrei voluto che lo conoscessi perché un nonno è meno ingombrante di un papà e la tenerezza prende il posto dell’orgoglio. “Mio padre era un marinaio”, canta De Gregori, “mio figlio non lo conosce, ma lo conoscerà”. Glielo racconterò io, pensavo, glielo racconterà la gente. Mio figlio. MIO FIGLIO. Quello che fantasticava la mia mente era tutto il contrario, credo, di quello che immagina la gran parte dei neo genitori. Non mi interessava la gloria, il successo, la fama o anche la cultura, “sic et simpliciter” come direbbe nonno Remigio….Quello che volevo e che desidero sempre è la tua felicità da raggiungere con i mezzi che avrai, che ti darà la forza del cuore e del cervello, che ti consentirà il mondo e l’egoismo delle persone. Quello che volevo e desidero è l’amore verso un papà che non ha mai preteso di guidare la tua vita e che non ha mai preteso di darti lezioni di moralità perché non si finisce mai di prendere schiaffi dalla vita e io continuo a prenderne tutt’ora…Alle 4 di quella mattina hai dato uno scossone e mamma ha detto semplicemente: “andiamo”. Ma evidentemente la scomodità del mondo esterno ti aveva sfiduciato e sei rimasto tranquillamente al tuo posto per parecchie ore. Io macinavo chilometri e chilometri in quell’assurdo corridoio imbiancato, in attesa di un cenno, di un ammiccamento, di un grido…..Ma è così difficile nascere mi chiedevo? E intanto la mia mente vagava….Come saresti stato? Biondo occhi chiari come mamma? Si meglio, molto meglio…E quando mi avresti sorriso la prima volta? E quando mi avresti chiamato papà? E quando avremmo giocato insieme? E quando avremmo fatto il primo discorso serio? E quando ti avrei raccontato una favola? E quando….e quando….Basta, mi scoppiava la testa, una cosa per volta…Ancora i tuoi occhi non conoscevano la luce ed i colori e io già ti vedevo “bell gruss”, come dicono a Monopoli….Poi ad un certo punto, erano le tre e mezza del pomeriggio, ho sentito mamma che gridava e ho capito… Il tuo primo pianto per la vita....Il mio primo pianto per te, della mia vita…. ….Tu eri uscito dal corpo ed eri entrato per sempre nel cuore….Poi ti ho visto…quant’eri lungo! Né biondo, né occhi chiari, ma che importava? Eri mio figlio e lo sarai per sempre, anche se le ingiustizie, i tormenti, le difficoltà, le incomprensioni ci mineranno la strada…..Anche se dovrai “picchiare forte e picchiare duro” come canta Roberto Vecchioni….Un giorno ti ho scritto che la cosa più importante della vita è coltivare le passioni, sia che queste ti portino lontano, sia che queste siano semplicemente puro nutrimento dello spirito. E il tuo momento è arrivato quando hai iniziato a giocare a calcio. Ti sei tuffato in questa avventura con tutto te stesso ed io ti venivo dietro estasiato e conquistato dalla tua passione. Seguivo nei minimi particolari tutto quello che accadeva fuori e dentro quei campi e campetti. Sono diventato il tuo allenatore, il tuo procuratore, il tuo presidente, ed anche il tuo magazziniere ed il tuo massaggiatore. Il tuo operatore televisivo ed il tuo autista, insieme a tutta la squadra. “Il ragazzo si farà anche se ha le spalle strette e quest’anno giocherà con la maglia numero sette”. Questa canzone mi faceva sognare. Che cosa stupenda vederti correre su quella fascia, elegante, gentile, irraggiungibile. A volte gazzella, a volte ghepardo, a volte cerbiatto a volte falco predatore. Ma sempre gentile, leale, educato. In un mondo di lupi, volpi e gente senza scrupoli. Non era per te, Remi. Non era per noi. Ci siamo strappati l’anima, ma ci siamo arresi. Non fa nulla, ora ripartiamo. Vuoi creare musica? Sono con te. Ti seguirò dove vorrà andare il tuo cuore, anche se dovrò ricordarti sempre che la passione fa tante cose belle, ma non fa mangiare. E’ il suo unico neo, chè se fosse altrimenti, questo mondo sarebbe migliore, perché tutti faremmo ciò che più ci piace…Ora hai finito gli esami di maturità. Si chiamano così, ma la maturità non si raggiunge presto…forse non si raggiunge mai. Ora si è spalancata per te la porta sul cielo della vita. “Poi un bel giorno di settembre mi svegliai, il vento sulla pelle, sul mio corpo il chiarore delle stelle…”. Voi, ragazzi di oggi come noi, ragazzi di ieri, sempre nomadi dentro. Saprai librarti in volo? Io ti seguirò, da terra, da lontano, pronto a cogliere quelle indecisioni, quelle titubanze, quelle insicurezze che prendono chi sta imparando a volare e all’improvviso vede un universo sotto di sé. In bocca al lupo Remigio mio: non temere, troveremo un’altra canzone, un’altra colonna sonora che ci spinga oltre l’ostacolo, che ci faccia piangere e sognare, che accompagni dolcemente il nostro tempo insieme. 

Papà 8 luglio 2010

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