5 giugno 2019

Lettera a Don Franco Ratti


Pubblico una lettera che scrissi ad un amico prete "scomodo" alla gerarchia ufficiale ecclesiastica (sospeso a divinis) per le sue idee progressiste, ma che nell'occasione della guerra in Kosovo aveva preso delle posizioni "interventiste". Fu pubblicata sul periodico Portanuova del dicembre 1999 n. 52

CARO DON FRANCO, IO NON CI STO...
In risposta alla posizione filo-interventista di don Ratti nella recente guerra Nato-Serbia. 

Un tempo mi parlavi d'amore. Amore del Cristo, Amore per l'Uomo e per l'Altro, Amore della Carne e dello Spirito, Amore che bussa alla tua porta, che stringe le mani e abbraccia i visi, Amore che scopri, improvvisamente, al tuo fianco ed a migliaia di miglia, Amore non richiesto né dispensato, Amore donato. A me, cristiano per caso, cattolico per educazione, agnostico per scelta, le tue parole sembravano improvvise raffiche di vento, non so dire quanto benefico, ma di certo coinvolgente, alle quali era intrigante non sottrarsi. L'umanità di Dio che si propone al posto della rivelata, e quindi imposta, divinità dell'uomo. Questo Dio che cammina in mezzo a noi senza forme, ritualità, dogmi e gerarchie; questo Dio senza mitre e pastorale; questo Dio che parla da uomo (da donna?) il linguaggio dell’amore ed è schierato (come è giusto che sia) sempre dalla parte degli umili, degli ultimi, dei soli e dei dimenticati. Questo Dio mi pareva simpatico e la sua presenza potevo accettare, fra le categorie del pensiero. E poi c'erano i Teologi della Liberazione che facevano pensare che si sarebbe discusso e, forse, litigato ancora sull'aborto, ma insieme ad essi si poteva lavorare per costruire un mondo migliore. Un mondo dove sia bandito dagli strumenti giuridici il diritto del più forte. Il diritto di chi, come ci insegna la storia degli ultimi cinquant'anni, interviene con la forza a sedare conflitti che egli stesso ha direttamente o indirettamente provocato, per ragioni economiche o strategiche. Usando i diritti umani come paravento. Usando i profughi come capro espiatorio. 
I protagonisti di queste azioni possono avere nomi diversi. Stati Uniti, Urss e poi Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Australia, e dall'altra parte Corea, Vietnam, Irlanda del Nord, Ungheria, Cecoslovacchia, Nicaragua, Panama, Afghanistan, Iraq, Tibet, Bosnia, Somalia, Serbia, Cecenia, Timor Est. Siamo in un unico grande Risiko. 
Lo "scacchiere", lo chiamano. Come possiamo noi definirci asetticamente "pacifici" quando coloro che si arrogano il diritto di difendere i perseguitati sono gli stessi che hanno venduto le armi ai persecutori? Come possiamo sposare una ideologia alla Charles Bronson ed arruolarci tra i "giustizieri", quando la logica che presiede all'individuazione del "nemico di turno" è solo ed esclusivamente una logica di potere e di mercato? Ma non desidero parlarti di politica. 
E’ la tua posizione spirituale che rispetto, ma, rispettosamente, contesto. Non mi faccio accecare dalle ragioni della storia e della politica per celare il conflitto interiore che ha scarnificato le coscienze quando la prima bomba è esplosa. 
Quando il profumo di questa nostra primavera di quest'ultimo scorcio di "secolo breve" è stato ammorbato dall'orrendo tanfo del sangue, quando le nostre notti erano turbate dai sibili di quegli "angeli di sterminio", quando la nostra costa è stata deturpata da inquietanti presenze puntate verso l'azzurro, ho iniziato un percorso di umiltà, ad un certo punto del quale, non ho potuto fare altro se non percuotermi il petto accusandomi di una colpa, di una grandissima colpa: noi, cosiddetta "civiltà occidentale", incalliti consumatori di supermercati, teledipendenti e telefonizzati, non siamo in grado di capire! Preferiamo prima ignorare e poi bombardare. Per salvare innocenti annientiamo altre vite innocenti in servile ossequio a coloro che santificano l'assurdo ossimoro della "guerra umanitaria". Che cosa stava succedendo a pochi chilometri da noi? Che cosa si cela nei Balcani martoriati? Qual è la tremenda, secolare, storia d'amore e d'ingiustizia che è sepolta sotto le pietre del Campo dei Merli, nel Kosovo? Perché la pulizia etnica, gli stupri, le stragi? 
L'Amore è assioma o legittima difesa? Il Fraticello d'Assisi o la tua Giovanna d'Arco? Gandhi o Enola Gay? Martin Luther King o Bill Clinton? 
Dubbi: fragorosi, struggenti dubbi. Resi ancora più pesanti da sopportare quando sono iniziate le vendette degli albanesi con i serbi a fare la parte del piattello. Io non credo che L'Amore sia assolutezza; credo che senza le lenti correttive della Ragione, l’Amore non sia tale, ma sconfini nell'afasia o nella pura convenienza. Credo che il cuore del vero pacifista sia quello che batte per le ragioni del dialogo in ogni luogo della vita umana, perché è consapevole che in tutte le guerre i veri sconfitti sono i poveri del mondo, i reietti, gli abbandonati, gli ultimi. Saddam, Milosevic, sono saldamente al loro posto, ricchi e temuti, come lo sarebbe Habibie se fosse stato oggetto di "ingerenza". Cosa ha da spartire, mi dici, "la vita contemplativa", massima espressione amorosa, con il bombardamento di scuole, ospedali, fabbriche di automobili, con l'uso di armi micidiali all'uranio impoverito, che uccideranno fra cinquanta, cento anni i pronipotini degli attuali abitanti della Serbia, forse per punirli, rinfrescando loro la memoria, delle malefatte dei loro antenati? 
E che relazione lega l'Amore del Bambino, del Cantico del Cantici, con le bombe a frammentazione che non esplodendo al contatto con il terreno, rimangono inerti fino alla prima, innocente, futura manipolazione? Io non sono spesso d'accordo con il Papa. Anzi, sono spesso in disaccordo. Ma devo prendere dolorosamente atto che è rimasto tra gli ormai troppo pochi critici del capitalismo/liberismo, scavalcando in ciò parecchia sinistra nostrana. Sono consapevole che sul piano della storia, la Chiesa, con in capo il suo massimo rappresentante, ha ancora debiti notevoli da saldare, dalle Crociate alla Controriforma, passando per l'inquisizione, fino alle torbide commistioni con finanza e massoneria. Non ultimo, è censurabile l'atteggiamento vaticano (in buona compagnia con la gran parte delle potenze occidentali), che ha contribuito all'esplosione su basi etniche della ex Jugoslavia, riconoscendo la Croazia e rimuovendo un passato scomodo con la beatificazione dell'ambiguo cardinale Stepinac*. Da agnostico guardo con critico distacco l'inamovibilità del pensiero e dell’istituzione sul piano della temporalità e della interpretazione e imposizione dogmatica della dottrina religiosa. Ma sulla difesa ad oltranza della pace, non ho dubbi a schierarmi al fianco del Papa, anche se, età ed acciacchi permettendo, una sua interposizione maggiore, sarebbe forse stata più utile a scongiurare eventi nefasti. Ma io, proprio in quanto non mi sento parte in causa di un conflitto spirituale, conservo questa libertà di pensiero. Sei in grado di dichiarare anche tu la stessa autonomia di giudizio? O la foga antipapalina ti forza la mano e il cuore? Carissimo Don Franco, abbi comunque sempre la mia stima e tornami a parlare d'Amore, quello che riconosco e saluto per la strada, come un amico perso di vista che si ferma a riabbracciarmi. 

* Stepinac fu accusato di aver dato il suo sostegno al regime filo-nazista del croato Ante Pavelic, che con i suoi ustascia si rese responsabile di un vero e proprio genocidio nei confronti dei serbi.

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