18.9.20

Invocazione


Non vorrei più credere 
a passioni lacerate da chimere
a pulsioni cementate di sogno
a ricami di aquiloni
nei cieli rosa dei sospiri.

Non vorrei più macerare
livido d’infranti speranze
affannato di cime colorate
il mio cuore fradicio d’inedia.

Sto introiettando il senso comune
di un’esistenza illogica e piana
tagliata dei picchi di sublime
franata di liquide macerie
stagno di lacrime perenni.

Ma alzati in piedi - se ci sei -  
irritante Dio del Silenzio!

E smentisci questa deriva
dove lento prende la fonda
il gozzo del mio cuore
inerme agli uggiosi venti
di un cinereo autunno.

Separa ancora le pareti del cielo
inietta folgore nelle vene riarse
portami dove si aprono
le cateratte dell’impossibile
avvolgimi d’infinita aurora.

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