Quando l’autunno
sferza il viso della mia collina
ritorce la ferita
tra macchie sempreverdi
immote mai dome
e affonda la lama
gelido staffile
come questo maestrale
spettina di nubi
dietro il cerchio lunare
il tuo assurdo sorriso.
Avevo imparato
a rincorrere i tuoi voli
pure propaggini di sole
trionfo delle mie ali
òmega e nirvana,
bacio d’estasi,
vaga stella dell’Orsa,
dove sei finita?
Precipitata in oblio
falso spietato miraggio...
A terra resto
curvo di domande
nudo di silenzi.
curvo di domande
nudo di silenzi.
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