12 agosto 2021

Recensione al racconto "Tre Donne" di Annagrazia Larato

Questo racconto di Annagrazia Larato è evidentemente strutturato al femminile e un lettore maschio - attento - ha la feconda possibilità di essere illuminato da un modo di pensare e provare sensazioni che probabilmente poco conosce e, ancor meno, elabora. Le tre donne di cui si parla sono uno spaccato generazionale insieme univoco per i comuni moti dell’animo - tanto che si potrebbe parlare dello stesso soggetto femminile in età diverse - ma anche variegato in quanto sottoposto a vicende diverse che hanno in comune l’approssimarsi di un cambiamento importante nelle loro vite. L’autrice ci guida in una introspezione speculare nelle tre protagoniste, descrivendo con delicata attenzione i flussi dei loro pensieri, le sofferenze e i desideri repressi, le speranze e i timori verso un futuro impalpabile e - altro fattor comune - da affrontare in solitudine. L’unica differenza tra le tre è quella che Chiara, la ragazzina, possiede l’esuberanza dell’età che le consente di sorvolare come un aeroplano tutti i dubbi e gettarsi a capofitto nella nuova avventura che l’attende. Laura e Agnese sono anime depresse che devono ritrovare motivazioni per riprendersi la gioia di vivere (Laura) e serenità per l’ultimo tempo che le resta (Agnese). L’epilogo di questa bella e commovente storia è il comune passaggio illuminante rappresentato da un oggetto inanimato: una panchina di un parco. Una metafora di un luogo di raccoglimento, ma soprattutto di riscoperta di sè e della felicità di esserci, sempre e comunque, con la propria personalità, capace di cogliere nella vita che scorre intorno, le motivazioni per andare avanti, ciascuna con il proprio sogno nel cuore.
Un bel prodotto letterario, ambientato, e non è elemento certo trascurabile, nella nostra terra in quel di Trani, paese d’origine della scrittrice, bellamente descritto nei suoi luoghi simbolici e identitari. Lettura che consiglio vivamente.

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