Sono doppio.
Lo sono sempre stato. Quando ti ho incontrato
incastrata nell’iperspazio
- con nonchalance -
hai unito le due parti
con divino collante.
Ora sono di nuovo due,
uno in superficie arranca,
l’altro, embrione affamato
nella placenta della poesia,
vola, sogna, ama e
- corolla d’argento -
attende un altro tocco.
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