27.12.23

Il dolore delle pause



Il dolore più sordo
è quello
nello spazio bianco
che si coagula
tra i versi impigliati
nel reticolo del pensato.

È proprio lì
che la sinestesi
imprigiona la percezione
dell’amore perduto.

23.12.23

I sentieri della luna



Era una sera di quelle speciali
quella in cui qualcosa pesa
negli interstizi tra dubbi e fole
fra le inevase tortuosità
in cui s’annebbia il passo.

Allora ti può accadere
seduto in grembo al Nulla
che luna ti tocchi la spalla
chiamandoti per nome:
“Non tutto è da buttare”
- dice -
con un lampo d’argento.

E tu ti sollevi e torni a camminare:
quei riflessi di metallo
sono sentieri nel cielo
di una storia che attende
il suo momento per brillare.

15.12.23

La devozione delle reti



Frange rosse sulla banchina
noi figli del mare
pescatori di lacrime
le mani rigate,
sangue rappreso
su tonfi di onde.

Pescatori di sogni,
farfalle senz’ali,
abbiamo posato la vita
grati nel porto
dove s’accosta il miracolo.

10.12.23

Il poeta cieco



Soldatini impettiti
gli anni si allineano
marciando spediti
sulle righe della memoria.

Da quel giorno
le parole bruciano
per farsi inseguire
da un poeta cieco
che vuole amare il sole.

3.12.23

Ciottoli



Ciottoli smarriti 
i miei versi…
disequilibri rotolanti
su chine incolori.

Mete ignote,
bussole infrante,
solo propendo
verso l’infinito.

22.11.23

Ho sempre tutto in ordine



Ho sempre tutto in ordine.
Sistemo il sole la mattina
fra due pensieri taglienti
e lui s’adegua sbuffando un pò.

Le persiane sbadigliano
con le bocche impastate
di foglie e di rugiada.

Il letto gigioneggia nell’attesa
di essere rimboccato.

Nello specchio qualcuno
mi osserva distratto
e un cucchiaino di jazz
si perde nel caffè.

Anche la polvere
sa come farsi trovare
e ride, la stronza.

Qualche poesia mi va stretta,
ma poi la stiro meglio.

Tutto ha il suo senso
nella giusta collocazione
fra stomaco e nervi.

Poi mi accade la sera
esaurita l’agenda
nei luoghi dell’inerzia
di tornare verso casa
con i pugni sul petto
chiedendomi perché
in quest’ordine sublime
manca tanto lo sgambetto
del tuo facile disordine
a farmi ruzzolare il cuore.

20.11.23

Recensione “Jupiter IRBM” di Beppe Stallone



Beppe Stallone, giornalista, collaboratore del “Nuovo Quotidiano di Puglia” esordisce come scrittore con una raccolta di racconti brevi intitolata “Jupiter IRBM”. In essa “non esiste un filo conduttore vero e proprio” dichiara l’Autore stesso, “essendo un contenitore di vari spunti derivanti perlopiù dall’attività professionale, ma anche da spaccati di vita più intimistica”.
In effetti dalla lettura, sempre gradevole, di questi testi ci sono evidenti tematiche traslate da cronaca e reportage frutto del suo lavoro, intermediate con cornici emotive che possono assumere risvolti talvolta thriller, talvolta ironici, talvolta di amare prese d’atto.
Tuttavia se si vuol estrarre un tema dominante, emerge certamente quello della complessità dell’umanità a ridurre le tensioni verso i conflitti, soluzione invece che, se fosse in mano ai bambini, troverebbe vie d’uscita molto più semplici e accessibili. Così è per la Guerra Fredda, rievocata nel racconto principale , “Jupiter IRBM” e in “Ù biliz” dove la famiglia di un bambino viene segnata da un’esperienza di criminalità e pentimento di un genitore.
In “Balaton”, altri fatti storici - la repressione della rivolta ungherese del ‘56 - sono lo sfondo di una bella e commovente saga familiare.
Particolare e intrigante l’incursione che l’Autore compie nella fisica quantistica, ne
“Tutta colpa dei neutrini”, vere e proprie “schegge” di scrittura aforistica, dove si immagina il permanere della vita in forma non visibile, al termine di quella terrena, sotto forma di fasci di particelle, pensanti e senzienti. Iconiche, sono inserite rievocazioni delle tradizioni religiose popolari dell’approdo della zattera della Madonna della Madia a Monopoli e la trasposizione onirica delle reliquie di San Nicola a Bari nel racconto “Nicola mio fratello”, in chiave quasi psicanalitica.
In conclusione, addentrarsi nella lettura di questa raccolta è un percorso mai scontato, poliedrico, istruttivo, per l’evidente approfondimento professionale di fatti poco conosciuti, spesso con finali inaspettati e vibrazioni emotive.
Un esordio promettente che apre le porte a possibili evoluzioni dell’Autore verso forme espressive più ampie come il romanzo, la sceneggiatura o anche la drammaturgia teatrale.

17.11.23

Stelle cieche



Le mie poesie
sono stelle cieche
affamate di luce,
traiettorie di alfabeti
orfane di gravità.

Le metto in fila
zingare tristi
in un cielo bugiardo.

Mi attardo ad origliare
il silenzio che addenta la gola.

3.11.23

Le cose semplici



Mi sono sempre piaciute
le cose semplici
le persone semplici
quelle che hanno
pensieri semplici
su argomenti complessi
che hanno poche
risposte semplici
ma tante tante domande
fuori dai libri
fuori tema
fuori di testa.

Tu mi facevi
tante domande
e leggevi le risposte
sulle labbra del cuore
tutte risposte
di cui sapevi la direzione
il vento
il sogno
che ti avrebbero portata
in paesi lontani.

E viaggiavamo
insieme
su barche di cartone
con ali ridicole
verniciate di silenzi
su nuvole di parole inutili
senza senso
perché
ci mangiavamo di parole
ad occhi nudi.

Eravamo
un miracolo semplice
bastava pensarci
senza sforzarsi
un miracolo
così semplice
che durò
la vita di una bolla
nel fiato di un bambino
che ti soffiò via.

29.10.23

Sangue sulle parole



Il poeta
si consuma di parole
si onanizza per un desueto,
vaga per mondi
mordendo metafore
ossimori e fonemi,
si taglia le vene
per un’iperbole,
muore su ogni luna
che eclissa il suo amore,

ma sull’orribile mattanza
circumnaviga il Nulla
satellite disperato,
le parole sono meteore
schizzi di sangue
sul volto di Dio.

25.10.23

Rifugio



Notte umida
d’un ottobre inutile
le tue mani sagole
con cui annodo il senso
ghermente il profondo

m’alcovo fra i tuoi seni
ancillari penisole
innocenze rifrangenti
dove abbevero
purezze neonatali.

17.10.23

Autunno



Mansueto
è l’autunno
affine
sintonia,
mi si siede
accanto,
tutto
evanescendo
tutto
smorzando.

Restano
i contorni
mossi di pioggia
che non cerco più
di afferrare.

13.10.23

Il mondo chiuso fuori



Posare
le mani
sul capo
del mondo

ti amerò
nel solco
dei neuroni
impazziti
di luce e sangue

noi chiusi
in conchiglia
avvampata di mare
per sempre,
per mano,
per infiniti cieli.

9.10.23

Guerra, ancora




Le categorie di scorta
esaurite
sconfitte,
canovacci ruminanti
parafasie croniche.

La guerra
ha un palmare griffato
i tasti sulle teste,
somministra sulfamidici
e prepara la pace antigenica
per i pagliacci sui troni
che stiperanno il pianeta
nel loro portafoglio di sterco.

1.10.23

Il mondo dei puri



Il mondo è dei puri
quelli sul soglio
con l’indice congelato

i navigatori del senno
che ordiscono la trama
dei dimenticatoi

quelli che esortano
per il tuo bene
a differenziare i calzini bucati
insieme ai cuori logorati.

Io sono restato impuro
con una fanghiglia addosso
che è diventata una lavagna
su cui cerchio ghirigori:

sono il nome di una ferita
che amo vedere sanguinare.

29.9.23

Sognando le città



Si lo so
sono stupidi pensieri
quelli che mi vorrebbero
con te mano nella mano
saltare su una gondola
mentre Venezia trema
di freddo e solitudine
e saluta nella nebbia
gli ultimi gabbiani
abbracciati al tramonto.

Si lo so
sono banali pensieri
quelli che mi vorrebbero
con te cuore su cuore
ballare a Ponte Vecchio
mentre Firenze dipinge
su tavolozze di cielo
e recita a memoria
endecasillabi inventati
da poeti mai vissuti.

Si lo so
sono futili pensieri
quelli che mi vorrebbero
con te labbra su labbra
ridere al Colosseo
mentre Roma stornella
le sue filastrocche
alle rondini ed ai barboni
che si amano come noi.

Si lo so
ma mi basterebbero
anche pensieri più piccoli
con te luna negli occhi
camminare sotto il Castello
mentre Monopoli s’addormenta
e canta la ninna nanna
alle anime che si perdono
e sognano le città.

25.9.23

I due me



C’è un me
tentato dalla resa
con un cappello di cenere
e un cencio in mano
senonché
non c’è abbastanza polvere
in giro, nelle fessure.

Potrei scuoterne altra
anziché scrivere
versi maleodoranti,
versi con vermi
brulicati dal passato.

Si, sono tentato
di sospendermi il cuore
e mettermi in coda
con la ragione svenduta
al banco dell’usato sicuro.

Allenarmi ad alienarmi
coi polsi aggrappati ai bordi
di una Jacuzzi di cartone
chiudendo fuori
quell’inutile me stesso
che adora la pelle d’oca
e sbava sui tramonti.

Adagiarmi spossato
in un sonno depurato
da intrusi e majorettes
che sia un virtuoso training
placido scorrimento
di cerniere senza intoppi
dell’ultimo vestito sartoriale.

14.9.23

Culmine



Sublime
quel momento
al culmine
in cui ti tengo
in cui mi tieni
e si muove il mondo
il tempo, gli atomi,
il vento e le galassie
e alla fine
mentre rotoliamo
negli oceani
mi chiedi:
“ancora”.

Incastri



È un vaso di cristallo
il carcere di nebbie
in cui s’aggrappa
tenue allo scalare
la sagoma genuflessa
anima querulante.

È una resa sfiancante
allo scorrere del tuo corpo
che si fa brace
mio zenith, mio sangue
che circola all’infinito
nelle vene del tempo
fino alla foce dei sogni.

9.9.23

Grazie Lucio



È quasi il 29 Settembre
e sono avvolto nella mia solita
Giornata Uggiosa.

Rastrello i ricordi
cercando nuove Emozioni
e Penso a Te
che non sei stata certo
Un’Avventura.

Ancora Tu
fra i miei Pensieri e Parole
che rischiari e affondi
la mia vita
sulla Collina Dei Ciliegi.

Mi Ritorni In Mente
sempre e Comunque Bella
anche se ho promesso
a me stesso
che Vivró Senza Te.

Attenderò la primavera
che riporterà
I Giardini Di Marzo
quando potrò
alzare di nuovo al cielo
La Canzone Del Sole.




Grazie Lucio

7.9.23

Incursione erotica



Sull’orlo dell’intuire
vagano sfilacciati sguardi
mentre aleggiano odori di carne,
la giugulare si fa imbuto
con la lingua intirizzita
che prefigura scenari di fuoco.

Attese di sangue accelerato
pompano sole in profondità
mani sfregate e frenate
amerebbero strapparti
in più parti da leccare.

Ma sorniona di sorrisi
spietati di voglie sospese,
tieni in campana,
godi della negazione
centellini, torturi di sete
il viaggiatore dei sensi.

Sarà infinita
l’esplosione di magma
che innaffierà l’apoteosi
del dominio delle volontà.

27.8.23

Le belle persone



Che belle
le persone che hanno sofferto.

Hanno la vita
stretta nei lividi,
gli avambracci gonfi
per sostenere gli sguardi,
parlano tra loro
un silenzio fuori moda.

Sono dietro le quinte
di un teatro decadente
non recitano, si defilano,
non si truccano, sono belle.

Hanno la forza
di mille farfalle,
la resistenza dei papaveri,
il fascino dei barboni
padroni del mondo sottosopra.

Che belle quelle anime
schiacciate e gigantesche,
umili, mai rassegnate.

Una fortuna sarebbe
incontrare una di loro
nei vicoli del dubbio
che ci spieghi
come diventare belli
guardando il dolore
dritto negli occhi.

16.8.23

Sogno agostano



I tuoi occhi
sono lampare claudicanti
su di un mare rabbuiato
dove ondeggiano
stanche gabbianelle.

Conosco quelle derive
che spingono al largo
e lentamente
portano al naufragio i sorrisi.

Dalla spiaggia osservo
e i miei sguardi
sono braccia di vento,
gambe di remi,
ansia di vele.

Ma è solo un sogno d’agosto.
Non c’è un battello
su questo mare immobile.

Le mie mani
tornano indietro
con la sabbia nelle maniche.

14.8.23

Arminieggiando (3)



Impara
dalla pazienza del sarto:
la tua vita è una tela
strappata in più punti:
impara a ricucire
con le dita nei tramonti.

Cammina piano
a piedi scalzi
scansando gli insetti
che ricamano le loro tane.

Dai loro da bere
perché hai ben presente
cosa sia la vita assetata.

Meravìgliati
dell’armonia delle pietre
levigate dalla pioggia
incastrate in tanti abbracci.

Infàtuati del disordine
sulle bocche delle lucertole:
se t’inginocchi alla sera
sentirai le loro poesie.

2.8.23

So che mi stai pensando



So che mi stai pensando
quando il vento
trattiene il respiro
e s’inchina al frinire di una cicala
annoiata del suo spartito.

Quando l’azzurro declinante
di quella striscia di mare
giaciglio sull’orizzonte
si pettina di bianco
come un amante brizzolato.

So che mi stai pensando
quando le foglie impiccione
fanno cento mulinelli
infilandosi nei pertugi
come chiacchiere di cortile.

Quando la tortorella
innamorata del sole calante
zampettando si ritira
e racconta favole al suo nido
che dolcemente s’acquieta.

So che mi stai pensando
quando le tende si scostano
per far passare la luna
che non chiede permesso
per accomodarsi nel firmamento.

E tu, tu stessa sei luna
prendi a sciabolate il buio
e spargi amore nel mio cielo
infinito amore nel mio cielo
perché solo d’amore si tratta
quando tu mi pensi.

1.8.23

Mi piaci così



Mi piaci così 
circondata di leggerezza
in sospensione sabbatica
con l’anima protesa in volo
tra icastiche dimensioni
e agili pulsioni.

Prego il tempo
di lasciare che ti guardi
fino ad abbacinarmi
per poi continuare a immaginarti
distesa nella mia cecità
fragrante della tua luce.

29.7.23

Il viaggio di Ulisse



Lasciai la tua alcova
dove fummo fuoco
abisso e cuspide
e andai per mare
eroe riluttante
di guerre immeritate.

Dovunque fui tentato
da morte rigenerante
e lussuria ingannevole
dodici terre
e dodici mari
spezzarono i miei anni:
solo un timone
fisso, eterno mi legó
mia Penelope nel vento
seguivo il tuo profumo.

Il ritorno da te
fu corda dorata
emiciclo di stelle
fusione di primordi
abitando in te
il senso del creato.



25.7.23

La casa dell’anima



La casa dell’anima di noi poeti
è un dedalo di vestiboli
con porte sbarrate dal caso
che ci ha tolto le chiavi.

Noi delusi
noi reclusi
noi compressi
noi repressi
noi confessi
noi…fessi.

Noi
che circumnavighiamo
il bordo delle cose
andando a fondo
proprio nel centro
dell’ingorgo.

Noi
che annaffiamo
di whisky e idrolitina
la cenere degli anni
siamo giardinieri inutili
maggiordomi di sogni.

18.7.23

I racconti dell’imbrunire



Già, i tramonti. Sono soggetti puntuali, fotogenici, ricercati e, in tutta onestà, se la tirano un pò. Pretendono il centro della scena e se non li evochi, non sei davvero coinvolto. Li infiliamo in tutte le salse - troppe - e loro a volte fanno i preziosi e si coprono di nuvolaglia fastidiosa. Può accadere di tutto al loro passaggio, ma noi, per comodità, ignoriamo ciò che non ci serve e raccontiamo il bello, il poetico, l’eterno. Raccontare. Io ho scelto l’attimo dilatato e diluito del tramonto per aprire delle parentesi fra le ore e liberare storie anormali. Perché le storie colorate di rosso fra quelle parentesi non possono che essere anormali. Perché non è normale nulla al tramonto. Vince l’amore, sempre. E se anche non vince, non capitola mai. Si rimette la giornata sulle spalle e ricompare al successivo, fantasmagorico, anormale imbrunire.

14.7.23

Tartaruga capovolta



Tartaruga capovolta
è il poeta
che rugge
contorcendosi
in disperate aporie

moncherini inerti
le sue parole mozze
sollevano il mondo.

12.7.23

Le sere d’estate





Defilato 
fra spigoli di luna calante
osservo la tua posa distratta
mentre lucicchiano vite
sparpagliate sulla pianura.

Penso di amare
quel tratto rilassato
le rughe accomodate
e i riccioli presi d’assalto
da un sonno che soverchia.

E ti prendo la mano,
scippandoti al sopore:
le sere d’estate
sono da spogliare piano piano
con il cielo sulle bocche.

11.7.23

Sintonie



Ci sono sintonie
pizzicori d’amigdala
che chiedono passaggi
alle nuvole
ci piovono addosso
e si appiccicano alla gola.

Anche se ignoro
la forma dei tuoi pensieri
o gli odori dei tuoi desideri
qualcosa dentro mi si frantuma
e sono pezzi di cuore.

9.7.23

Toccatevi



Se vi amate
toccatevi ovunque
connettete fluidi,
ioni gentili
sonderanno la cute,
si riconosceranno
e si plasmeranno
con danze tribali.

Toccatevi
negli angoli
e sotto gli archi
sulla fronte
e sui talloni,
toccatevi
e le vostre dita
parleranno d’amore.

8.7.23

La fuga dell’aquilone



Folata di vento
capriccioso
scavò gioia nel cielo
rubó le nuvole
e le nascose al sole.

M’innamorai
dei suoi barbagli
e l’acciuffai.

Ma non tenne la corda
scivoló
perse colori e sbiancó
come il resto della vita.

Sei la mia rotta



Siamo noi
mercè
di liquida follia
inseguirci di bolina
ansiosi di maestro
ci toccheremo
quando il blu
sanguinerá di luna.

4.7.23

Recensione di “Questo taccuino” di Nicola De Dominicis



Leggendo il “Taccuino” di Nicola De Dominicis ho frugato nei ricordi di bambino/adolescente per estrarre le modalità più comuni all’epoca per “fissare” un qualche pensiero o emozione dalla quale venivo colto. Ebbene di taccuini - o surrogati che fossero - ne avevo eccome. I diari di scuola per lo più. Ma anche i banchi stessi che potevano diventare fogli da disegno da imbrattare con i pennarelli, i muri dei bagni o anche semplicemente i vetri appannati di una finestra. Quante storie potevano essere raccontate se non ci si fosse fermati lì a quei gesti liberatori cristallizzati in pochi scarabocchi.
Con la maturità e la tensione creativa, De Dominicis ha messo ordine, sale e cuore ai suoi appunti entrando con delicatezza e fascino nel mondo delle favole. Sale e cuore - ho scritto. Il cuore è del bambino a “fantastico grado zero”, come descrive il sè stesso intonso e spontaneo. Il sale è dell’uomo e dello scrittore conscio del mondo che lo circonda e che lo porta ad un lavorìo complicato per “costringere” l’immenso universo fiabesco nel ristretto contenitore della realtà. Diceva Gianni Rodari che “la fiaba è il luogo di tutte le ipotesi”. E l’Autore di ipotesi ne ha costruite molte, alcune dolcissime, altre sottilmente alludenti. Le cose apparentemente inanimate prendono possesso del lettore in un contesto quasi disneyano e si rivelano illuminate di quei sentimenti che scarseggiano negli umani. È indubbio un intento pedagogico come in tutte le favole che si rispettino. Ma soprattutto viene evocato l’invito a raccogliere nella nostra quotidianità questi “pensieri sciolti”, queste emozioni precipitate da chissà dove, per farne un taccuino da tenere da qualche parte, in tasca o nel cassetto del comò. Chissà, un domani ci potremmo ragionare sopra - con sale e cuore.
Come disse Paul Valery: “In principio era la Favola. E vi sarà sempre.”

Omaggio a Wisława Szymborska



Chissà se hanno ragione
i sopraccigli sollevati
quando vedono passare
i poeti che zappano i marciapiedi
con gli occhi inzuppati
e ridono oh! quanto ridono!

Probabilmente hanno ragione
con le loro gote gonfie
e le pance smisurate
a guardarci come allo zoo
creature in perenne estinzione.

Sicuramente sono nel giusto
lo dice la tivvù
non uscire nelle ore calde
il cielo dà alla testa
a chi ci vive troppo spesso.

Sono certo che sia così
a che serve tanto scrivere
basta un ok, uno yes
un pollice privato dell’unghia
un chissenefrega siamo vivi.

È vero giriamo tutti in tondo
il mare si svuota sulla terra
evviva ce la faremo
i piccoli sotto - i grandi sulle teste
che ce ne facciamo delle favole.

Probabilmente hanno ragione
troppe domande da gastrite
e il senso lo spariamo coi cannoni.

29.6.23

La palude della poesia



Nel melmoso
accumulo di giorni
ti riveli
vizio e cura
febbre indecente
e nomade alfabeto.

Assurdo spiccicare
frantumi di dolore
solo per tastare
quel fondo morboso
dove attecchisce la poesia.

26.6.23

L’attrazione del dolore



Amo i sorrisi sofferenti
su labbra devastate
le anime zoppicanti
che tornano a correre.

Amo le storie degli occhi
quelle che non racconteresti mai
le negazioni sanguinanti
i segni sui polsi del passato.

Amo le piaghe
che cauterizzano le mie
e le poesie bruciate
dal vento che le alimenta.

Vorrei mi portassi ancora
a frugare nei sogni
irridendo il tempo
che scuce i ricordi.

25.6.23

E farai l’amore



E farai l’amore
al ritmo meccanico
di sensi da riempire.

Farai l’amore
frugando nei cerchi
lunatici del vizio.

Farai ancora l’amore
uncinata da domande
appese al soffitto
mentre una carezza di ricordi
ti scompiglierà i capelli.

Sentirai un vento
soffiare alle tue corde
e lacrime rapprese
scaleranno i tuoi occhi.

Sarò di nuovo lì
in mezzo ai tuoi pensieri
scalpello rosa
sulle tue certezze.

E ti chiederai come mai
ti sia venuta in mente
quella poesia così strana
che parlava di un amore
tanto potente e fragile
da non essere mai esistito.



22.6.23

Balzo di poesia



Ti vidi stanca
su una panca di silenzi
alzavi le braccia
pensai volessi aiuto
ma mi sbagliavo:
cercavi la tua arpa
lei era già
su uno spartito di cielo
la raggiungesti
in un balzo di poesia.

16.6.23

Se deciderai d’essere fiume



Se deciderai
d’essere fiume
io sarò levigato
tappeto di ciottoli
ti carezzerò al passaggio
porterai con te
bisbìgli dorati
bianca crema d’altura
cinguettii d’ali
pian piano
gonfiando le tue gote
di schiuma impaziente
pronta a darti senza limiti
al mare che attende grondante
nel suo nudo letto di onde.

12.6.23

Non ho la patente



Mi si è contestato
di non avere la patente,
l’abilitazione, l’idoneità
per la carreggiata planetaria
dove circolano beatamente
terre emerse e sommerse,
civiltà vere o presunte,
dei macabri, santi inventati,
navigatori prezzolati,
invasori ed invasati,
scribacchìni e leccaculi.

Serve quella di tipo Z(ero)
io mi sono fermato
a quella di tipo U(manità).

Sbando con dissenso,
sgommo con diniego,
inverto più volte a U,
non ho traffico,
prediligo mete
in posti inesistenti.

Il navigatore dominante
mi vuol condurre
sullo svincolo unico
e io peggio: l’ho spento.

Scarrozzo le curve pericolose
i tornanti dove l’anima si storce,
i pendii dove ruzzola, geme,
prende rincorsa e s’invola.

Alla perenne ricerca
della mappa perfetta
dove si svuoti l’enfasi
dei benefici del mercato,
s’incrocino arcobaleni,
e l’uomo faccia il pieno
all’area di servizio
della Bellezza.

9.6.23

Abito nel tuo dolore



Ti amo da quando
abitai nel tuo dolore
come una grande casa.

Visitai le stanze
impregnando i vestiti
di muffa e cenere
il pianto nello stomaco
ti amai nel freddo.

Completai me stesso
di quei pezzi tranciati
messi fuori posto
incollati a caso
ti amai nel fondo.

Mi trascinai sul tetto
lo riconobbi dal sole
in braccio il tuo zero
che mancava all’infinito
ti amai nel risveglio.

7.6.23

Libro aperto



Per te
sarò libro aperto
leggimi, rileggimi,
sottolineami, recitami
sfogliami e annusami
portami con te
al mare, nei sogni
gioca con le mie pagine
riponimi nel disordine delle idee
tienimi tra il seno e il cuscino
quando la notte si fa tenera
e diventa corpo di baci.

4.6.23

Il pozzo della poesia



Ci sono giorni
che tracimano di nonsenso
e ti chiedi
dove ha trovato nascondiglio
l’equilibrio del passo
giorni di crepe e domande
dove è facile
la distorsione dell’arto
la dispersione del senso.

Ci sono giorni
che affondi e annaspi
e ti chiedi
cosa ti tiene su?
se la sfortuna
di essere fortunato
e terzo incomodo
di una contesa
banalizzante
tra il male seduto tra noi
e tutto - quel che poco -
resta fuori.

Ci sono giorni
che vanno a piedi
scalzi e rotti
con le ali stanche
e non hai più parole
da tirar su
dal pozzo della poesia.

31.5.23

Solchi



L’alba è più dolce
se i raggi
di un sole delicato
tracciano solchi
di desiderio
e mi chiamano
a percorrerli
fino al parossire…

Il tuo corpo



Il tuo corpo è oceano 
io barchino curioso
galleggio sui misteri
assaggiando d’ogni ansa
sabbie dorate e candidi ciottoli
ribolli così
forgiando la tempesta
che mi scaglierà nel sole.

Oscurità



Bruma di sensi
grezzi sciacquii d’albe
tu ombra mordace
plumbea e torrida
tormento di cera
nebbia nella gola
come vorrei
salire al tuo seno
e scorticare la luce.