21.7.20

Una non-poesia: ti amo

Quella che segue l'ho definita una non-poesia. Una riflessione su un esubero linguistico che molte volte  si ferma al palo dell'abitudine.

Ti amo. Quante volte questa frase è stata pronunciata o scritta nella storia dell’umanità? Un numero inimmaginabile. Ma se la dividiamo in due parti, prima e dopo internet, ci rendiamo conto che in trent’anni, probabilmente, è stata raggiunta e superata la quantità di tutto il periodo precedente. Un’alluvione. Un’inflazione. Ma l’essere umano, di questa abbondanza, ha raccolto poco o nulla, non ha lustrato il suo DNA, non ha revisionato i suoi comportamenti, non ha reso il suo vivere più gentile. Eppure è la frase che accompagna l’impeto più straordinario che prorompe dai nostri sensi, quella che ci moltiplica le forze quando stiamo per crollare, quella che ci fa credere di essere immortali. Ma questa stessa illusione di onnipotenza ci condanna spesso a sprecarne la profondità. Perciò quando stiamo per pronunciare “ti amo”, fermiamoci un nanosecondo. Facciamo che non sia un banale interloquire, non schiacciamolo tra deprimenti parentesi, non abbelliamolo di inutili orpelli, maiuscole o emoji. Non inviamolo in allegato, in calce, o “a seguito tua del” ecc. ecc. E soprattutto, non rivolgiamolo a chi, non siamo assolutamente certi, se lo stia meritando. Stiamo donando la nostra storia, il nostro presente e promettiamo il futuro. Non ce lo urliamo di fronte, come se fosse una sfida per tenere l’intero pianeta al di fuori del nostro piccolo universo, o di schiena, perché tanto, siamo certi, arrivi comunque a destinazione. Sussurriamolo all’orecchio, fianco a fianco, tenendoci per mano, per attraversare insieme la vita. Ti amo. Una piccola frase. Due parole che viaggiando vorticosamente sulle pagine del vocabolario, si incominciano a cercare all’alba del nostro andare, si inseguono, si scoprono, si annusano e si allacciano. Due parole che, se abbiamo la fortuna di poter donare è perché qualcuno, anni prima, le ha donate in esclusiva per noi, che siamo il prodotto meraviglioso, unico, irripetibile di quel “ti amo”.

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