19 gennaio 2018

Passeggiando per il paese che non c'è più (2)

Proseguendo verso il centro, l’incrocio per la Cementeria era una zona trafficata da mezzi pesanti in piena attività. La strada non asfaltata per il molo Tramontana non aveva ostacoli di sorta tranne le famose “Caldaie”, luogo ameno che, dopo il crepuscolo, diveniva sede per dei test sugli ammortizzatori delle auto. Sul molo, allora accessibile, avevamo organizzato le nostre mini-Olimpiadi di atletica. La banchina si prestava in modo eccezionale perché c’erano le misure tracciate sui blocchi frangiflutti: 100m, 200m ecc. L’asfalto non era regolarissimo e, ogni tanto ci stava qualche caduta con annesse screpolature: l’importante era evitare di finire in mare. Gareggiare accompagnati dal penetrante odore di alghe e aria salmastra era impagabile. Percorrendo via Sforza verso il borgo ci si poteva imbattere nella musica proveniente dallo scantinato dove ebbe sede Radio Dyria. Che periodo stupendo quello delle proliferazioni delle radio c.d. libere. C’erano schieramenti ideologici (di destra Dyria, di sinistra Radio Antenna Monopoli, cattolica Radio S.Francesco); c’era tanta creatività e genuina volontà di “essere nella città”. Verso la fine degli anni 70 ricordo la trasmissione che realizzavamo su RAM con Antonio Pirrelli, Marco Napoletano e Fausto Avezzano Comes: si chiamava “Musica e Satira” con sigla iniziale “In Fila Per Tre di Edoardo Bennato. Ricalcava “Alto gradimento” di Arbore e Boncompagni, con riferimenti alle vicende locali. Un appetitoso aroma ci ricorda la presenza de “La Rete” la storica pizzeria a tre isolati dal borgo. Poi un altro luogo “cult” per chi amava la musica: il negozio di elettrodomestici e di dischi Bellantuono, dove ora si trova “Orchidee”. Era una frequentazione fissa dove si scoprivano ed ascoltavano tutte le ultime novità di ogni genere musicale, nel mitico vinile. Ricordo che a casa avevo un Lesaphone Perla (fonovaligia) giradischi con gli altoparlanti che si staccavano. Babbo lo aveva preso per ascoltare la Divina Commedia recitata da Gassman, ma che io ho immediatamente riconvertito alla Discomusic. Quante decine e decine di feste in casa ha allietato quel Lesa! Quanti lenti ballati stretti stretti con pausa per andare a cambiare il disco. C’erano poi le prime discoteche: il New Harlem di Francesco Colamarino (Foto Franco) in via Valente con i pionieri dei DJ Carlo Pelle e Maurizio Rossi. E poi il Seven Up dietro la chiesa del Sacro Cuore. E Le Fragole in via Mazzini.

Ed ecco la nostra amata piazza, il borgo, sempre al centro di eventi straordinari, all’epoca il punto di ritrovo per antonomasia: “Ci vediamo al borgo”. E non ci si perdeva mai. Un’agorà da percorrere rigorosamente dall’alto verso il basso, con divisioni per fasce d’età nelle varie carreggiate, virtualmente tracciate dalla consuetudine. Il borgo con la sua aiuola centrale, con la ringhiera a semicirconferenza che consentiva di sedercisi sopra, salvo poi rimanere anchilosati al momento di rialzarsi. Il borgo con i suoi bar intorno a cicaleggiare, con i suoi negozi, il salotto buono e la “posteggia” alle ragazze che puntualmente svanivano, tante Cenerentola, dopo le ore 20. La Casa Del Caffè di Salvatore poi il fioraio Di Palma, i primi odori che ci accoglievano. Poi, il Cinema Vadalà che la Storia ricorda per aver generato la più pregnante manifestazione di critica artistica che si possa immaginare: “Avuchè i sold n’dret!!!!”, dove il primo vocabolo era il titolo professionale del proprietario l’avvocato Vadalà e il resto una regolare richiesta di recesso per insoddisfatta esegesi dello spettacolo al quale si era assistito. L’ultimo locale dell’isolato era un'attrattiva speciale per tutti i bambini: il negozio di spezie, ma soprattutto di caramelle di Guida. Appena entravi eri investito da un dolce bombardamento di zucchero che tracimava da grandi vasi di vetro, dove allegramente roteavano pallottoline dei colori più svariati: irresistibili. Dietro l’angolo il tabaccaio Priatorie (bubble-gum) famoso per le macchine della Politoys con le quali integravo i paesaggi costruiti con i Lego ed anche il plastico dei trenini della Lima. Sul successivo isolato ricordo la lavanderia Genualdo (profumo di amido), la gioielleria Salerno, e il Circolo dei Cacciatori (odore di cartucce) dove si fermava mio zio Peppino, campione extraterrestre di tressette. Continuando il giro si incontrava il fotografo Selicato e man mano che si scendeva cominciava ad aleggiare il fragrante richiamo del pane fresco dei F.lli Meo (Miod). Il negozio storico di materiale elettrico dei Pisani chiudeva il lato sud della piazza. Circa alla metà del successivo isolato un altro odore particolare: la carta stampata della libreria Alò. Un altro luogo di culto per me insieme alle altre librerie: quella di Maria Girolami di fronte a San Vincenzo, la Bregante in via Polignani e la Tre G dietro il Bar Smeraldo. Entravo e mi perdevo, a seconda dell’età, visionando opere di generi diversi: prima i libri di Salgari, poi l’astronomia e la fantascienza, gli UFO e gli altri misteri, infine la politica, i saggi e i pamphlet. Rimanevo ore a esaminare i vari titoli dimenticando anche di mangiare, a volte. Alla fine dell’isolato, ad angolo con Piazza Plebiscito, (effluvi di lozioni e dopobarba) c’era Luca Di Bello il mio primo barbiere. (Forse se la giocava con Gino Medico del Diurno in via Garibaldi, che frequentava babbo). L’isolato successivo era quello del Settimo Cielo, con il ristorante all’attico, e lì forse gli aromi li percepivano anche gli aerei. Prima che fosse costruito il grattacielo c’era la casa dove sono nato, al secondo piano. Dopo il tabacchino Giovè, si trovava il primo negozio Eleganza del sig. Quindici, profumeria che stuzzicava le narici coi profumi più sciccosi. Proseguendo il giro, il glorioso Caffè Rudy (Rodolfo Todisco amico di babbo) accoglieva la borghesia cittadina, la quale, dopo aver consumato il caffè, passava davanti alle biciclette di Intano (mastice e gomma) e comprava la Gazzetta dall’edicola di Laura Sardella (odore di fresca stampa tipografica). Grande Laura! Quanti Topolini mi hai regalato, strappandomi la copertina: i giornalini di Walt Disney, un’altra mia passione. Dove ora c’è il negozio Vittorio Emanuele c’erano le Autolinee Alò Alfredo e i pullman parcheggiavano dietro l’angolo con il loro caratteristico odore di pneumatico consumato. (continua)

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