27 febbraio 2013

Non si gioca più a rubamazzetto.




Al tavolo da poker della XVII legislatura (i superstiziosi avrebbero saltato questa numerazione) il mazziere Bersani distribuirà le carte e due giocatori risponderanno “parol”. Un terzo giocatore vorrà vedere le carte e contemporaneamente rilanciare. Bersani dichiarerà: legge elettorale, legge sul conflitto d'interessi, legge anticorruzione (riveduta e corretta), taglio dei parlamentari. Un poker d’assi. Il M5S rilancerà con in mano reddito di cittadinanza e abolizione di ogni forma di finanziamento ai partiti. Tentativo di scala reale. Nel poker non esiste la formula “provo e divido” ma Bersani che è di estrazione popolare, come ha tenuto a ricordare a Grillo, sa forse anche giocare a stoppa e proverà a dividere. Le sorti della legislatura sono tutte qui, ad un tavolo da gioco dove se qualcuno blufferà e verrà scoperto, verrà cancellato dalla scena politica come se avesse barato. C’è da dire che le proposte fin qui adombrate, pur essendo di portata rivoluzionaria, visto l’immobilismo che sinora le ha circondate, rimangono solo delle riforme che non contengono “in nuce” nessun embrione di “progetto” economico/sociale. Cioè, non sappiamo ancora che tipo di società ha in mente il PD, perché dal 1989 non lo abbiamo ancora capito, essendo stato sempre al rimorchio del “pensiero unico” con blandi correttivi, e non sappiamo ancora che tipo di società abbia in mente il M5S, essendo stato dalla sua nascita ancorato alle “cose” da fare per non lasciare “nessuno indietro”. Quindi il grande dilemma, a mio parere, è proprio questo: la devastante cessione di sovranità che è stata operata in favore dei mercati e dell’Europa, consentirà di recuperare un progetto sul quale costruire un’architettura economica e sociale che rimetta al centro i giovani, il lavoro, la piccola impresa e i ceti più deboli? Che sia in grado di ripensare e realizzare un nuovo sistema di sviluppo? Nel passato fine settimana gli elettori hanno chiesto di mostrare pubblicamente le carte di identità (se non il codice genetico) delle forze politiche che ambiscono rappresentarli. E hanno bussato alla porta delle istituzioni chiedendo finalmente di rientrare in possesso del loro futuro. Questa porta va spalancata, non ci si può più nascondere o camuffare. Non si gioca più a rubamazzetto.

25 febbraio 2013

La pentima (Acqua di Cristo)




Questa poesia è dedicata alla piccola spiaggia tra Cala Portavecchia e Lido Bianco comunemente conosciuta come "La pentima" o “Cozze”, ma che storicamente prende il nome di "Acqua di Cristo" a causa della sorgente di acqua dolce che si riversa nel mare dalle rocce sottostanti e rinfresca la sua temperatura nelle canicolari mattinate estive. Il suo aspetto varia continuamente sotto l'influsso delle correnti che ne trascinano la sabbia.


Inumata di cemento
umile e sapida
cava focaia

supina ti giaci
placida e trasparente
gemma tra i faraglioni
solcata nel profondo
da gelide stimmate.

Mi piace sorvegliare
le tue mutevoli bizze
le tue resistenze
le tue umiliazioni

ora spigoli aguzzi
ora tenera frolla
ti ritrai ed avanzi
la sabbia alacre
sudario e levatrice
fragile satellite
nel cerchio della vita.

Affacciato sul poggiolo
origlio rilassato
l’andante moderato
dell’onda risaccale
l’anima blandita
d’aromi salmastri
che s’insinuano garbati.

Ansa del mio letargo
nicchia della memoria
serva delle stagioni
puntuale sentinella
frantumi l’orgoglio

noi ignavi schegge
brulicanti nell’infinito.

16 febbraio 2013

Fallimento di un papato.



In questi giorni, succedutisi all’annuncio delle dimissioni di papa Ratzinger, le parole più usate da commentatori di varia estrazione e professione, tralasciando le banalizzazioni degli esponenti politici, sono state “umiltà”, “coraggio”, “estremo atto d’amore” e quant’altro. Alcuni, leggo, attribuiscono al pontefice solo una leggera “dislessia” comunicativa. Pochi hanno utilizzato l’unica parola che fotografa miseramente questo periodo trascorso al governo della Chiesa: fallimento. Ratzinger non solo ha lasciato irrisolti tutti i problemi lasciati sul tappeto alla scomparsa del suo predecessore, ma, paradossalmente, li ha complicati ulteriormente, esasperando contrasti e dissapori interni ed esterni alla Chiesa, seminando l’impressione che di lui si potesse tranquillamente fare a meno, considerata la sua presenza arroccata su posizioni reazionarie e, in alcuni casi, evanescente. La Chiesa aveva impiegato 400 anni per cercare di imboccare una svolta epocale con la convocazione del Concilio Vaticano II. Purtroppo papa Giovanni XXIII è scomparso prima di riuscire a pilotarne l’effettiva applicazione e da allora è iniziata una sapiente e certosina opera di smontaggio che ha avuto il suo culmine con Benedetto XVI che, già in precedenza da capo del S.Uffizio, e poi dal soglio pontificio, è tornato a concezioni e impostazioni da concilio tridentino, datate 1564. In questi otto anni sono stati scagliati anatemi contro qualunque voce dissidente o d'intendimento rinnovatore. Sono stati riallacciati i rapporti con gli scismatici lefebvriani, rigenerandone la reputazione all’interno della comunità ecclesiale e così facendo ci si è inimicati i più fedeli difensori delle tesi conciliari. Sono state bypassate tutte le novità più interessanti che provenivano dal Concilio, come il dialogo con le altre fedi, l’antisemitismo, il superamento delle liturgie preconciliari ecc. Sono stati scontentati gli ebrei rinfacciando loro la cecità rispetto alla venuta di Cristo e con la riabilitazione del vescovo negazionista Williamson. L’Islam è ritornato ad essere definito dalle parole bizantine: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane“, e non dall’ammissione conciliare che altre fedi possono contenere “semi di verità”. Quando Ratzinger si insediò accennò alla presenza di “sporcizia nella Chiesa”, concetto riecheggiato nella frase sul suo “volto deturpato”. Forse si riferiva ai peccati della Chiesa, morali e finanziari. Ha reclamato la dura condanna degli abusi sessuali commessi da religiosi, vincolandoli ad auto-denunciarsi, senza però far seguito con l’obbligo per i vescovi di rivelare i reati di cui avessero notizia. E le denunce inevase che dovessero esistere negli archivi delle diocesi? I casi di vittime rimaste anonime potrebbero essere numerosissimi. Vogliamo parlare dello IOR e della persistente impunità che copre le operazioni di questo braccio armato della finanza, coperto dal crocifisso? L’organismo creato (Autorità di Informazione Finanziaria) per sovrintendere a tutte le transazioni della santa Sede è stato reso subito parzialmente inoffensivo dalle modifiche intervenute da parte del cardinal Bertone. Il Consiglio d'Europa ha infatti invitato “la Santa Sede a rafforzare il proprio regime di vigilanza». (Cfr. rapporto Moneyval del luglio 2012). Forse la “sporcizia” si riferiva ai temi della morale sessuale e della bioetica? Qui siamo tornati a Paolo III. Rapporti pre-matrimoniali, omosessualità, contraccettivi (ricordiamo lo scivolone sull’uso del preservativo), sacerdozio femminile, matrimonio dei preti, comunione ai divorziati, persino la masturbazione negli adolescenti, fecondazione assistita, eutanasia: tutti rigorosamente bollati come peccato o eterodossia, senza l’ombra di una benché minima concessione di un dialogo. Fatto sta che tutti questi comportamenti anziché far diminuire la “sporcizia”, in otto anni l’hanno fatta proliferare. I teologi si smarcano, le vocazioni in Europa calano vistosamente, gli scandali costellano la cronaca vaticana, la rigida precettistica viene dai più ignorata. A chiudere il cerchio, la scoperta di avere accanto maggiordomi e collaboratori pronti a tradirlo. Umiltà, coraggio, atto d’amore. Forse si. Ma anche un’ammissione storicamente irrefutabile.

12 febbraio 2013

Bersani come Depretis?


Per il PD il tempo delle scelte definitive e consolidate sul terreno di una consapevole costruzione di valori fondanti e non negoziabili, quello che un tempo si sarebbe chiamato “sovrastruttura”, non è più venuto, e, alla fermata di questa remota e sperduta stazione, attende invano un popolo confuso e distratto. Il rollio ed il beccheggio della nave PD ormai affliggono di mal di mare quella fetta di elettorato che non volendosi più identificare con ciò che “non si è”, fatalmente si rivolge all’oblio dell’astensione o a confortevoli sponde neocentriste, che, della “non scelta” finalizzata a saltare sul carro vincente, hanno fatto la loro filosofia esistenziale. Ben più convinte sono le schiere di chi, con bronzee fattezze, dichiara di “essere” e di esistere esclusivamente per i propri interessi, catalizzando così facilmente coloro i quali sono abituati a ragionare con la mano dentro il proprio portafoglio, vuoto o pieno che sia. In Italia siamo passati dall’epoca in cui la difesa oltranzista dei propri valori, schierati frontalmente sul confine Est-Ovest, provocava storture e devianze di ogni tipo, ad un’epoca in cui tutto si annacqua e si liquefa al contatto viscoso del Dio-mercato. Fin quando ha retto un sistema industriale e consumistico virtuoso, integrato con una fiscalità improntata alla redistribuzione del reddito ed ancorato ad una solida impalcatura di diritti e welfare, tutto andava bene e chi ci perdeva erano solo i poveri del terzo mondo, così lontani da rassicurare i nostri egoismi. Ma quando la classe media, sotto i colpi della crisi aggravata, ma non causata, dallo scoppio della rendita finanziaria, è scivolata verso il basso, questo tracollo ha svelato nella sostanza un modello di sviluppo inacidito e irreparabilmente bacato. La sinistra (mi scuso per questi termini desueti) diventata costola e terreno di conquista del centro bancario-affaristico, non ha saputo recuperare un centro di gravità che consentisse di guardare verso il futuro e ha deciso di scartare il cannocchiale del progetto a favore del più comodo e sbrigativo microscopio del tatticismo. La sinistra radicale ed antagonista si è macerata e suddivisa nella miserevole ricerca del metro quadrato da difendere ed occupare con tanto di bandiere e logotipo. Vendola e Sel hanno operato una scelta coraggiosa ma, ahimè, facendo i conti senza l’osteria che cambia padrone, ma non gestione.
Non sorprende quindi che la battuta di Monti, “PD nato nel 1921”, abbia suscitato tanta reprimenda. Il PD è un partito che si sente moderno e sempre sul pezzo. Per Bersani sentirsi apostrofare “vecchio comunista” è stato insopportabile. D’impulso si sarebbe potuto replicare che era come se Monti avesse dato al cardinale Bagnasco del “vecchio Inquisitore”, ma questa forse è un’altra storia. Sarebbe stato interessante invece, ricordare che l’Unione Liberale, background che il nostro Premier dice di possedere, fu fondata da Camillo Benso Conte di Cavour qualche anno prima, nel 1859. Il problema è che sembra sia diventato un assioma che “vecchio” = disdicevole. A proposito di Cavour. Gli storici fanno dello statista piemontese l’ideatore di quella prassi secondo la quale i partiti politici fermi su posizioni contrapposte possano, in circostanze propizie, coalizzarsi su temi rilevanti, tagliando così le radicalità estreme portatrici di impeti ed istanze inconciliabili col “bene comune”. L'espressione stessa “connubio” (sinonimo ironico di “matrimonio”), indica l'accordo politico del febbraio 1852 tra due schieramenti del Parlamento Subalpino, quello del Centrodestra, capeggiato da Cavour, e quello del Centrosinistra guidato da Urbano Rattazzi. Le basi dell’intesa furono assai semplici: abbandono delle ali estreme del Parlamento, sia di destra sia di sinistra, e confluenza del Centrodestra e del Centrosinistra su di un programma liberale di difesa delle istituzioni costituzionali e di progresso civile e politico. Non vi ricorda qualcosa? Furono i prodromi di quella malattia nazionale il cui virus iniziò a diffondersi nel 1882: durante il governo di Agostino Depretis gli esponenti più progressisti della Destra entrarono nell'orbita della Sinistra. Venne così a crearsi un nuovo schieramento centrista moderatamente riformatore, che bloccava l'azione delle ali progressiste più radicali nel Parlamento. Benvenuto il trasformismo. Da allora gli italiani iniziarono a sospettare che non valesse più tanto la pena continuare a fidarsi delle “idee”, ma che forse era più produttivo affidarsi agli uomini… “forti”. Fascismo transeat. La purificazione nella Resistenza, la nascita dei nuovi partiti e i blocchi contrapposti riportarono la bussola della politica sull’importanza dei valori. Poi, come detto, le ataviche propensioni fortemente corroborate dalla corruzione della casta, hanno avuto di nuovo la meglio e la personalizzazione della politica ha di nuovo occupato il centro del palcoscenico. Le contrapposizioni tra berlusconisti (uno solo in capo) ed anti-berlusconisti, finti o autentici (tanti capetti) ci hanno composto la colonna sonora più stucchevole degli ultimi vent’anni. Il problema è che a questo gioco c’è qualcuno più bravo e tutti gli altri sono copie sbiadite. Lo stesso strumento delle primarie per scegliere il leader, gratta gratta, non è altro che un’ennesima abdicazione della forza e della pregnanza dei contenuti sull’altare del carisma e della penetrazione mediatica. Che significato ha mettere a confronto candidati che alla fine dovrebbero avere la stessa visione del mondo e del progetto da presentare, contro la coalizione avversa? Matteo Renzi è il paradigma di questa deriva. Il suo incedere da movida, altezzoso, puntellato di slogan pseudo-moralisti, i suoi effetti speciali hi-tech, gli scioglilingua oscillanti tra il buon senso della massaia e l’arroganza del “sotuttoio”, ne fanno un contraltare del Berlusca convertito alla new wave. Aver fondato il suo successo sulla “sindrome della notte di Capodanno” ha nascosto la pochezza dei suoi contenuti. Se lavorasse alla Apple avrebbe fatto fortuna con un'applicazione dedicata: I-rottamo. A conferma di ciò i suoi più famosi méntori Ichino e Gori sono ora uno transfuga e l’altro auto-rottamato. E anche sullo scenario monopolitano non mancano emuli e cloni entusiasti. Ora tutti si dichiarano a parole contro la personalizzazione della politica. Tutti. Quelli che hanno tolto il nome e quelli che si sono intitolati la lista. Quelli che si accampano in TV e quelli che la ripudiano. 
A proposito: attenzione, questa volta al gioco sta partecipando qualcun altro che ci sa fare.

8 febbraio 2013

Al di sopra della legge.



Mario Draghi non è più un cittadino italiano. Perlomeno dal marzo 2009, se non da prima. E lo stesso dicasi per gran parte del management di Bankitalia. E per Lamberto Cardia ex presidente della Consob. Essere cittadino italiano significa essere uguale a tutti gli altri cittadini nei confronti della legge. E la legge italiana disciplina l’obbligo di denuncia: esso vige per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio (art 357-358 cp.) nell'esercizio delle loro funzioni o per i reati di cui vengono a conoscenza in ragione dell'esercizio che essi svolgono. E gli “incaricati di pubblico servizio” ex art. 358 sono coloro i quali, a qualunque titolo, prestano un pubblico servizio. Per pubblico servizio deve intendersi un'attività disciplinata nelle stesse forme della pubblica funzione, ma caratterizzata, dalla mancanza dei poteri tipici di quest'ultima, e con esclusione dello svolgimento di semplici mansioni di ordine e della prestazione di opera meramente materiale.

Ricostruiamo brevemente i fatti.

L'8 novembre del 2007, il Monte dei Paschi di Siena annuncia con una nota di aver raggiunto un accordo con Banco Santander per l'acquisto di Banca Antonveneta per 9 miliardi di euro,

Rothschild fu l’Advisor di Santander nell’operazione che portò al passaggio di Antonveneta a Mps ad un prezzo di circa 3,5 miliardi superiore a quanti ne aveva pagati l’istituto spagnolo soltanto due mesi prima. Nell'operazione precedente con cui Santander aveva acquistato Abn Amro, la allora settima banca italiana era stata valutata 6,6 miliardi di euro, incluso il valore di Interbanca (tra gli 800 mln e 1,1 mld) che però Santander si è guardato bene dal vendere dato che era l’unico asset strategico. All’annuncio una parte della stampa finanziaria è entusiasta(1), ma una parte più consistente(2) è quantomeno perplessa. E come paga l’acquisto il MPS? “Il corrispettivo sarebbe stato finanziato per il 50% circa attraverso un aumento di capitale offerto in opzione a tutti gli azionisti. Per il 20/25% circa tramite la cessione di asset non strategici e per la restante parte attingendo alla liquidità disponibile al “funding” tramite strumenti di debito (senior e subordinate)” In parole povere debiti su debiti. Il MPS non aveva il becco d’un quattrino in cassa. Però il MPS non può iscrivere a bilancio una bolla così grossa. E cominciano i trucchi. A luglio 2008 MPS, dopo aver scatenato la sua fantasia “creativa” per racimolare denaro, riversando sul mercato porcherie tossiche di ogni tipo, comincia a pagare Santander e solo allora Bankitalia chiede spiegazioni e rettifiche. Queste rettifiche (con altre evoluzioni nel cielo della finanza virtuale) vengono fatte prontamente….nel marzo 2009! Quindi a marzo 2009 Bankitalia e la Consob, se non erano guidate da dei piloti automatici, avevano tutti gli elementi per portare le carte in tribunale. Ma non l’hanno fatto, venendo meno ai loro obblighi, non tanto istituzionali, quanto quelli che dovrebbe avere qualunque cittadino che viene a conoscenza di una ipotesi di reato, ancor più se siede su delle poltrone di alta responsabilità. Proprio quegli obblighi di responsabilità che vengono fatti pesare sulle spalle delle migliaia di lavoratori delle banche e delle poste quando si chiede loro di vigilare sulle operazioni della clientela per fronteggiare i pericoli del riciclaggio e dell’evasione fiscale. Quegli operatori che rischiano in proprio anche per delle semplici omissioni e quando commettono un errore devono affrontare processi e vessazioni mediatiche, senza neanche una difesa legale dell’Istituto del quale fanno parte. Quella per lo Stato tecnocratico è solo feccia. Ma i managements non si toccano perché devono salvare l’onore e il prestigio dell’Italia nel club/cupola della finanza europea. Mussari è saltato dalla promozione per meriti sul campo a presidente dell’ABI, quando un altro banchiere, Profumo, anche lui non proprio integerrimo, ha avuto l’ordine di scaricarlo proprio da Bankitalia, perché diventato troppo scomodo. L’impressione è che metodi e comportamenti siano stati mutuati da un’altra Cupola.



(1) http://video.corriere.it/acquisizione-ottima-notizia-il-sistema-bancario-italiano-speriamo-diventi-anche-correntisi-/82096924-8e11-11dc-8287-0003ba99c53b

(2) http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2007/11/mps-compra-antonveneta.shtml

5 febbraio 2013

Fiction: Tutta la città nel cuore



Isabella, una ispettrice del Ministero del Progresso, viene incaricata di recarsi a Monbusto in Puglia per verificare le notizie che vengono diffuse sull’incredibile grado di civiltà che si dice sia stato raggiunto da questa ridente cittadina adagiata sul mare Adriatico. L’ispettrice accetta di malavoglia: altre volte ha visitato cosiddetti “miracoli” che poi si sono rivelati una “bufala”. E’ particolarmente legata ai temi ambientali: il padre faceva parte dell’equipaggio di “Greenpeace” ed era scomparso durante una missione nel Pacifico, inghiottito durante una tempesta. 
Arriva nella cittadina e viene subito pervasa da profumi e colori inebrianti. Le contorte cortecce degli ulivi secolari e un trionfo di melograni la stordisce e la riporta a scenari del suo vissuto con il papà che le insegnava le varietà più intriganti della flora mediterranea. Incontra il Sindaco e le autorità che la guidano alla scoperta del paese. In particolare conosce Umberto, il presidente del Consiglio Comunale, che con i suoi occhioni azzurri, la barbetta bionda e i modi eleganti la colpisce nel profondo. La città è linda e pulita, le strade sgombre, perfettamente asfaltate e il traffico ordinato e disciplinato. Il centro storico è perfettamente strutturato con piccoli esercizi commerciali e antiche botteghe artigiane. La zona industriale è ecocompatibile e tutte le aziende sono dotate di impianti di smaltimento a norma. Recentemente nella zona portuale è stata demolita una vecchia fabbrica dell’anteguerra ed al suo posto è stato allestito un parco ittico/biologico. Una casa di una antica famiglia situata in area in parte comunale, denominata “Del Serpente”, è stata ristrutturata e trasformata in Museo. Il sistema di riciclo dei rifiuti è perfettamente funzionante e i cittadini di buon grado conferiscono materiale di scarto che viene poi in parte riutilizzato dalle stesse aziende del circondario. La cinta urbana è perfettamente regolata da un piano urbanistico che prevede minime estensioni sul territorio e agevolazioni per chi ristruttura e affitta case di proprietà. Il resto dell’edilizia è di tipo popolare per agevolare l’acquisto alle giovani coppie. Tutta la città è dotata di percorsi agevolati per disabili e piste ciclabili. Lo splendido litorale è un perfetto connubio tra esigenze del turismo e libertà di accessi al mare che sono garantiti ogni 100 metri di percorso. Gli edifici scolastici sono stati tutti ristrutturati in modo antisismico e dotati di impianti solari e collegamenti internet wi-fi,, come d’altronde accade in tutta la città. I giovani che terminano le scuole dell’obbligo sono agevolati nell’ingresso nel mondo del lavoro mediante partecipazioni a corsi di aggiornamento compartecipati dalle aziende interessate. Esistono numerosi impianti sportivi sicuri ed accessibili a tutti. In centro campeggia un teatro comunale mentre in periferia c’è un multisala ed un cinema all’aperto. Per gli anziani esistono case di riposo comunali e iniziative di impegno sociale per mantenerli sempre coinvolti nella vita della città. Le splendide e caratteristiche campagne che fanno parte del suo variegato territorio sono tutte urbanizzate e dotate dei servizi essenziali: gas, luce, telefono e trasporti. L’amministrazione comunale è efficiente e trasparente e mantiene i conti in pareggio grazie a spese oculate e entrate progressive basate sul reddito dei cittadini. 
Isabella non crede ai suoi occhi: finalmente ha conosciuto la città ideale, quella dei suoi sogni e quella dove avrebbe voluto vivere. Il resto lo fa l’amore: Umberto la conquista e lei decide di vivere per sempre a Monbusto. 
Anche questa è “fiction”.