29 marzo 2021

La notte dei poeti


La notte dei poeti
è un naviglio imbizzarrito
a cavallo di marosi di ghiaccio

la notte dei poeti
è filo spinato intorno all’anima
che fugge graffiandosi di luce

la notte dei poeti
splende nelle tenebre dell’ignoto
rugge nelle paludi del silenzio

la notte dei poeti
è veglia, è sudore, è mito
è lancinante soffio di veleni

la notte dei poeti
è sporcizia di sogni
bava di rimpianti
unguento di memoria

la notte dei poeti
l’imbocco per baciarti
per rapirti, per volare
oltre il recinto del buio
oltre i confini del tempo.

Scrive il mio nonsenso


E ancora un altro giorno muore
di un altro anno
di un altro senso
e tu mi frantumi ancora l’anima
con i pezzetti che rotolano in fondo
ad un cassetto tarlato di dubbi:
tu che hai separato
Scilla e Cariddi, Calpe ed Abila,
hai zittito Sibille ed Oracoli,
hai raccontato la storia
per cui si muove l’universo
in un ciclico, rocambolesco,
funambolico combinarsi
di chimiche celesti.

Dove sei? voglio amarti ancora
fondermi nella tua essenza di sole
accoccolarmi all’ombra dei tuoi seni
donarti piacere senza fine
senza tempo senza pause
ancora sentirti mia
ancora tuo oggetto
ancora bere alle tue fonti
ancora mia ultima poesia del mistero
ancora ultima spiaggia del mio mare
sommergimi, sporcami di sogni,
avvolgimi di firmamenti
buca le frontiere del tempo
ritorna miracolo primordiale
ritorna a nascere dentro di me.

Anima persa


Hai toccato
la nudità profonda
della mia anima sconosciuta
l’hai portata alla luce
e l’hai posseduta
con spudorata intensità.
Ora essa è sola
e chiede al gelo
dove sia la porta
per rientrarmi dentro.

23 marzo 2021

Festa del papà 2021

Oggi niente versi tristi,
oggi sto con te,
tienimi sulle ginocchia
raccontami una storia
di quelle che finiscono bene
di quelle “felici e contenti.”

Fai solletico alla mia vita
raccontami i miei capricci
le mie marachelle
non i miei silenzi
non le mie assenze.

Tienimi sulle ginocchia
ridammi i nostri giochi
le nostre battaglie coi cuscini
i nostri giochi interminabili
anche quelli che non giocammo
anche quelli che non inventammo.

Tienimi sulle ginocchia
dondolami di abbracci
circondami di sicurezze
raccontami una storia
di quelle che finiscono bene
di quelle che fanno ridere.

Tienimi ancora sempre
sulle tue ginocchia forti
dove mi posso aggrappare
dove mi sento a casa.

Il mio papà mancato
tu, che racconti la mia storia
sul palmo della mano
con la poesia nel vento
e l’amore a picco sulla fronte.

23 marzo

Passi accartocciati
tacchettavano sulle mie ferite
eco di un ritmo stonato:
ti allontanavi senza guardare.

Era già buio dentro:
buio nel buio nel fondo
di un pozzo buio
dove tremavo accucciato
nudo di cancerosa realtà.

Rigagnoli di spuma rossastra
frastagliavano un selciato amaro
fango di sogni sminuzzati
che m’inzaccheravano l’anima.

E immagino quando
mi librerò spirito pacificato,
nebbia sbriciolata,
fanfaluca d’infinito,
ad abbracciare questa valle
multiforme arcobaleno,
per aspera ad astra
alfa ed omega,
significante e significato.

Prima di divenire
indefinita polvere cosmica
passeggerò sul tuo zerbino,
origlierò al tuo cuore
cercando un cenno di luna,
un lampo di flashback,
una pietra lavica di rimpianto.

La mia forma liquida


La mia forma liquida
divino preludio
per farsi mare curioso
schiudere le tue valve,
pudiche resistenze,
penetrare l’alveo divino
conchiglia di sogno,
accarezzare la tua perla,
mantella di sole
cinta d’amore infinito.

 

L'estasi del dolore


Il dolce sedimento
di una memoria uncinante
inferisce avidi tagli
sul mio corpo nudo
offerto al tuo dominio.

Affonda affonda ancora!
Lecca il mio sangue vivo
bèati del mio dolore gaudente:
solo al calar dell’ombra
rinfodera la lama
serbàta per l’alba sanguigna.

18 marzo 2021

Giorni cupi

 

Quando incrociamo un volto
in questi giorni cupi
un volto fotografato
nella memoria iconica
relegato in un cassetto
chiuso di cianfrusaglie

alziamo il cuore
prendiamo lo sguardo
e doniamolo
addolcito accogliente

se ci ha separato
una gretta routine
se ci ha allontanato
una stolida follia
se ci ha ferito
una lama di rigetto

riprendiamo quel volto
spalanchiamo il cassetto
sempre grati al caso
che lo ha incastrato
generoso, scrupoloso
nelle nostre vite.

Aprite quel cassetto


Se al mattino vi svegliate con il sole accartocciato tra le cose inutili
se la vita vi sembra schiacciata su frasi di circostanza
se l’anima fatica a sciogliere ali rattrappite da costrizioni invadenti
respirate
prendete coraggio
aprite quel cassetto
si, proprio quello,
quello che tenete da parte
per i giorni come questi
quello dove riponete le meraviglie
quello dove stipate le volontà
quello dove, in fondo,
ma davvero in fondo,
c’è il miracolo della vostra vita.

Dove inciampano le stelle?


Chissà dove inciampano
le stelle cadenti
quelle che ci sfuggono
saltellando sull’orizzonte:
forse chiedono aiuto
sfrigolando scintille d’argento,
vanno forse a rotolare
in crepacci di rimpianti,
si sfaldano in mille singhiozzi,
rimbalzano tra valli di cobalto
si sciolgono in rivoli di lacrime.

Chissà dove inciampano
i desideri con le ali
le poesie d’amore
i sogni affogati di luce.

L'astronomo e il poeta



Un bel mestiere quello dell’astronomo. Passa una vita a sfruculiare fra le stelle cercando un posto che possa assomigliare alla Terra.
Ogni santo giorno con gli occhi incollati a quelle fantastiche lenti che scorrazzano il buio più nero, tra migliaia di puntolini cercandone uno, uno solo, che parli il tuo stesso linguaggio biologico, che racchiuda in sè le stesse leggi della vita che conosci. Un’affinità. Una simbiosi. Un comune terreno genetico.
Un bel mestiere quello del poeta che indirizza fiori colorati a posti immaginari. Ogni santo giorno a trasformare le sue emozioni in strisce di parole volanti, a ricamare arpeggi destinati ad un’anima sconosciuta, una sola, che parli lo stesso linguaggio del volo, che abiti lo stesso spazio d’infinita bellezza. Alla ricerca di un cielo che possa raccogliere quei versi, prenderne possesso e amarli. Un’affinità. Una simbiosi. Un comune terreno genetico.

Vivere capovolti


A volte ci sembra di vivere capovolti. Con i piedi immersi nel cielo e i sogni sottoterra. Ci sentiamo diversi, fuori posto, confusi. Le voci sono un mormorio indistinto, non leggiamo le espressioni di dileggio o compatimento sui volti della gente che scorre su tante gambe tutte uguali. Nessuno con cui parlare perché saremmo costretti a urlare. Nessuno da abbracciare, nessuno da amare. Poi, un giorno, da lontano, compare un sagoma alla nostra stessa altezza. Un’altra anima capovolta. Che ci sorride. E sorridiamo anche noi. Che ha gli occhi che parlano nei nostri occhi. Allora avviene che i sogni si sollevano da terra e i piedi sgambettano fra le nuvole. Ed il mondo è fra le nostre mani e possiamo raddrizzarlo per sempre.

 

Poteri della notte


La notte se ci pensate ha poteri magici. Possiamo cambiare identità come Clark Kent, indossare il mantello e assumere superpoteri. Nessun luogo è irraggiungibile, nessun ostacolo invalicabile, nessuna persona intoccabile. Tutti i nostri giochi preferiti ritornano a vivere come in un grande, meraviglioso Toy Story. I trenini elettrici, le Barbie, i Lego, i francobolli, Sandokan e Buffalo Bill. Tutti insieme con noi, nella notte delle meraviglie.
E poi lei/lui. Quella del primo banco che non siamo riusciti a conquistare o che ci ha camminato sopra come un tappeto sporco. Quella che non ha letto neanche una poesia che le hai dedicato. Quella che hai visto sempre di schiena. Quella che hai salutato con un “ci vediamo eh?”. Può essere tua, nella notte, su di un cavallo bianco, con la testa sulla tua spalla e il tuo sogno nelle mani.

La scelta del silenzio


Quando ti sembra di non aver nulla da dire in realtà è proprio perché nel recipiente ribollente della tua anima salgono a galla confuse e mixate sensazioni profonde che non riesci a raccogliere senza scottarti il cuore.
Allora scegli il silenzio, abbassando la fiamma del fornello della mente. Che sia rinuncia o che sia espressione di forza è interrogativo soggettivo.
A me accade prima o poi di sollevare quel coperchio perché le bolle si trasformino in desideri, in volontà, in gioia di vivere.

Il meccanismo perfetto


L’universo è una costruzione perfetta nella quale anche gli eventi distruttivi, i cataclismi stellari, le implosioni delle galassie hanno un fondamento; sono carrucole oliate, tiranti tesi, vasi comunicanti, incastro di casualità. In tutto questo caos determinato c’è un unico fattore di disordine: l’Amore, granello di sabbia che inceppa gli ingranaggi, deraglia i destini, frantuma le convenienze, innesca la follia.

Il paradiso


Forse il paradiso è il luogo dove esistono le cose che abbiamo immaginato di fare da bambini: vivere su un’isola con il Faro, mandare messaggi in una bottiglia, cercare un tesoro, le navi dei pirati, i cowboys e le pepite d’oro, gli extraterrestri e il teletrasporto. Il paradiso può essere il Luogo della Fantasia, il Regno di Peter Pan, dove ci si può sporcare di nuvole e abbronzarsi di sogni.

11 di noi


Si dice ci siano 11 di noi
in 11 dimensioni iperstellari
che vivono 11 vite diverse.
Se ci siamo incontrati
e non ci siamo riconosciuti,
in un altro universo
siamo una cosa sola
e le vibrazioni di quell’incontro
ci raggiungono ribaltando
la clessidra del tempo,
la geometria dello spazio,
l’asincronia dei cuori.

Il buio


A volte cerchiamo il buio, anche se ci fa paura, perché lo sfiorarci dell’ignoto, annacqua lo straziante rigirarsi nelle paludi del rimpianto, del falso appuntamento, del sogno sgretolato. La paura sminuzza il dolore e restituisce volontà di resistenza.

Flashes

Spegnete la luce e accendete i sogni.

Stanotte cercate bene sotto il cuscino: troverete le ali che vi servono per raggiungere i vostri sogni.

Tristi? Asciugate le lacrime, stendete i cattivi pensieri, affacciatevi sulla terrazza della speranza, afferrate i bordi della luna e baciatevi.

I pensieri d’amore sono come diamanti, non si possono intagliare, se non con altri pensieri.
E quando accade è un miracolo di perfezione.

1 marzo 2021

Non ti fermare

Emergi dalle schiume
ninfa metropolitana
fragrante di tuberosa
proibita e conturbante.

Non ti fermare
siediti ancora sui miei sogni
portami a spasso fra le nuvole
guidami in un giardino di aquiloni.

Non ti fermare
sdraiati sulla mia malinconia
aggancia il carro dell’Orsa
stenditi tra Vega e Andromeda
resta mia Stella Polare.

Non ti fermare
raccogli i colori di cento primavere
posa nuda modella di Velasquez
fatti marmo vivente di Michelangelo.

Non ti fermare
martellami ancora le tempie
fatti assaggiare zucchero e fiele
arrotola il mio perenne stupore.

Non ti fermare
uccidimi lentamente
perché possa centellinare
il tuo calpestio impertinente
sul mio cantuccio di vita.

Tipologie di sogni

Il sogno in punta di piedi
è quando mi svegli
facendo finta di non farlo apposta
e mi chiedi “Hai sonno?”
ma conosci la risposta.

Il sogno indelicato
è quando mi stringi
e fai le fusa imbarazzata
e mi chiedi “Ma io ti piaccio?”
ma conosci la risposta.

Il sogno scalmanato
è quando non ti vedo più
ma ti sento, ti respiro,
ti porto dentro di me
mi porti dentro di te
esplosione di baci
fusione di carezze.

Il sogno infinito
è quando ti addormenti
mentre ridi e ridiamo
e il mondo è fatto a spicchi
e il tempo è un giocattolo
e siamo dentro una cosa strana
che si chiama felicità.