28 agosto 2019

La Macchina Perfetta (3)


Furono giornate pesanti quelle che seguirono. Alessandro precipitò in una abulia senza fine e le ore in quel maledetto ufficio, per Loredana, non passavano mai.
A settembre fece la scoperta definitiva.
Con il mouse cliccò su una finestra che non aveva mai usato.
Ma perchè non l'aveva mai usata?
Scoprì che, ad insaputa di tutti, Alessandro l'aveva abilitata a potere 9: lo stesso del Presidente!
Quindi quella finestra prima non l'aveva proprio.
Fra le scelte di quella finestra ce n'era una che si chiamava "PROGRAMMA".
Cliccò.
C'era una sottoscelta: "STATO D'ANIMO".
Cliccò.
Si aprì una specie di ventaglio con tutte le umane possibili manifestazioni del proprio stato mentale.
Scelse "ALLEGRO" e cliccò.
Si aprì una finestra: "VUOI INSERIRLO COME STATO D'ANIMO PREDEFINITO?"
Rispose "SI" e cliccò.
Subito Alessandro ebbe come uno scossone, ronzò per circa cinque minuti e subito dopo cominciò a raccontare barzellette. Sul display brillava la scritta "ALLEGRO".
Loredana schioccò le dita: "Ah Finalmente!. Non ne potevo proprio più."
"Alessandro, come va la vita?"
"Il concetto di vita esula dal mio programma. In ogni modo, posso dire che mi sento in gran forma."
"Benissimo, allora vedi di farmi passare più in fretta questo tempo, prima che possa andarmene a casa. La mia vita è già molto grama!"
E giù a fare il buffone.
Ma sul display, nascosto da una tendina fatta calare artatamente da Alessandro, c'era scritto: "BUGIARDO".
Accadde un giorno di Novembre.
Loredana non lo aveva notato entrando, ma non ci aveva fatto caso. Probabilmente era stato chiamato dal Presidente. A volte mancava per ore, quando era utilizzato in altri uffici. Poi, sul tardi, dopo parecchie chiamate da parte di colleghi che lo reclamavano, cominciò a preoccuparsi.
"Gianluca, hai visto Alessandro?"
"No, non è da te?"
"No, non lo vedo da ieri sera."
"E' strano. Lo cercano un pò tutti."
"Non sarà per caso in Archivio?"
"Vogliamo andare a vedere insieme?"
"Ok."
Scesero nel seminterrato e aprirono la porta dell'Archivio. Quel luogo era permeato di un odore intenso di carta e inchiostro. Non tutto era stato ancora riclassificato in "files". Una buona parte era ancora conservato in buste. Cataste di pratiche erano sistemate lungo tutte le pareti. Sembrava tutto tranquillo. In un angolo c'era la porta dei quadri elettrici, e subito accanto, quella dei servizi. Entrarono nella prima.
Vuota.
Entrarono nella seconda.
Vuota, se si esclude un enorme cassonetto per i rifiuti.
"Non vorrei pensare che lo abbiano rapito", disse Gianluca.
"Ma stai scherzando? Una macchina? E per farci cosa?"
"Una macchina si, ma che vale miliardi. Potrebbero chiedere un riscatto."
"A volte credo che siate tutti un pò pazzi..."
Stavano per rifare le scale quando Loredana ebbe un sospetto. Come una voce dal di dentro.
Corse indietro verso la stanza dei servizi, prese una sedia, la appoggiò contro il cassonetto e vi salì sopra, sporgendosi contro l'apertura.
Era lì.
Silenzioso, immobile, con la parte superiore leggermente inclinata.
"Gianluca! Ho trovato Alessandro!"
Accorsero dopo poco tempo tutti i colleghi.
Nessuno sapeva spiegarsi l'accaduto.
Come aveva fatto Alessandro ad entrare nel cassonetto? Qualcuno lo aveva nascosto? E perchè tanta crudeltà? In fondo era solo una macchina.
Queste domande vagolavano per la stanza, quando, improvvisamente, il brusio si spense. Era arrivato il Presidente.
"Signor Ricci, ma non ci avevano assicurato che Alfa 7459bis (era la prima volta che Loredana sentiva il nome di Alessandro in codice) era praticamente indistruttibile?"
"Così, in effetti, ci hanno detto. Ma noi la stavamo appunto testando."
"Cosa vuol dire, che siamo stati più bravi noi a romperla che la Havelett & Bridge a costruirla?"
"Sembrerebbe di si."
Il Presidente ebbe un moto di stizza.
"Telefonerò personalmente al Direttore della Società per fargli le mie rimostranze e per chiedere che ce lo sostituiscano immediatamente, con un modello più aggiornato. Forza, adesso ritornate tutti a lavorare."
"E voi," - rivolto a due inservienti - "tirate fuori quella macchina da lì e portatela via."
Rimasero solo Loredana e Gianluca.
"E lei signorina? Non ha nulla da fare?"
"La deve capire, Signor Presidente", intervenne Gianluca, "ci ha lavorato insieme per un anno."
Uscirono.
Loredana stette per un pò pensierosa, poi risalì sulla sedia appoggiata al cassonetto.
"Povero Alessandro" - pensò - "i tuoi programmatori tutto avevano previsto, meno che potessi innamorarti."
Accarezzò con tenerezza quell'ammasso di lamiera ormai inerte.
Gli inservienti sollevarono Alessandro e lo poggiarono su una barella.
Quando passò davanti a lei fece in tempo a vedere il display.
Quasi invisibile si leggeva con caratteri sfocati: "FELICE".
Era una giornata grigia e piovosa.
Di quelle che non ti aspetti possa capitare alcunchè di nuovo, che tutto sia destinato a rimanere impantanato nella monotonia.
Loredana spense la luce ed uscì.

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