5.9.25

Altro da me



Io non sono più il mio corpo.
Lui va per i fatti suoi
trascinando l’anima
che sbatte agli angoli
sanguinando di gesso.

Penso che abbia inghiottito
un telecomando impazzito
dalle batterie infinite
che salta e salta,
evitando buche,
inventandosi necessario.

Vorrebbe liberarsi di me
scomponendosi in atomi,
burlando la genetica,
irridendo dio e le pantomime
di un’etica inutile e faziosa.

Mi nascondo da lui
scrivendo queste righe
- mai sia mi scoprisse -
accovacciato, nudo,
a cercare un’agonia
resistente all’oblio.

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