22.2.21

Esiste un punto

Esiste un punto
alla latitudine del tuo sguardo
dove s’intrecciano miracoli
recitano schegge impazzite
promanano essenze
rubate ad angelici pittori

un punto al rovescio del tempo
cucito sulle labbra dei venti
impronta d’infiniti karma
vertigine di sensuali promesse

un punto dove
è placido inarcarsi
per suggere ambrosia
dalla brocca del cielo.

E' sempre notte



Quando sarai alba
sarò valle di cielo
quando sarai zenith
sarò cascata d’asfodeli
quando sarai tramonto
sarò culla di mezzaluna
quando sarai notte
- ed è sempre notte -
sarà tutto un sogno
che attende il mattino.

17.2.21

Rincorrendo Pessoa

Ho scritto poesie d’amore
che fanno tanto ridere
e non potrebbe essere altrimenti:
le vere poesie d’amore
fanno ridere
fino alle lacrime
sono versi senza fronzoli
dettati dalle nostre anime nude
senza orpelli e metafore
senza marchingegni o allusioni
sono diretti al centro della felicità
e come non si può ridere
quando si fa solletico al cuore
quando sono ciambelle di baci,
caffellatte di sguardi,
caramelle di sogni.

Anche io ho scritto
poesie che ridono
di una meravigliosa stupidità
di un incredibile idiozia
di un’irripetibile ingenuità
ma rido ancora sempre
fino alle lacrime.

Intubato d'amore

In questo bailamme
il mondo rotola di colori
striscia di urla e gode
di attimi sbriciolati d’inedia.

In questo fragore metropolitano
dove il circo è parvenza e oblio
mi piace guardarmi il cuore
e le falsità che lo corazzano.

Dentro me palpita un firmamento
che preme dalle mie ciglia bagnate
fuoriesce meccanica celeste
alchimia di venti e poesia
io, pagliaccio intubato d’amore.

Sogno ricorrente

Ballare con te
è sogno ricorrente:

un inchino al tuo splendore,
il mio braccio ti circonda
e giriamo giriamo
al ritmo di sospiri
ticchettio di sguardi

giriamo giriamo
occhi intrecciati
mani fra le mani

giriamo giriamo
trottole di luci
onde di desideri
miscela di passione

giriamo giriamo
cavalcata di sogni
concerto di stelle
si sfiorano i fianchi
petto su petto
si toccano i cuori

giriamo giriamo
valzer di libellule
ghirigori di gabbiani
evoluzioni di delfini

giriamo senza fine
avvolti di cielo
abbraccio di comete

tracciamo piroette
tra Pleiadi e Cassiopea
saltiamo sui poli
rotoliamo sull’Equatore

giriamo per sempre
con mille caroselli
fino alla fine dei tempi
fino alla soglia del paradiso.

I baci

Le anime si fondono
all’incrocio di due labbra,
sono congiunzione di miracoli
bagnati di nettare divino.

I baci sono cabrate di cielo
capitomboli di sogno,
riverberi di luna,
sinfonie di fiaba.

I baci allargano il tempo
fino alle porte dell’eterno
rimbalzano giocosi
sulle rampe dell’universo.

I baci non finiscono mai
le anime non si staccano,
si librano dai corpi
e si baciano per sempre.

9.2.21

Ho sistemato il tramonto


Ho sistemato il tramonto
di colori più tenui e delicati
ho riordinato le corolle dei fiori
salutato cicali e farfalle
ho steso un cuscino di nuvole
per baciarti sulla fronte
con un pizzico di meraviglia.

Intreccio di luci

Sei intreccio di luci
ricamo di stelle
svolgerò il tuo gomitolo
per scoprire il tuo segreto
nuda fata sguainata
culla dei miei desideri.

Non parlare

Non parlare.
Sto leggendo lo spartito,
la musica celestiale
che proviene dal tuo cuore.

Metto in ordine
le pagine dove hai messo
le linguette per segnare
le frasi che ti hanno ferito,
gli sguardi che ti hanno insultato,
i sogni che ti hanno strappato.

Non parlare.
Chiara mi giunge
la voce della tua anima
quella volta che ti sei vergognata
quella volta che ti sei pentita
quella volta che non ti sei perdonata.
quella volta che hai sprecato l’amore.

E le frecce che ti dilaniavano
tu in quanto donna
sempre in salita,
sempre in ostaggio,
sempre imputata.

Non parlare.
Ti accarezzo l’esistere,
ti bacio il resistere,
ti prendo in braccio
insieme ai tuoi bagagli
di cenere e di dolore.

Non parlare.
Stiamo distesi nel silenzio
Tra di noi la voce delle stelle,
i canti della poesia,
l’anello dell’infinito.

Disegno di Francesco Avella

Nastro di cielo


Hai slegato un nastro bianco
e son volati i miei pensieri:
li tenevi prigionieri
in una gabbia di cielo.

Radente formazione,
turbinio d’ali giocose,
trottole d’amore
rotoleranno al tuo indirizzo.

Busseranno alla tua sorpresa
s’inchineranno alla tua bellezza
ti scaleranno l’iride
e baceranno i tuoi desideri

Nudo di sogni

Aggrappato sto
nudo di sogni
uncinato dal maestrale
graffiato di speranze
alla finestra del dubbio
ossidata di rimpianti

Donna o sirena


Non è da tutte
racchiudere il mare dentro
sbattere, accarezzare,
sommergere, scavare,
ferirsi di sanguigna schiuma,
per poi risalire
nuda conchiglia
accogliere il sole.

Donna o sirena
galleggi sul mondo,
boa meravigliosa
t’intravedo, azzurra,
annegata di cielo
in fondo alla mia tempesta.

29.1.21

Poesia su Venere

Volevo regalarti
il più bello dei miei tramonti
quello dei colori inventati
dei sogni che camminano
dei baci che ubriacano.

Volevo accarezzarti
col più strano dei miei pensieri
quello delle follie improvvisate
delle corse in riva al mare
delle fantasie più sfrenate.

Volevo dedicarti
la più bella delle mie poesie
quella che ho scritto su Venere
quella che mi recita il silenzio
quella che non esiste senza te.

Volevo rabboccarti
le coperte della vita
quelle che ti tengono al caldo
quelle che ti arrivano agli occhi
perché la paura resti fuori
e il letto sia un girotondo.

Volevo trasformarti
da idea a fuoco di cellule
da sogno ad angelo di carne
farti bussare alla finestra
e volare nel mio tempo vuoto.

Vorrei prendermi cura di te


Vorrei prendermi cura di te
fra i mille aculei
che ti hanno ferito

vorrei prendermi cura di te
fra i mille sospiri
che ti hanno ucciso dentro

vorrei prendermi cura di te
e poi sparire nei tuoi abbracci.

Foto Fabio Lizzi

23.1.21

Cioccolatini di gioia

Le mie giornate
esorbitanti spazi
di mera sopravvivenza,
gesti di assuefazione,
dondolii di limbo,
perifrasi di nonsenso
truccati e organizzati.

Poi inaspettate crepe
sul muro grigio bulimico:
ed ecco che sei ombra viva
catturi quegli spazi
mi trasporti nel tempo
che non è mai trascorso.

Parliamo, voltiamo pagine di tutto,
la spesa, l’auto che non parte,
il vicino che urla, il mondo fuori
che puó rompersi in mille pezzi
ma che c’importa? siamo tu ed io
a tenerci la mano, condire l’insalata,
un bicchiere di vino e un verso di Neruda.

A raccontarci la vita che scorre
su tornanti impraticabili,
salite aguzze sanguinanti
e allora ci voliamo sopra
folli di risa, di lacrime da bere
insieme, sottobraccio al fuoco
del camino sfrigolante d’amore.

Spicchi delle mie giornate
che scappano via dalla fantasia
corrono in fondo a corridoi
dove li riprenderò umidi di sogno
per ricominciare all’infinito
rintocchi di beatitudine
cioccolatini di gioia.

Il mito degli androgini. Platone - Simposio




Gli esseri umani erano sfere perfette che roteavano nel Creato. Erano di tre generi, rotondi come i loro genitori: le donne figlie della Terra, gli uomini figli del Sole e gli androgini, che avevano caratteristiche di entrambi gli altri due generi, figli della Luna. Erano dotati di quattro braccia, quattro gambe, quattro orecchie e due volti. Essi sfidavano la potenza degli Dei e Zeus decise di punirli per tale arroganza. Ne volle limitare la forza perciò li divise, sezionandoli. Incaricò Apollo di curare loro le ferite provocate da tale operazione e il Dio le suturó con un nodo sull’ombelico. Inoltre Zeus, per ricordare loro per sempre la punizione, disse ad Apollo di girare i loro visi sul davanti, lasciando che si vedessero le rughe sul ventre. Ma le creature non si davano pace, cercando continuamente la loro metà e per questo non si nutrivano e finivano per morire di fame e di noia. Zeus si mosse a compassione e spostó loro gli organi sessuali sul davanti consentendo così la procreazione. Inizió così la ricerca della propria anima gemella. Più precisamente, gli uomini che si innamoravano delle donne e le donne che si innamoravano degli uomini provenivano dal sesso androgino; mentre gli uomini che derivavano completamente dal sesso maschile e le donne che provenivano interamente da quello femminile appartenevano alla categoria degli omosessuali. Questi ultimi, non potendo procreare, comunque erano felici al completamento della loro ricerca, contribuendo così alla serenità della comunità. 
La felicità, l’amore e quindi il desiderio di ognuno di noi di completarsi nell’altra metà non sono affatto motivati esclusivamente dall’attrazione sessuale, ma anche da qualcosa che cerchiamo nell’anima della persona amata e che è inesprimibile, nonostante lo percepiamo dentro di noi. 
Per riunirsi nel segno dell’Antica Perfezione sono quindi le anime a doversi reincontrare e riconoscersi.

19.1.21

Vidi una perla

Vidi una perla
nel fondo del fondo
dei miei pensieri aggrovigliati
e m’immersi
incantato da trasparenze
bozzolo d’armonia celeste.

Eri divina placenta
accomodai i miei sogni,
distesi le mie volontà
supine al tremolar dell’onda.

Oblio della terraferma
mi lasciai trasportare
concerto di sirene
baciai le tue valve
dove perla bluastra
lampeggiava suadente.

Cantai al popolo sommerso
la congiunzione dei pianeti
la sincronia delle maree
il perfezionarsi del mito.

Ma fu cinico inganno
lacerante metamorfosi,
effimero contrappasso,
mi ritrovai branchiale
su spiaggia di catrame
tra le mani piagate
carbonizzata perla.

Deserto

Brancolo
ramingo ed assetato,
fradicio di rena bruciante,
respinto ondivago
ai margini desertificati
di un tempo rubato al Nulla,
cercando una voce d’oasi
nella tenerezza di uno sguardo,
nel raggomitolarsi di un cenno,
nell’invocazione di un sogno.




12.1.21

Ti verrò ad amare


Ti verrò ad amare
in mille forme diseguali
mi farò plasma di collina
curvatura di onde
soffice ombra di sorriso
brezza d’aurora
unguento di tramonti.

Ti verrò ad amare
ogni giorno di mille anni
ogni vita di mille vite
sorgerò in eterno
ti sfiorerò le labbra
sole fisso del tuo cielo.

Lo scherno alla tempesta


A volte accade che di proposito 
volti la schiena alla tempesta:
ella vuol ghermir la preda
e non tollera il mio scherno,
urla, ruggisce, bestemmia
mi lambisce, mi rincorre.

A volte soave m’illude
con tropicali calme
solo cinici espedienti
per poi proiettare
neri arabeschi di morte.

Ma io sfuggo in alto
dove mi porta la poesia,
vette inarrivabili al tormento
che s’arrende rarefatto.

E lo sguardo va oltre il tempo
riporta essenza di sole
indimenticabili fremiti d’oriente
profumi e aromi di sirene.

Ma se il rotear di mondi
ha un senso definito
altre rive son da consegnare
alla giustizia del destino:
io volo, invento traiettorie,
cavalco stormi di comete
traccio iperbole d’argento,
altri strisciano falsi,
incapaci di lasciar la terra
nullità rotolanti nel fango.