27.9.22

Dedicata ad Hadis Najafi

 


Dedicata ad Hadis Najafi martire della ribellione delle donne iraniane.

Sei libera, finalmente.
Sciolti i capelli
al sole della rivoluzione
sei volata oltre le sbarre
con uno sberleffo di vento
ai carcerieri della bellezza.

Hai spiegato al mondo
la forza delle donne
gentile come una farfalla
piantata come roccia
nel cuore della verità.

Hai strappato il velo
col pugno teso:
ti accarezzano ora
le mani dolci del futuro

figlia, mamma
compagna, amica
fiore rosso del nostro
spoglio giardino.

Se tu fossi libro


Se tu fossi libro
saresti Bibbia del mio suicidio
mappa icastica
per le porte degli Inferi.

Ti sfoglierei lento
inseguendo quell’odore
di carta muschiata
che penetra gli alveoli
e brucia la mente.

Sottolineerei le grinze
che s’appropriano degli angoli
la danza delle virgole
l’amplesso degli ossimori
la panacea delle metafore.

Ti visiterei a salti
altalena dei capitoli
giostra di paragrafi,
cancellerei ogni indice
perché non ci sia mai fine.

Ti riporrei delicatamente
in piedi, in alto
sui ripiani più dolci
sulle mensole colorate
per riprenderti e riscoprirti
ogni volta misterioso
ogni volta capriccioso
il mio libro dell’amore infinito.

Schiudimi


Schiudimi.
Sarò l’ombrello
che proteggerà
le nudità del tuo pianto
che scorre come linfa
nelle mie vene abrase
traccia solchi di vetro
sulle mie guance corrose
e mi ritrovo a bere
nell’eternità del tuo mare.

11.9.22

Patetico


Patetico.
Brandisco il cencio
scrupolosamente adatto
troppo perfetto
con quel biancore artefatto
pungente
come la balestra di Robin.

Patetico.
Quel letto e quella sedia
liberati dalla polvere
che spero sempre
si porti via con sè
il passato gravoso:
ma è lanugine
sberleffo perverso
ritorna
oggi o domani
fra due minuti o anni
ritorna.

Patetico.
Mi faccio sbugiardare
da questa nuvola grezza
- ma insisto non si sa mai -
mi abbandonerà un giorno
questa polvere abulica
oziosa, parassita
che ricopre sguardi,
miscela smorfie,
rimbrotti e slanci
e mi rimette in mano la penna
che prende in giro il tempo.

Buongiorno al femminile

 

Buongiorno alle sognatrici
alle operaie dell’alba
alle madri affannate

buongiorno alle poete
a tutte le artiste
dalla mano delicata
dal cuore caracollante

buongiorno alle amanti
tradite sole deluse
buongiorno alle violentate
alle schiacciate, alle sole

buongiorno alle grandi menti
che camminano in piccole scarpe
buongiorno alle ribelli
alle rivoluzionarie
alle combattenti.

Buongiorno a tutte voi
uniche, raggianti, essenziali
diametro universale
di un mondo
che non vuole arrendersi.

La vita nascosta


Quando ti sembra
di essere solo
svegliati,
cammina
e fai bene attenzione.
La vita è furba
vuol essere scovata:
hai un marciapiede
meraviglioso
da ammirare
sotto le scarpe.

Gradito raggio


Il mattino ora
si lava le mani
nella boccia umida
che la notte lascia
allontanandosi
furtiva.

Respiro
i pensieri appallottolati
nelle tasche assonnate
grato a quel raggio
che sfugge all’assedio.

Settembre

Settembre
è delicato con l’estate
non la strattona
non le scompiglia i capelli,
l’accompagna con garbo
le conserva i ricordi,
l’abbronzatura e gli amori
in batuffoli di nuvole.

E io vedo la sera
arrossire più presto
quando il mio pensiero
aggancia il tuo
e insieme si coricano
fra le lenzuola della notte.

Il doganiere


Quando mi spinsi
per la prima volta
nel mondo dell’altrove
uno strano fagotto
mi premeva il petto.

Il doganiere alato
mi chiese
se avessi qualcosa
da dichiarare.

“Nulla di importante”, risposi.
“Solo cento poesie d’oro
recuperate da un pozzo
pieno di lacrime e tempo perso”.

“Allora è la porta giusta per l’altrove”,
disse il doganiere
e mi fece passare.

30.8.22

Ti accolsi


Ti accolsi
nuda d’inutile semantica
desti voce cristallina
a suggestioni sciamaniche

con mirabili sfiori
cucisti olistiche poesie
che schiusero corolle
di multicolori incanti

così viaggiammo
su treni di nuvole
su barche di sogni
giungendo sfatti
alla fine dei tempi.

Fine agosto


La sera torna
ad abbottonarsi il colletto
mentre la luna
sale i gradini del cielo
con un mantello vaporoso.

C’è un’attesa
che addobba le cose
e acqueta i pensieri.

I silenzi
si accomodano
sulle panchine dei desideri.

Tutto è più calmo
nell’avanzare delle foglie
che intendono raccontarci
storie di amori scoloriti.

21.8.22

Stelle fuggenti

Anni fa
non fosti stella cadente,
ma fuggente.

Ti attirò
gravità ignota
verso pianeti mediocri.
Fu illusione peregrina
e collisione di faglie.

Morì un uomo
nacque un poeta.

Non ci fossero stati i terremoti 
non saremmo terre emerse:
amebe e forme elementari,
non avremmo occhi
per scrutare il cielo.

Arminieggiando (2)

Allontanarsi
dal clamore superfluo,
passeggiare
fra contorti ulivi,
assorbire
le fragranze amicali
dono del bosco,
arrotolare il silenzio
per fumarlo in compagnia
di mani innamorate.

Sono queste le terapie
che ci prescrive l’anima.

Restare periferia del mondo
comprenderne le rarità
e accoglierne le fughe.

Ferragosto

 


Una stella e una conchiglia.
Una risata nel vuoto.
Amici, tanti amici, tanti like.
Invidie dietro i denti.
Un salvagente nel mare.

L’ultimo giro sulla giostra.
L’ultima foto nella mostra.
Fuochi tanti fuochi.
Troppi fuochi lontani.
Troppi fuochi dimenticati.

Siamo massa e siamo soli.
Devoti e blasfemi.
Supermercati di ego.
Intermittenze di pietà.
Lavatrici di coscienze.

Familismo amorale.
Sono fuori resto altrove.
Chiedo scusa al trend.
La luna è solo un sasso.
Ho freddo a ferragosto.

14.8.22

Luce morta


Una stella mi è morta
mille poesie fa,
ma io continuo
a vederne la luce,
comprendendone
la fredda falsità.

Non temere


Non temere
sarò lì
quando il cielo cadrà
sulle nostre bocche unite
e le corolle si spalancheranno
invase di nettare
fecondate d’assenzio

si libererà
purpurea gioia
vibrante raggiera
aiuola di stelle

e un divino carillon
festeggerà soave
la danza del ritrovo

quando le anime
si toccheranno
e viaggeranno
plasma di sensi
esosfera del sublime.

Risveglio


Mi piacerebbe essere
quel pensiero sorridente
disteso sulle tue labbra
tra un aggrottare
e uno stiracchiare.

Ricordi

 

Si assembrano
convitati di pietra all’uscio
di una memoria sghemba
ciottoli eburnei
sotto i piedi nudi.

Li faccio ruzzolare
piagato nell’anima
cercando una buca
all’uopo capiente.

Inutile palliativo
presto verrà scossa
la cenere bulimica
e amaro il dileggio
coprirà il vento.

8.8.22

Onda e scoglio


Un giorno ci svegliamo onda
sposiamo vento e rabbia,
scaviamo destini con cucchiai di sale,
ruzzoliamo in maestoso disordine,
padroni della vita e della gioia.

Un altro ci destiamo scoglio,
unti di tenacia sanguinante
ci lasciamo scavare
trincee di dolore
mosaici di cicatrici
ladri di spizzichi di sole.

Il versarsi di provvida bonaccia
è l’ansa del poeta
che libera gabbiani
a sorvegliare le maree
e i flussi del tempo che geme.

Cosa sono i poeti


In fondo i poeti sono
fagocitatori di pause
nell’andirivieni statico
dei metrò incolonnati.

Essi radioascoltano
piccoli quark
nello spazio profondo
dove scorgono firmamenti
sotto le suole slabbrate
di un barbone disilluso.

I poeti mordono
il veleno dei pazzi,
sono altalene gioiose
e sottomarini di piombo
hanno i denti guasti
a furia d’ingoiare stelle.

I poeti servono a poco,
tuttalpiù a divertire:
saltimbanchi di parole
in un mondo di geni
e genuflessi.