27.12.23

Il dolore delle pause



Il dolore più sordo
è quello
nello spazio bianco
che si coagula
tra i versi impigliati
nel reticolo del pensato.

È proprio lì
che la sinestesi
imprigiona la percezione
dell’amore perduto.

23.12.23

I sentieri della luna



Era una sera di quelle speciali
quella in cui qualcosa pesa
negli interstizi tra dubbi e fole
fra le inevase tortuosità
in cui s’annebbia il passo.

Allora ti può accadere
seduto in grembo al Nulla
che luna ti tocchi la spalla
chiamandoti per nome:
“Non tutto è da buttare”
- dice -
con un lampo d’argento.

E tu ti sollevi e torni a camminare:
quei riflessi di metallo
sono sentieri nel cielo
di una storia che attende
il suo momento per brillare.

15.12.23

La devozione delle reti



Frange rosse sulla banchina
noi figli del mare
pescatori di lacrime
le mani rigate,
sangue rappreso
su tonfi di onde.

Pescatori di sogni,
farfalle senz’ali,
abbiamo posato la vita
grati nel porto
dove s’accosta il miracolo.

10.12.23

Il poeta cieco



Soldatini impettiti
gli anni si allineano
marciando spediti
sulle righe della memoria.

Da quel giorno
le parole bruciano
per farsi inseguire
da un poeta cieco
che vuole amare il sole.

3.12.23

Ciottoli



Ciottoli smarriti 
i miei versi…
disequilibri rotolanti
su chine incolori.

Mete ignote,
bussole infrante,
solo propendo
verso l’infinito.

22.11.23

Ho sempre tutto in ordine



Ho sempre tutto in ordine.
Sistemo il sole la mattina
fra due pensieri taglienti
e lui s’adegua sbuffando un pò.

Le persiane sbadigliano
con le bocche impastate
di foglie e di rugiada.

Il letto gigioneggia nell’attesa
di essere rimboccato.

Nello specchio qualcuno
mi osserva distratto
e un cucchiaino di jazz
si perde nel caffè.

Anche la polvere
sa come farsi trovare
e ride, la stronza.

Qualche poesia mi va stretta,
ma poi la stiro meglio.

Tutto ha il suo senso
nella giusta collocazione
fra stomaco e nervi.

Poi mi accade la sera
esaurita l’agenda
nei luoghi dell’inerzia
di tornare verso casa
con i pugni sul petto
chiedendomi perché
in quest’ordine sublime
manca tanto lo sgambetto
del tuo facile disordine
a farmi ruzzolare il cuore.

20.11.23

Recensione “Jupiter IRBM” di Beppe Stallone



Beppe Stallone, giornalista, collaboratore del “Nuovo Quotidiano di Puglia” esordisce come scrittore con una raccolta di racconti brevi intitolata “Jupiter IRBM”. In essa “non esiste un filo conduttore vero e proprio” dichiara l’Autore stesso, “essendo un contenitore di vari spunti derivanti perlopiù dall’attività professionale, ma anche da spaccati di vita più intimistica”.
In effetti dalla lettura, sempre gradevole, di questi testi ci sono evidenti tematiche traslate da cronaca e reportage frutto del suo lavoro, intermediate con cornici emotive che possono assumere risvolti talvolta thriller, talvolta ironici, talvolta di amare prese d’atto.
Tuttavia se si vuol estrarre un tema dominante, emerge certamente quello della complessità dell’umanità a ridurre le tensioni verso i conflitti, soluzione invece che, se fosse in mano ai bambini, troverebbe vie d’uscita molto più semplici e accessibili. Così è per la Guerra Fredda, rievocata nel racconto principale , “Jupiter IRBM” e in “Ù biliz” dove la famiglia di un bambino viene segnata da un’esperienza di criminalità e pentimento di un genitore.
In “Balaton”, altri fatti storici - la repressione della rivolta ungherese del ‘56 - sono lo sfondo di una bella e commovente saga familiare.
Particolare e intrigante l’incursione che l’Autore compie nella fisica quantistica, ne
“Tutta colpa dei neutrini”, vere e proprie “schegge” di scrittura aforistica, dove si immagina il permanere della vita in forma non visibile, al termine di quella terrena, sotto forma di fasci di particelle, pensanti e senzienti. Iconiche, sono inserite rievocazioni delle tradizioni religiose popolari dell’approdo della zattera della Madonna della Madia a Monopoli e la trasposizione onirica delle reliquie di San Nicola a Bari nel racconto “Nicola mio fratello”, in chiave quasi psicanalitica.
In conclusione, addentrarsi nella lettura di questa raccolta è un percorso mai scontato, poliedrico, istruttivo, per l’evidente approfondimento professionale di fatti poco conosciuti, spesso con finali inaspettati e vibrazioni emotive.
Un esordio promettente che apre le porte a possibili evoluzioni dell’Autore verso forme espressive più ampie come il romanzo, la sceneggiatura o anche la drammaturgia teatrale.

17.11.23

Stelle cieche



Le mie poesie
sono stelle cieche
affamate di luce,
traiettorie di alfabeti
orfane di gravità.

Le metto in fila
zingare tristi
in un cielo bugiardo.

Mi attardo ad origliare
il silenzio che addenta la gola.

3.11.23

Le cose semplici



Mi sono sempre piaciute
le cose semplici
le persone semplici
quelle che hanno
pensieri semplici
su argomenti complessi
che hanno poche
risposte semplici
ma tante tante domande
fuori dai libri
fuori tema
fuori di testa.

Tu mi facevi
tante domande
e leggevi le risposte
sulle labbra del cuore
tutte risposte
di cui sapevi la direzione
il vento
il sogno
che ti avrebbero portata
in paesi lontani.

E viaggiavamo
insieme
su barche di cartone
con ali ridicole
verniciate di silenzi
su nuvole di parole inutili
senza senso
perché
ci mangiavamo di parole
ad occhi nudi.

Eravamo
un miracolo semplice
bastava pensarci
senza sforzarsi
un miracolo
così semplice
che durò
la vita di una bolla
nel fiato di un bambino
che ti soffiò via.

29.10.23

Sangue sulle parole



Il poeta
si consuma di parole
si onanizza per un desueto,
vaga per mondi
mordendo metafore
ossimori e fonemi,
si taglia le vene
per un’iperbole,
muore su ogni luna
che eclissa il suo amore,

ma sull’orribile mattanza
circumnaviga il Nulla
satellite disperato,
le parole sono meteore
schizzi di sangue
sul volto di Dio.

25.10.23

Rifugio



Notte umida
d’un ottobre inutile
le tue mani sagole
con cui annodo il senso
ghermente il profondo

m’alcovo fra i tuoi seni
ancillari penisole
innocenze rifrangenti
dove abbevero
purezze neonatali.

17.10.23

Autunno



Mansueto
è l’autunno
affine
sintonia,
mi si siede
accanto,
tutto
evanescendo
tutto
smorzando.

Restano
i contorni
mossi di pioggia
che non cerco più
di afferrare.

13.10.23

Il mondo chiuso fuori



Posare
le mani
sul capo
del mondo

ti amerò
nel solco
dei neuroni
impazziti
di luce e sangue

noi chiusi
in conchiglia
avvampata di mare
per sempre,
per mano,
per infiniti cieli.

9.10.23

Guerra, ancora




Le categorie di scorta
esaurite
sconfitte,
canovacci ruminanti
parafasie croniche.

La guerra
ha un palmare griffato
i tasti sulle teste,
somministra sulfamidici
e prepara la pace antigenica
per i pagliacci sui troni
che stiperanno il pianeta
nel loro portafoglio di sterco.

1.10.23

Il mondo dei Puri



Il mondo è dei Puri
quelli sul soglio
con l’indice congelato

i navigatori del senno
che ordiscono la trama
dei dimenticatoi

quelli che esortano
per il tuo bene
a differenziare i calzini bucati
insieme ai cuori logorati.

Io sono restato impuro
con una fanghiglia addosso
che è diventata una lavagna
su cui cerchio ghirigori:

sono il nome di una ferita
che amo vedere sanguinare.

29.9.23

Sognando le città



Si lo so
sono stupidi pensieri
quelli che mi vorrebbero
con te mano nella mano
saltare su una gondola
mentre Venezia trema
di freddo e solitudine
e saluta nella nebbia
gli ultimi gabbiani
abbracciati al tramonto.

Si lo so
sono banali pensieri
quelli che mi vorrebbero
con te cuore su cuore
ballare a Ponte Vecchio
mentre Firenze dipinge
su tavolozze di cielo
e recita a memoria
endecasillabi inventati
da poeti mai vissuti.

Si lo so
sono futili pensieri
quelli che mi vorrebbero
con te labbra su labbra
ridere al Colosseo
mentre Roma stornella
le sue filastrocche
alle rondini ed ai barboni
che si amano come noi.

Si lo so
ma mi basterebbero
anche pensieri più piccoli
con te luna negli occhi
camminare sotto il Castello
mentre Monopoli s’addormenta
e canta la ninna nanna
alle anime che si perdono
e sognano le città.

25.9.23

I due me



C’è un me
tentato dalla resa
con un cappello di cenere
e un cencio in mano
senonché
non c’è abbastanza polvere
in giro, nelle fessure.

Potrei scuoterne altra
anziché scrivere
versi maleodoranti,
versi con vermi
brulicati dal passato.

Si, sono tentato
di sospendermi il cuore
e mettermi in coda
con la ragione svenduta
al banco dell’usato sicuro.

Allenarmi ad alienarmi
coi polsi aggrappati ai bordi
di una Jacuzzi di cartone
chiudendo fuori
quell’inutile me stesso
che adora la pelle d’oca
e sbava sui tramonti.

Adagiarmi spossato
in un sonno depurato
da intrusi e majorettes
che sia un virtuoso training
placido scorrimento
di cerniere senza intoppi
dell’ultimo vestito sartoriale.

14.9.23

Culmine



Sublime
quel momento
al culmine
in cui ti tengo
in cui mi tieni
e si muove il mondo
il tempo, gli atomi,
il vento e le galassie
e alla fine
mentre rotoliamo
negli oceani
mi chiedi:
“ancora”.

Incastri



È un vaso di cristallo
il carcere di nebbie
in cui s’aggrappa
tenue allo scalare
la sagoma genuflessa
anima querulante.

È una resa sfiancante
allo scorrere del tuo corpo
che si fa brace
mio zenith, mio sangue
che circola all’infinito
nelle vene del tempo
fino alla foce dei sogni.

9.9.23

Grazie Lucio



È quasi il 29 Settembre
e sono avvolto nella mia solita
Giornata Uggiosa.

Rastrello i ricordi
cercando nuove Emozioni
e Penso a Te
che non sei stata certo
Un’Avventura.

Ancora Tu
fra i miei Pensieri e Parole
che rischiari e affondi
la mia vita
sulla Collina Dei Ciliegi.

Mi Ritorni In Mente
sempre e Comunque Bella
anche se ho promesso
a me stesso
che Vivró Senza Te.

Attenderò la primavera
che riporterà
I Giardini Di Marzo
quando potrò
alzare di nuovo al cielo
La Canzone Del Sole.