5 giugno 2019

Scandalo calcio



Pubblico un intervento sullo scandalo che colpì il calcio professionistico. Fu pubblicato sul periodico Portanuova di agosto 2006 n. 74

Le vie del nostro paese sono frequentate da popolo festante, gioiosamente rumoroso per i trionfi pallonari, cittadini e nazionali. E, sfrucugliando tra il consueto nugolo di riflessioni, costituzioni rabberciate, centrosinistra virtuali più che reali, guerre sempre in agguato dietro l'angolo, varie ingiustizie planetarie, colgo un rivolo forse meno nobile, ma comunque stimolante. Mi riaffiorano, emergenti da un oblio semi-felliniano, immagini in bianco e nero: un folletto irridente e rompiscatole che aveva il n. 10 sulla maglia e andava a 10 all’ora con le gambe, ma a 100 all’ora con la testa. Quelle spalle macilente appartenevano a Gianni Rivera che è stato il responsabile n. 1 della mia passione calcistica. Non calciava, vellutava, non dribblava, siluettava, non sparava all'incrocio, ma deponeva trigonometricamente. Era il re di un'epoca in cui un operaio aveva un salario "solo" sette, otto volte meno di un calciatore e non trecento o quattrocento, come oggi. Era il tempo in, cui papà e mamma ti volevano "sistemato" piuttosto che precipitato a 12 anni nella bottega di famiglia o nei campi assolati. Era il tempo in cui poteva vincere anche chi non era ricco come il Cagliari di Gigi Riva "rombo di tuono" e la Fiorentina di De Sisti e Chiarugi. Era il tempo di "scusa Ameri, sono Ciotti dal Cibali..." Era il tempo di Umberto Saba con il suo portiere "caduto alla difesa". Pane e cicoria, con buona pace di Rutelli. Cosa è accaduto a questo sogno in bianco e nero? Con una facile battuta potrei dire che è divenuto un incubo bianconero, ma non è cosi. Hanno mercificato tutto, persino gli organi dei bambini, figuriamoci. Oggi un imprenditore non è completo se non scala compagini azionarie con i soldi altrui e se non acquista una squadra di calcio che faccia da traino multimediale con un codazzo di politici compiacenti. E che tristezza constatare quanta omertà avvolge questo mondo: Corleone al confronto ha i palazzi di vetro...Ora il mirino è puntato sulle signorine "grandi firme", sui palcoscenici luccicanti, sulle tribune milionarie, ma il calcio è soprattutto serie minori, polvere, sabbia, settore giovanile. Le porcherie che si fanno lontano dalle passerelle chi le guarda? Arbitri minacciati, giocatori picchiati, società ostaggio degli ultras, titoli sportivi comprati come al supermercato. E la vera passione? Desaparecida. Povero Moratti, vilipeso dai suoi stessi tifosi, ultimo signore del pallone. Ora ha la sua rivincita, tanto effimera quanto inarrivabile: ha vinto il suo scudetto più bello, quello che si cuce sul cuore. Guardo mio figlio, gioca a calcio e fissa, inebetito, con gli occhi lucidi, Cristiano Ronaldo. E' il suo ruolo, è il suo idolo, come lo era per me "l’abatino". Che cosa avrei fatto se fossi stato il responsabile di una società che opera nel settore giovanile dopo il deflagrare di calciopoli? Avrei convocato miei collaboratori e i miei ragazzi discutendo con loro dei valori che devono essere a presidio di ogni attività sportiva e che sono stati traditi e calpestati. La rifondazione, come in tutte le cose umane, deve partire dal basso. Invece niente, non succederà niente e quel rettangolo verde rimarrà sporco e grondante melma dall'anima strozzata.

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