12 agosto 2021

Recensione al romanzo "Ora più che mai" di Rosi Brescia

 

Mi sono accostato alla lettura di questo romanzo con la circospezione generata dai pochi brani ascoltati alla presentazione. Questi frammenti mi avevano dato l’impressione (fallace) di una scrittura un po’ incolore, più descrittiva che pregnante, più introspettiva che ridondante. In effetti i primi sette capitoli hanno un tono lento e ritmato. L’autrice mantiene volutamente sullo sfondo la tragedia della pandemia, che imperversava su tutti i mezzi di comunicazione rivelandoci fino alla noia tutti i particolari scientifici, e anche orribilmente spettacolari di quello che accadeva. La vicenda è incombente, sfiora i protagonisti, ma la calma bucolica della terra di Puglia smorza un po’ tutto, riduce all’essenziale, fa emergere la quotidianità del lavoro, la semplicità dei valori, il verbo della solidità dei vincoli ancestrali. Esemplare la capacità dell’Autrice in questa parte del romanzo, di interagire tra luoghi e caratteri, tra abitudini secolari e nuove necessità, tra un passato incontaminato e un presente da costruire. Il Verismo e una malinconia di stampo pavesiano sono ingredienti certamente presenti in queste pagine.
Poi la svolta.
Dall’ottavo capitolo in poi irrompe l’emozione, sfondando le porte dello status quo, scompaginando le lente scansioni della primavera pugliese e portando alla luce i sentimenti di tristezza, di rabbia, di sconforto, ma anche di atavica forza di coesione, centralità della famiglia e infine di salvifica passione. Le vite dei personaggi si torcono, si avvitano, bucano le pagine e ci sequestrano per trasportarci in cima alle escursioni dell’anima. Ho paragonato questo passaggio come ad una pista di decollo dove i primi capitoli sono serviti al pilota per conoscere, saggiare ed ambientarsi alla strumentazione di un velivolo, il quale poi si innalza nel cielo del sentimento, senza più toccar terra fino alla fine.
E resta in volo l’aereo - divenuto aliante - di Rosi, incuneandosi nei nembi della passione, nei cumuli dell’amore paterno, fra i cirri della nostalgia del vissuto, in altri luoghi e in altri tempi. E alla fine rincorre ed afferra la curva colorata di un arcobaleno di speranza.
Ora più che mai.
“Crederci” è il segreto del volo.
Nel retrocopertina si parla di “favola moderna”.
Mi piace pensare che se una favola potesse trasformarsi in realtà, avrebbe più probabilità di accadere fra i trulli della nostra splendida terra dove l’amore ci può sorprendere dietro i tronchi silenziosi degli ulivi centenari o fra le onde argentine del mare più bello del mondo.

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