25 agosto 2021

Il poeta contadino


Ogni mattina quando l’alba
si riappropria della terra
afferro i miei pensieri
d’orzo e pane duro,

mi carico sulle spalle
sementi di ricordi
e calpesto il mio presente
di roccia e salsedine
brullo di sogni mai sfangati.

Sono un poeta contadino
ho una falce per l’ortica
desideri sparpagliati
d’arrotolare col forcone
fango sotto le suole
che frena il mio delirio.

Un poeta contadino
che ara il suo pezzo di rabbia
e dispensa concime di stelle
con gli occhi imbevuti di cielo
e i chiodi nello stomaco.

In lungo e in largo
mi perdo spesso
ubriaco di zolle velenose
ma in alto mi libro leggero
grato d’ali mai domate.

Un poeta contadino
che brucia le stoppie del dolore
rastrella residui di rimorso
e attende l’inverno
con tenacia imbizzarrita.

M’insegue il corvo renitente
ride di bava sanguinante
ma io spargo vita sminuzzata
con l’arco delle braccia tese
i miei versi dinoccolati
s’acquetano fra le crepe.

Sono un poeta contadino
ascolto la voce degli alberi
traduco il canto del pettirosso
sono fatto di corteccia umida
curo le mie piaghe
con resina d’amore.

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