10.6.21

La mia notte


Dietro le quinte della notte
s’appropinquano schiere di mostri
vampiri sanguinolenti
lupi saccenti e iene gaudenti
giunti ad afferrarmi per i piedi l’anima
per trascinarla nello Stige.

Ma la mia notte è diversa
è ascesa, è respiro
è propulsione funambolica
tramonto di mille soli
genetliaco di vulcani.

La mia notte è scala di stelle
rapimento mistico
genesi di follia
è rotolarsi di corpi astrali
falene impazzite di luce.

La mia notte sciama d’amore
scrive poesie oltre l’orlo del tempo
invita a danzare la Luna
porge fiori al firmamento
annega di luce, afferra colori.

La mia notte è una cornice di smeraldo
dove s’incastrano miracoli
è un silenzio imbevuto d’infinito
che solleva il sipario sul tuo viso
raccontandomi la storia del nuovo giorno.

Pioverti addosso


Chiedo un passaggio
ad una nuvola
per pioverti addosso
insinuarmi goccia curiosa
fra i declivi dei tuoi seni
scivolare lentamente
fino alla porta del sole

e sciogliermi in te.

Solo un gradino


C'è un gradino.
Sei sotto, ce la fai.
Un passo e sei sulle tue paure.
Un passo e via.
Un volo di un secondo.
Un concerto di violini.
Un tuffo in un lago di rose.
Un gradino e ce la fai.
Anche scalzo ce la fai.
Anche ferito ce la fai.
Da solo ce la fai.
Un tappeto di ricordi
da lasciare all’indietro.
Un ombrello chiuso
da agganciare ad una cometa.
È solo un maledetto gradino.
Ce la fai.

Titanic


Abbracciami
sempre controvento
scompigliami i capelli di baci
canteremo
tra bianchi cincischi di spuma
l’orchestra batterà
i colpi misteriosi dell’amore
tu ed io
al timone della vita
leggendoci poesie senza senso
ridendo al culmine delle onde
niente potrà affondarci
perché siamo essenza di sogno
e spiccheremo il volo
ad ali unite.

Il cielo è sempre più blu


Voliamo con un’ala spezzata
zoppicando sul presente
con le stesse scarpe
con la toma firmata
e l’anima sdrucita
separiamo mondi e culture,
bestemmiamo fedi
...ma il cielo è sempre più blu.

Schiavizziamo popoli
con la religione del consumo
anneghiamo fratelli
ammazziamo bambini
brutalizziamo emozioni
che dichiariamo anormali
violentiamo donne
sotto il balcone di Giulietta
...ma il cielo è sempre più blu.

Ci ammaliamo di solitudine
di ricchezze inutili
di noie pandemiche
frequentiamo bordelli
di lurida politica
ci facciamo gregge
indifferenti e opportunisti
...ma il cielo è sempre più blu.

E ci precipiterà d’amore.

26.5.21

Bacio di farfalla


Da quando
un maglio cruento
ha frantumato alberi e mare
dipinti sulla tela della mia vita
trascino ciottoli di silenzio
che mi lapidano il cuore.

Mi avvicino cauto
ad anime roteanti
in punta di piedi
avendo paura di sfiorarle
come un bambino incantato
guarda le ombre sul muro.

Vorrei essere farfalla
sbattere le ali senza rumore
fermarmi sulla soglia
dei tuoi pensieri tremanti
bussare con versi leggeri
alla finestra del tuo rifugio
carezzando senza toccare
il tenero virgulto del tuo essere.

20.5.21

Cammina Maestro


Il sole è tramontato
dietro le Ande ed i Balcani
accarezzando i Pirenei
titillando l’Himalaya

tu sei in viaggio Maestro
metafisico nel corpo e nello Spirito
concettuale nel dialogo
con gli Sciamani e i Tibetani.

Cammina Maestro cammina
sulle dune del Sahara
tra Piramidi e Biblioteche,
governa il vento del Simun
saluta il Profeta con un cenno.

Cammina Maestro cammina
verso le culle della Civiltà
dove tutto è incominciato,
dove tutto finirà
e le lingue si riuniranno.

Cammina Maestro cammina
fin dove si battono i Samurai
dove s’incagliò l’Arca
l’Uomo si riprese il Mondo
e tutto divenne sterco.

Cammina Maestro cammina
vai a toccar la Luce
vai a scovare il Senso
di questa trottola di stelle
di questa pioggia di arcobaleni
che si chiama Amore e solo Amore.

In memoria di Franco Battiato

Il bacio del passante


Non indosso
il costume dorato
trapuntato di gemme.

Non viaggio
sul cavallo bianco
che ha le ali nascoste.

Non ho il mare
che colora i miei occhi
nè biondi ricci cascanti.

Non ho spade
magiche da sguainare
contro draghi e streghe.

Ma se vorrai
sveglierò il tuo sonno
con il bacio della poesia

ti racconterò
la storia della luna
che fa l’amore con Terra

da quando un Principe
vestito da passante
fu toccato dal miracolo
raccolse al volo una stella,
la depose sulla tua fronte
e si spostò in paradiso.

Quello che manca


Quello che manca
non è un sentimento
etereo, evanescente
un teorema di circostanza
una divisione di noia,
ma un rullo compressore
di baci e di passione,
una devastazione di carezze,
un’amalgama di sudore carnale,
un picco da raggiungere insieme
io e te
con un salto sulla Luna.

Felici senza saperlo


Quando un nodo
risale veloce
le scale del respiro,
quando l’iride
secerne lampi struggenti
e scatena nubi di lacrime

è l’ora di liberare
l’anima senza dettami
scioglierla in nebbia
lucenti particelle d’argento

che giungano infine
dove scoprimmo mari
che mai navigammo
dove toccammo il paradiso
e fummo felici senza saperlo.

E' maggio


È maggio
ed è dolce addormentarsi
in un carosello di Pleiadi
mentre astronavi di smeraldo
solcano cieli intinti di rose.

La pianura chiama il sole
con la sua voce di terra grassa
e il desiderio corre a piedi scalzi
incontro ad un’alba di passione.

Un mare di bianchi amuleti
accarezza le caviglie delle Dee
e la vita si allunga sugli scogli
ridente, giocosa, selvaggia.

Profumi di corpi inarcati
divelgono memorie incatenate
sull’erba rotolano dubbi
e sfrigola la fiamma del peccato.

È maggio
e i miei versi prendono il volo:
studieranno la mappa del cuore,
porteranno un fiore in bocca,
si poseranno sulle labbra del fato.

28.4.21

28 aprile


Mi trastullo di pindarici voli,
circonflesso di Vuoto cosmico
avvinghiato all’ultima rupe,
nudo alla grandine della resa.

Poi il decollo di un pensiero
sulle ali di giocose falene
incastonato tra cento righe,
estatica frantumazione di coralli,
a liberare due gabbiani impazziti.

Ma un infame rituale
mi costringe a picchiare
su tastiere inanimate
lettere sfiancate
che girano in tondo
ostaggio dei miei silenzi,
cilicio delle mie notti.

Riemergono nomignoli
accademia di una tenera crusca
dolcezze in forma di fiaba,
ingressi profumati in te,
adorazioni della tua essenza.

I miei versi erano
vestiboli di carezze
sui tuoi palpiti vitali,
parallasse di sguardi
sui tuoi pensieri profondi,

sul tuo corpo chiaro
disegnavo arcobaleni,
componevo sinfonie,
scolpivo vibrazioni

ed eri foce del mio fiume.

24.4.21

I poeti non si prendono


Non cercate di prendere i poeti,
perché vi scapperanno tra le dita.

Alda Merini.

...ma se qualcuno ci riesce, 
richiudete le mani con delicatezza
e custoditeli con tutto l’amore che potete.

 

Fermo


Sei lì fermo
inchiodato al Nulla
nudo alla grandine della resa
poi a volte basta un sorriso
incastonato tra cento righe inutili
che tocca in profondo
e lega due anime in un sogno.

Peter Pan


Mi stavo impegnando
a diventar grande
a pensare al futuro
ringuainare la spada
e mettermi seduto
a godermi il tramonto.

Ma non ce la faccio:
sono ancora il bambino
quello che fa i cuori sul diario
quello che imita Sandokan
e spara con le pistole di Buffalo Bill.

Sono sempre infatuato
di quella del primo banco
e di quella del piano di sotto,
quello rapito da Che Guevara
quello che El Pueblo Unido
non sarà mai vinto.

Sono quello del pane tutta crosta
della mozzarella e della pizza
della granita con la panna
di Topolino e Nembo Kid
dei trenini elettrici e dei Lego.

Sono quello che porta nel cuore
i compagni di scuola
che rifarebbe tutto di nuovo
anche gli scherzi ai prof
e i tanti sette in condotta.

Sono quello che s’innamora
delle anime tristi ed incomprese
perché mi ci riconosco
sono quello delle rose rosse
sorprese tra le pagine dei libri.

Sono quello degli altoparlanti sul balcone
quello che scrive sei bella sull’asfalto
quello che corre in piedi sulla moto
sotto le finestre del mio amore
quello che se non soffre non vale
quello delle bugie di un bambino.

E sono quello delle poesie
che mi portano lontano
in luoghi inaccessibili
dove qualcuno si è perso
proprio all’ultimo metro.

Mi stavo impegnando
a diventar grande
ma non ci riuscirò
le mie ali non si chiudono
vogliono giocare per sempre.

Il faro


La fantasia popolare negli anni della mia adolescenza annoverava una costruzione particolare: il faro. Soprattutto quando era posizionato su un’isola dalla quale dominava l’orizzonte, avvisando della sua presenza per miglia e miglia. Il mare, elemento misterioso con le sue calme e i suoi silenzi, con le sue ire e le sue deflagrazioni, circondava la piccola terraferma dove il faro assumeva le vesti di un vero e proprio totem, un misericordioso, simbolico rifugio incarnante le speranze, i desideri, i sogni dei suoi, talvolta, singoli abitanti.
Nel 1967 la RAI trasmise una piccola serie di 4 episodi, nello spazio destinato alla TV dei Ragazzi, che s’intitolava “I racconti del faro”. Protagonisti erano Fosco Giachetti, storico grande attore di teatro, nella parte di Libero (mai nome fu più calzante), responsabile del faro e Roberto Chevalier nella parte di Giulio, suo nipote che lo veniva a trovare sulla sua isola dal continente.
In quell’epoca io ero spesso a casa dei miei zii dove la sorella di papà, Wanda, era maestra e mi faceva doposcuola e il marito Peppino era la persona alla quale mi affezionai tantissimo. Era il narratore di storie avvincenti e pericolose, colui che amava la campagna e la natura e che mi scarrozzava in lungo e in largo per le contrade. Che mi insegnò a nuotare. E che mi presentò la Loggia di Pilato che imparai ad amare.
Ecco, lo zio Libero del faro era la proiezione del mio zio Peppino e le avventure di Giulio, tra tesori nascosti, pirati spietati, messaggi nella bottiglia, naufraghi sconosciuti che approdavano sull’isola, erano le mie avventure, quelle che vivevo nella mia fantasia, insieme a mio zio Peppino che ho amato tanto e che mi ha donato questa casa in questo luogo carismatico che ha qualcosa del faro, nel suo dominio della pianura, nel suo essere al centro degli elementi, nel suo alternarsi di silenzi e bufere, profumi e colori, il sogno dei pittori e dei poeti.

16.4.21

Il barattolo


Il bambino chiese alla bambina di dire nel barattolo:
“Ti amo”, senza fornirle altre spiegazioni.
E lei non gliene chiese,
gli rispose: “Ti amo”.
Il bambino coprì il suo barattolo con un coperchio
e collocò l’amore della bambina per lui su un ripiano nel proprio armadio.
Ovviamente, non poté mai aprire il barattolo,
perché altrimenti avrebbe perso il contenuto.
Gli bastava sapere che era lì.

Jonathan Safran Foer

 

Le mie canzoni


Esistono amiche devastanti
che ti rincorrono testarde
sono le canzoni urlate
davanti allo specchio dei ricordi
quelle che sai sillaba per sillaba
quelle che rigano il cuore.

Quelle che batti con il piede
e “la la la” quando c’è solo musica,
quelle che balli e balli
piroettando con le ombre,
quelle che il tempo è fermo lì,
ti aspetta al varco
scippandoti con destrezza
la maschera dello “sto bene”.

Le canzoni che martellano,
scudisciano, soffocano,
quelle che ti lasciano la sera
e tornano la mattina
bagnate di caffè e lacrime.

Le canzoni che trotterellano
insieme al tuo dolore
che invadono le pause
violentano i silenzi
percuotono i falsi sorrisi.

Le canzoni che ti porterai con te
appese all’ultimo tramonto
il tuo prezioso medley
da cantare alle stelle.

12.4.21

La conchiglia blu


Nel mio sogno
c’è una spiaggia assolata
dove mare, cielo e sabbia
in fondo al rigo dell’iride
si confondono di mistero.

E ciabattando tra farfugli
di onde giocanti
ho visto una conchiglia blu.

Le ho prestato il mio desiderio
parlandole come fosse la tua bocca
e il blu vibrava e gemeva.

Non so che poesia fosse
ma erano fuoco e spade,
voli ed uragani.

Attendevo una risposta
accostato a quella porta blu:
ma spirava solo silenzio e salsedine.

L’ho affidata alla corrente:
“Va e porta il mio bagaglio
di stelle marine ed ippocampi
granchi innamorati di sole,
va e porta l’eco del mio sorriso
fluttuante tra le curve ubriache
dei tuoi eterni ritorni”.

Quello che so dell'amore


Quello che so dell’amore
è che un diamante grezzo
nel mio cuore
riflette una luce insopportabile
che solo un caso
nell’imperscrutabile volteggiare delle stelle
può trovare uno sguardo capace di sostenerlo.