4.8.20

Due diversi modi per finire

Due diversi modi per scrivere la parola fine di una storia.
Due diverse autrici che hanno immaginato l'epilogo.
La prima tenera, pacata, consapevole del rispetto e della profondità verso un rapporto sano e importante nella vita di due persone.
La seconda rabbiosa, vendicativa, acrimoniosa, presa dalla coscienza che è stato tutto un raggiro dal quale se ne è usciti martoriati e trasformati dentro.
Ognuno scelga quella che più gli/le si confà.

Erano specchi l’uno dell’altra.
Erano anime destinate a rimanere in risonanza,
come particelle di luce nate nello stesso istante,
in comunicazione continua anche ai capi opposti dell’universo.
In un tempo giusto si erano guardati, riconosciuti, amati.
Poi si erano inflitti dolore,
anche se questa era l’ultima cosa che avrebbero voluto fare.
Erano caduti e si erano rialzati,
illuminati dalla luce della consapevolezza.
Avevano sbagliato tutto nel momento giusto,
perché li attendeva un altro tempo.
Così avevano deciso i loro cuori, le loro anime,
che avevano scelto per loro,
un percorso a lungo impenetrabile alla loro ragione,
perché tutto potesse essere salvato.
Si specchiarono un’ultima volta l’un nell'altro,
si sorrisero, si posero l’un l’altro una mano sul cuore,
si guardarono negli occhi,
chinarono il capo in segno di rispetto,
si voltarono le spalle,
per intraprendere ognuno il proprio cammino.
Si sarebbero incontrati di nuovo, prima o poi,
verso la linea dell’orizzonte,
perché erano semicerchi dello stesso cerchio.
Li attendeva uno scoglio di fronte al mare,
sul quale sedersi l’uno accanto all'altro,
per ammirare il sole sulla linea dell’orizzonte.
Si sarebbero detti:
“Grazie per essere stato nella mia vita,
perché attraverso i tuoi occhi ho riconosciuto me stesso
e ho sentito, ho capito veramente cosa sia l’amore.”
O forse si sarebbero detti:
“Le tue sono le uniche braccia nelle quali mi sento a casa,
e tra le quali voglio vivere finché si sarà consumato l’ultimo tempo.”
Si sarebbero regalati un’alba o un tramonto,
meravigliosi entrambi.
Per un giorno o per una vita,
comunque per sempre.

Maria Letizia Del Zompo

La bestia si nutre di te, ti cerca,
Ti blandisce con infinite moine
Mentre con l’anima sporca tenta
Di mostrarsi nobile e fine.

Seduce, pensando che chi le piace
Ai suoi sordidi istinti obbedisca
Dice di molti i segreti e altro sottace
Dipinge un mondo ingiusto,
il vittimismo è la sua esca.

Se scopri il suo intento si svela
Ruggisce sguaiata e volgare
E la sua vera natura rivela
Di belva incapace di amare.

Appare chiaro a quel punto
Che non è casuale solitudine
Definirla Incompresa è un assurdo
Malata semmai
d’incurabile ingratitudine.

Vorace di mille attenzioni
Solo così il suo appetito lei placa
Non tollera dissensi e obiezioni
O l'altrui brillare
che d'invidia la rende ubriaca.

All'altare del suo Ego smisurato
Si consuma un perpetuo sacrificio
Eppur sembra esagerato
Tanto abile è il suo losco artificio.

Sono serpi nascoste tra le pietre
Sono anime perverse, sanguisughe
Sconfitte ed infelici in vite tetre
Traviate megere
impastate di bile e di rughe.

Olga De Bei

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