Quando il recipiente
dei miei sfilacciati sensiricolmo tracima dolore
non ho grandi rimedi:
devo scrivere e scrivere.
Intingo l’inchiostro dell’anima
per narrarmi la mia storia
ogni volta diversa
ogni volta uguale:
un rimbalzare di stagioni
con poche primavere
e tanti algidi inverni.
Eppure quelle poche
proiezioni ultraterrene,
accelerate interstellari,
cosmiche casualità
urlano e spazzano gioia.
S’alzano nel vento della notte
massaggiano ecchimosi
cauterizzano piaghe
danno comunque un senso
ad una sghemba verità.
Sono provvide luminarie
all’ansimante incedere
di titubanti passi.
Scriverò senza tregua
fino alla fine dei tempi
perché Madre Poesia
è fiamma eterna,
fonte inesauribile,
compagna sensuale,
amore assoluto.
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