3 agosto 2020

La passeggiata insieme all’ombra


Quella sera la luna si appoggiava al mare con una presunzione regale. Lui camminava a piedi scalzi su una battigia sfregiata da alghe e licheni. Mani in tasca fissava un Punto indefinito lì davanti, tanto per darsi un traguardo. La sua ombra a lato saltellava indispettita, come se volesse godersi, invece, l’argento in calma assoluta. Ad ogni passo si sentiva rincorso da dei “perché” che mulinavano nella sua testa come riflessi alcolici senza controllo. Perché. E soprattutto si chiedeva come era iniziato tutto. Come mai la vita in uno dei suoi snodi imperscrutabili aveva messo in scena un incontro tanto speciale quanto incomprensibile. E poi avesse presentato il conto. La luna, di solito viene ritenuta incapace di rispondere ai miliardi di domande che le vengono poste dai microscopici e complicati abitanti di questo sistema solare. Ma lui sperava che accadesse. Ogni tanto distaccava lo sguardo dal suo Punto d’arrivo e si faceva abbagliare da quel bagliore surreale. Ma la luna taceva. Come il silenzio che dominava la sua vita. Per quei strani contrappassi che suggellano i momenti topici di un’esistenza, era diventato uno scrittore indefesso. Scrivendo parlava all’etere, agli dei dell’Arte, al Se stesso incompiuto, al concerto meraviglioso della Natura, svilito da un’umanità atrocemente imbastardita. E se riceveva risposte, le teneva gelosamente chiuse in quel cassetto segreto che ognuno di noi ha costruito in fondo alla spirale che conduce all’anima. Pensò a suo padre e di quanto gli fosse grato per quel modo di guardare l’Universo dentro sè stesso. E, come gli capitava spesso da qualche tempo, concluse che se le sue cicatrici non fossero mai comparse, probabilmente non starebbe ora su una spiaggia deserta a parlare con la Luna. Ed era un privilegio non da tutti. Fece ancora qualche passo. Aveva raggiunto il Punto. La sua ombra si sedette esausta. Lui alzò un dito al cielo e mormorò solo una parola: “Grazie”.

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