18 gennaio 2013

Moby Dick


Alla radio un vecchio brano del Banco Di Mutuo Soccorso: Moby Dick.
Come d'incanto quel connubio straordinario di parole e musica mi ha trasportato sul mare frastagliato e tumultuoso, teatro delle vicende narrate da Melville...
Ho pensato alle balene ed al loro strano mondo fatto di solitudine nel branco, di apparente beatitudine nella loro maestosità, di istinti di solidarietà, di slanci di passione ed altruismo.
Le balene hanno un cuore grande non solo fisicamente.
Loro hanno un Tom Tom integrato che consente loro di sapere dove si trovano in qualsiasi parte del globo.
Ciò non esclude che siano dotate di una fantasia che li proietti da qualsiasi parte loro vogliano essere.
Sono perseguitate nella loro vita da parassiti che si attaccano alla loro pelle.
Ma loro sopportano stoicamente come fosse un destino ineludibile.
E poi Moby Dick...
Il suo mantello bianco. Sempre in lotta con il suo cacciatore. Ancora più sola nella sua inebriante bellezza. Moby Dick che ha scoperto una ragione di vita nell'essere cercata, nell'essere preda ambita e agognata. Moby Dick la balena bianca, lo splendido angelo che vive nel desiderio di coloro che hanno una vita che pesa come una condanna, ma una mente leggera come una brezza. Lei potrebbe fuggire, solo lo volesse, ma non lo fa.
Si offre preda incantevole alla bramosia della fiocina, si dona con orgoglio al piacere del tormento.
Si dice che quando spiaggia una balena accade perché ha perso l'orientamento.
Non è così.
Ha perso il desiderio del gioco, la voglia di innamorarsi della vita e dei suoi tornanti ubriacanti.
E’ stata colpita al cuore ed è morta di inerzia.

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