30.12.20

Porto sicuro

Ti aspetto.
Nemesi di ogni tempesta.

Vieni ad ormeggiare il tuo cuore
sarò faro per le tue notti.
ombra per la tua pelle di luna
àncora dei tuoi desideri smarriti
gòmena della tua disperazione.

Sarò vento placido
sui tuoi fianchi di velluto
lento sciabordio dei sensi
ti sazierò di pace interiore
calmerò la tua sete di sole.

Vieni ad ormeggiare il tuo cuore
vieni a liberare la tua stiva di dubbi
sarò banchina capiente,
accoglierò le tue paure
in un magazzino di sogni.

Vieni a dissetare il tuo silenzio
sarò musica e parole
canto di gabbiani
danza di delfini,
vieni ad attraccare
nuda di conchiglie,
sarò molo di passione infinita.

Vieni ad ormeggiare il tuo cuore.
Ti aspetto all’incrocio
tra mare e paradiso.

29.12.20

Emergenza d'amore


Dammi la mano e corriamo
scalzi sudati di risa
balliamo sul marciapiede del mondo
senza l’affanno del tempo
che abbiamo lasciato indietro
corriamo saltiamo le buche
pestiamo le pozzanghere
laviamoci la faccia di vino
rosso come il colore del cuore
graffiamoci i fianchi
di cespugli innamorati
fermiamo il traffico
passiamo noi per primi
precedenza agli amanti
emergenza di passione
sberleffi agli incolonnati
noi abbiamo un appuntamento
oltre il vostro caos
con un sogno malandrino.

21.12.20

Una lettera di Babbo Natale


Stasera nel mio caminetto ho trovato questa lettera con un biglietto che mi pregava di diffonderla perché - c’era scritto - “Babbo Natale non ha molta dimestichezza con i Social”.
Pertanto provvedo a pubblicarla.

Cari bambini
quest’anno oltre a leggere le vostre bellissime lettere ho deciso di scrivervene una io.
È stato questo un anno molto brutto. Lo sapete bene, ve lo hanno detto tutti, a casa, a scuola, lo vedete ogni giorno quello che accade. Ebbene, anche io sono un vecchietto e, anche se ogni anno faccio un lavoro molto importante e faticoso, ho paura di ammalarmi e non potrei più portarvi i doni che chiedete. Perciò quest’anno ho chiesto un favore a Gesù Bambino. Oltre alle renne, mie amiche fedeli che da tanto tempo mi trasportano in giro per il mondo, ho chiesto che tutti gli animali della Terra mi aiutino nel mio lavoro. Perciò quest’anno i micetti, i cagnolini, i coniglietti, gli uccellini e i canguri, persino i cammelli e le giraffe (utili per i piani alti) vi porteranno i doni, ed io osserverò la situazione a distanza così come è giusto che sia. Anche quest’anno, se avete fatto i bravi bimbi (ed io sono sicuro di si), sarete accontentati. Però, in quest’anno così strano, devo chiedervi una cosa. A mezzanotte, se i vostri nonni non sono con voi, per qualsiasi motivo, fermatevi un secondo e pensate forte forte a loro. A quando vi prendevano in braccio e vi facevano il solletico, a quando vi compravano il gelato al cioccolato con il vostro muso e la maglia che diventavano marroni. A quando vi raccontavano sempre la stessa favola che però ogni volta era diversa. A quando vi spiegavano il significato di una parola in italiano o nel vostro dialetto. A quando vi accompagnavano a scuola e fermavano il traffico con le mani. A quando chiedevano a voi come diavolo funzionava quella specie di telefonino, o come si vedono le foto sul computer. E soprattutto a quando vi dicevano “sei il mio capriccioso tesoro”. 
In quel momento, a mezzanotte, loro saranno insieme a voi, nei vostri pensieri e nei vostri cuoricini. 
Ed anche in quelli dei bambini come voi, meno fortunati, ai quali Babbo Natale, cioè io, non riesco ad arrivare, perché ci sono le guerre e le malattie. Coraggio bambini, tutto passerà e ci rivedremo l’anno prossimo in un mondo migliore.
Buon Natale.

Il vostro Babbo Natale.

 

17.12.20

Vulcano

Ora sono magma 
indefinito miscuglio
corrente sorgiva di fuoco
abbarbicato prigioniero
in ventre di pianeta
orbitante nel mistero.

Scorro veloce
tra rocce millenarie
sproni aguzzi
e lance di granito.

Fluisco e m’intrufolo
in assurde crepe del tempo
tra miraggi di luce
e sprazzi di cenere bionda.

Infrangerò infine il mantello
che schiaccia i miei sogni
renitenti vampiri d’albe.

Muoverò oceaniche faglie
per risalire in superficie
esploso di energia vitale,
eromperò a baciare il cielo
infine libero d’amare.

14.12.20

Proiezioni


Quando non sarò più corpo
rarefatto nell’aere,
centrifugo di vibrazioni,
sospiro di stelle
e pensiero di luce,
folgore di sogno,
intuizione d’eterno,

allora sarò battito delle tue ciglia
alito dalla tua bocca,
nuda epidermide dorata,
fuoco del tuo ventre,

sarò il tuo satellite stazionario
oceano sulle tue rive
rimboccherò i tuoi desideri
con le mie coperte di baci
ti dondolerò lentamente
sull’altalena del mio cuore.

11.12.20

La solitudine dei ragazzi


Quanto può far male un sorriso 
se fissa momenti perduti
se nella folla sei solo,
se scopri che rideva la bocca
ma piangeva il cuore
e non ci credi, NON CI CREDI.

Quanto può far male un sorriso
se ora ti sembra tutto falso
se t’insegue una scia di banalità
se hai sete di risposte
e la tua gola è secca di pianto
e i tuoi passi suonano stanchi.

Quanto può far male un sorriso
se rimbalza tra le pareti del cielo
dolce, argentino, inebriante,
e vorresti afferrarlo e chiuderlo
per sempre dentro di te
e vorresti tornare indietro
e cambiare tutto, girare il verso
eludere la sorte, virare il timone.

Quanto può far male un sorriso
e vorresti ridere al suo posto
e carezzare il suo destino
dal versante del paradiso

9.12.20

Il peso dell'anima


Mi porto addosso 
le mie domande
scrutando un tramonto
che ha indossato vesti inadatte
scolorando cromatiche attese.

Mi pesa l’anima che cammina:
molto meno quando s’invola
infante gabbiano di luce
volteggiando ubriaca di versi
che raccolgo spaiati 
tra ghirigori di stelle.

La stanza del dolore


Ogni giorno entro 
nella stanza del mio dolore:
non mi faccio più inseguire,
lo vado a trovare
come un vecchio amico.

Ci parlo un pò, lo attraverso,
gli conto gli anni e le piaghe
le sconfitte e la rabbia,
le falsità e l’odio
e alla fine gli dico: “Non lasciarmi.
Non lasciarmi fino a quando
non sei certo
di non farti vedere mai più.”

Poi esco da quella stanza
e vedo il dolore vero.

4.12.20

Free climbing


Free climbing 
sull’umido clivo
scivoloso di rimmel:
mi aggrappo disperato
a tiranti acidi
agogno il lago turchino
dove ciglia d’agave
righeranno d’amore
le mie stanche membra

30.11.20

Mani

Mani che stringono
mani che rigano
mani che cercano mani
mani di altre mani.

Mani che scaldano
mani che vivono su mani
mani che muoiono su mani.

Mani che disegnano
mani che scrivono su mani
mani che amano altre mani.

Mani da sole
mani vuote
mani che sanguinano.

Le mie mani monche
senza le tue mani.

Follia

Ti sento fremere 
mentre passo e ripasso
con i miei sfiori liquidi
studiando ogni curva
dolci invasioni d’anfratti,
bollicine urlate di voglia.

Scivolo tenue in calde discese
e tu implori pause e ritorni,
sali delirante in cima al sole.

È folle amarti così all’infinito.

Scalza

Il profumo dell’erba
ti fa scia
mentre scalza
saltelli sui miei sensi
e mi fai sorridere,
la tua follia mi fa sorridere,
tutto di te mi sorride,
mi solletica, mi gingilla.

Non hai una linea retta,
capovolgi le logiche,
ribalti le regole,
corrompi i precetti.

Mi giri intorno,
trottola sensuale
e mi trascini succube
rotolando sulle tue curve.

Sei un turbine di sole,
disegni archi di cobalto
inanelli corone di stelle
che ruotano nel mio universo.

E mi lascio andare
macchiato di rossetto,
intriso di erba e rugiada,
confuso di sazietà,
mentre scalza ti allontani
cantando a rose e ciclamini.

26.11.20

Murales

Mi è sfuggito un pennello 
lo avevo perso
fra le pieghe dell’anima:
ha unito di nascosto
i brillanti delle stelle.

Attonito mi fermo
a guardarmi dentro.

Ciao Diego

Oplà 
E la palla non c’è più!
Ci hai preso per mano
e ci hai portato
nel tuo Castello magico
con il prato verde smeraldo.

Oplà
Ci fai girar la testa
La palla ha preso vita
Ce l’abbiamo sulla schiena
No! Sotto le gambe
No! È diventata un uccellino!

Oplà
A bocca aperta c’incantiamo
Siamo tutti sul tuo prato
Vogliam scoprire il trucco
Macché non c’è inganno
Solo un artista col pallone.

Oplà
Hai terminato il tuo numero
Applausi a scena aperta
Un sorriso alla tua Napoli
La seconda Buenos Aires
Ora dribbling fra le nuvole.

San Pietro è pronto ad arbitrare
La tua partita con gli Angeli.

24.11.20

Fibonacci day


Sei tu poesia dei numeri 
la mia progressione lineare
il mio girotondo di spirali,
vertigini geometriche
sprofondi quantistici
tu - mio unico Teorema -
hai risolto le mie equazioni
ma sei fuggita con la soluzione:
ti cerco su pergamene stellari
esule numero primo.

23.11.20

L'amore è analfabeta

Tu mi esisti 
mi bisogni
io ti culmino
ti volo
ci impazziamo
ci profondiamo.

L’amore è analfabeta.
Viaggia su codici alati.
Mastica stelle non verbi.
Una babele dorata
dove solo due anime
si comprendono.

Ed emettono sogni.

Giro ancora gli angoli


Giro ancora gli angoli 
intonacati di breccia
sanguigna
sentendo i tuoi passi
indiscreti
calpestarmi le palpebre.

Giro ancora gli angoli
dietro la tua scia
insaziata
turgida di labbra
infuocate,
umida di ardore.

Fessure di cielo


Buongiorno a te 
che voli fuori
dalle pareti del tuo tempo
il tuo cuore è oltre
i tuoi occhi avanzano nel vento
passeggi su fantastiche nuvole
prendi per mano fessure di cielo
e plasmi forme colorate d’infinito.

19.11.20

Ape operaia


Rimbalzo 
sui miei sogni
come ape operaia, 
raccolgo nettare di te, 
gustoso fiore multicolore
avidamente succhio,
centellino, m’intingo,
ritorno al volo,
avvolto di sole, 
ubriaco di gioia.

Balia dei venti


Abbandonarsi così
in balia dei venti:
il Maestro asciuga, 
lacrime invadenti,
lo Scirocco frulla,
ricordi come pietre,
Levante accoglie
migranti dell’anima
e la brezza di Terra
rotola letti di foglie,
gioca a rimpiattino
all’ultimo crepuscolo.

Versi appannati


Faccio penna 
delle mie dita
su quaderni appannati
dove sciolto e dolce
è intingere il ricordo.

Tamburellavano così
sui tuoi pensieri nudi,
giocando a nascondino
su incantevoli dune
spinti dalla tua marea
che s’alzava al mio sfioro.

18.11.20

Generazione Zero


I passi lenti 
acciottolati, incanutiti,
lente si allontanano le Storie,
la strage silenziosa
dei custodi della memoria,
inestimabili stimmate,
carezze sui fianchi del mondo.

Quanto ingiusto è questo Addio
estorto ad un paese ingrato
che avete costruito col sudore
condenso di lacrime e onore.

Perdonateci voi che sapete
cosa significa il perdono
come si bacia la fronte
come si tende la mano
come si prende in braccio il futuro.

Perdonate l’insulso parlottare
di menti insipide e vuote
lezzo indecente di marcio potere:
non conoscono la vera ricchezza
di una favola raccontata sulle gambe,
di una tazza di latte sul comodino
di uno scialle ed una preghiera.

Il vostro arcobaleno
non si spegnerà mai
nei nostri cuori lacerati:
grazie del vostro passaggio,
uno scavo profondo
nel nostro vivere.

16.11.20

Canto di Naiadi


Hai passeggiato ancora 
nei miei sogni ruvidi
occhieggiando liquida
tra rami di melo:
chiedevi che t’afferrassi
stringendo il tremore
del tuo fuoco sensuale.

Ti ho morso selvaggio
fino in fondo all’anima
dove il sapore grondante
intonava concerti zuccherini
spalmati su labbra invadenti.

Abbiamo accelerato sintonici
al ritmo di esplosive movenze,
ruggendo d’estatiche bolle,
unendo cellule primordiali
noi - un’unico canto di Naiadi.

Paura della luce


La luce a volte 
fa più paura del buio:
essa rivela parti di noi
che non parlano di noi.

Invece, di spalle
stringiamo le pupille
cercando una fiammella
che con grande tenerezza,
palpabile attenzione,
infinita dolcezza,
a poco a poco
sveli quelle parti
di cui intimamente
custodiamo il segreto.

Potremo così donarci
senza pudori
a chi - quella fiammella -
alimenta nel suo cuore.

12.11.20

L'albero e il fulmine


Ero frondoso 
orgoglio d’ombra
rifugio d’ali stremate
braccia protese
verdi d’intenso pudore
possanza ambrata di sole.

Il cielo invidioso
mi scatenò il fuoco:
vibrai di secco tremore
mi denudò cinico,
ma non ebbe gusto
a vedermi sconfitto.

Ora nudo sto ancora qui
e il cielo morde rabbia
lo saluto ad ogni alba
cantando alla vita.

11.11.20

Le ali della libertà


Vai 
tu che puoi respirare
libero su cieli non transennati
vola su menti ottenebrate
spargi gentilezza
accarezza figli spaesati
ascolta vecchi abbandonati
aspergi cuori rinsecchiti
raccogli speranze in fuga
vai
vivi, sogna, ama!
fa buon viaggio.

Cosa fa un poeta


Il poeta 
siede su un divano di parole
ha il cielo nella mano
dai suoi palmi volano
matrimoni di vocali e consonanti
danza tra metafore ed ossimori
bacia sulle labbra
rime ed endecasillabi.

Il poeta
inventa ogni giorno
una lingua sconosciuta,
grammatiche forgiate
dal fuoco delle nuvole
verbi che s’inseguono
felici tra tornanti di rose.

Il poeta
entra ogni secondo in un sogno
comunica pulsioni stellari
traduce sinfonie d’uragani
porge doni all’infinito
avvolti da nastri di sole.

Il poeta
beve i maestosi colori del tempo
s’inginocchia all’altare del mito
ama ed ama senza ritegno
nel profondo senza pudore
fino alla fine del dolore.

Doppio

Sono doppio. 
Lo sono sempre stato.
Quando ti ho incontrato
incastrata nell’iperspazio
- con nonchalance -
hai unito le due parti
con divino collante.

Ora sono di nuovo due,
uno in superficie arranca,
l’altro, embrione affamato
nella placenta della poesia,
vola, sogna, ama e
- corolla d’argento -
attende un altro tocco.

La scacchiera

La vita è una scacchiera 
vince chi rischia di sognare
il Re maestoso ma pesante
sol di un passo in dotazione
quando coraggio lo sostiene
al più s’arrocca in quarantene.

La Regina può tutto
vola da un capo all’altro
minaccia distrugge domina
ma troppa fede mal incoglie
di trappole è vittima sacrificale
tanto potere, amore virginale.

E le Torri scrutano lontano
dagli angoli fanno ombra
imperiose si destreggiano
in lungo in largo liberate
ma - gemelle - son crollate.

Gli Alfieri caselle monocrome
noioso bolso scorazzare
non s’incontrano sui quadri
tracciano diagonali
a capofitto lungo i viali.

I pedoni son carne da macello
pian pianino cadono a filotto
non si fanno prigionieri
uno avrà in dono la corona
se porta a casa la padrona.

Io son Cavallo e vado a caso
pazzo saltello invasato e scrivo
versi sghembi bianchi e neri
la mia scia è impertinente
sol chi mi ama mi comprende.

3.11.20

Nel segreto della poesia


Nel segreto della poesia 
mi rannicchio tremulo,
nudo di percosse,
anima sfibrata.

E sale piano il ristoro
di un cuore che urla,
spande delizie gentili
su sponde assetate.

Lì in quel cantuccio
fioriscono petali di sogno
che amo donare al vento.

Ti cercherò lassù
dove riposano i gabbiani,
danzano gli Elfi,
fuggono le comete.

Bacerò le tue orme
allagate di plenilunio,
berrò alla tua fonte
zuccherata di sogno.

Ti porterò con me
passeggiando tra viali
di stelle innamorate.

Ti chiederò in sposa
in ginocchio sull’Eterno.

2.11.20

In ricordo di Sean Connery


Che bello il tuo mondo James... 
dove trionfa sempre il bene, 
dove l’ingiustizia viene sconfitta, 
dove l’agente segreto è un gentiluomo, 
dove la donna è rispettata anche se nemica, 
dove - si - c’è il lusso, il denaro, il potere,
ma vince sempre l’umiltà del buono.

Chissà se avresti scoperto
che c’è una SPECTRE dietro questo virus:
li avresti sconfitti James...

Ora lassù, quando ti sei presentato,
hai detto “Sono Bond....oops!
Sono Connery....Sean Connery”
e San Pietro ti ha chiesto di fare un selfie...

Recensione al volume "Il segreto di Santa Cecilia" di Domenico Morgante


Già dopo aver letto qualche pagina si ha la sensazione di essere ammessi ad entrare in un mondo parallelo dove si è spettatori di una trama ordita al di fuori di una dimensione terrena. E alla memoria mi tornano soprattutto le vicende del frate Guglielmo da Baskerville descritte nel formidabile romanzo di Umberto Eco “Il nome della rosa” ed anche le più speculative e pretenziose indagini di Robert Langdon nel Codice da Vinci di Dan Brown. Ma, sia alla fin troppo erudita incursione del linguista Eco, sia al fantasioso excursus dello scrittore statunitense, manca un ingrediente che fa del “Segreto” un prodotto da gustare con somma piacevolezza. Ed è la Musica. In maiuscolo perché intuisco che da tutto questo lavorìo mescolato di Storia dell’Arte, Filologia, Storia medievale e poi Esoterismo, Esorcismo ecc. esiste una sola vera protagonista. La Musica come forma d’Arte creativa viene esaltata al punto da farne Colonna Sonora salvifica dell’Umanità. E questa scalata viene storicizzata gradualmente, con tanta dovizia di particolari, descrivendo gli strumenti, (principalmente l’Organo, “longa manus” di Daniele e del suo mentore Frescobaldi), i musicisti, gli spartiti. Insomma da ogni pagina, prepotente emerge il rapporto quasi carnale che l’Autore, ha con questa divina arte, tanto da eleggerla a cotanta Missione. La trama è coinvolgente e le immissioni di citazioni artistiche, letterarie e, come detto, musicali, non ne rallentano affatto il ritmo, rendendo, anzi, il tutto estremamente godibile. Sullo sfondo, la bellissima storia d’amore tra Daniele e Cecilia, che, in un opera che tende a beatificare il Bene sul Male, la Bellezza sul Degrado, l’Arte sulla Mediocrità è una presenza quasi inevitabile. Alla fine si tende a riflettere su quanti episodi, incontri, letture toccano gli animi sensibili, tanto da suscitare in loro l’immedesimazione in qualcosa di più “alto”, il sentirsi parte di un “Progetto”, scritto per loro in un tempo mai terminato. Un tempo che riapre meravigliosamente le sue porte per accogliere anime elette che abbiano facoltà di varcarle per ricucire fili, riaccendere lumi, rivelare segreti, che giacciono, se vogliamo, silenti nel profondo di noi stessi.

27.10.20

Altalena

La vita è come un'altalena.
A volte ci sembra di ribaltare.
Stringiamoci forte alle nostre certezze,
siamo meravigliosi nella nostra umiltà,
nel nostro amore per il bello,
nel nostro senso di giustizia.
Dondoliamoci pazienti:
qualcuno alla fine ci accoglierà
a braccia aperte.

Quel sorriso

Ricorderai quel sorriso
nelle notti di pane
nei meandri tortuosi
dove si può smarrire il senso,
quel sorriso di sale e dolore
quel giorno che è salito un sole
ed hai stracciato il buio.

Ricorderai quel sorriso
e canterai alla notte.

26.10.20

Viaggio di un passero


Ho preso il mio cuore
avvolto in un pacchetto
carta di carezze stellate
due nastri di coccole rosa
appeso al becco di un passero
gli ho detto di portarlo
fino al nido del mio amore
fra i rami del ciliegio
dove si posano i miei baci.

Al di là del mare

L’anima si veste di tristezza 
quando il sole si tuffa nel mare
e - scalza - su pavimenti d’ombra
rimira la porta del silenzio.

Lì in fondo a quel lenzuolo di cielo
vagano i nostri ricordi, senza bagagli,
sogni arruffati, desideri sudati
particelle genuflesse di preghiera.

Lì seduti su troni incastonati d’utopie
riposano vermigli sfilacci di passioni,
cupi rimpianti cavalcano rondini,
organi intonano melodie d’oltremare.

È lì che ci ritroviamo noi spiriti liberi
indocili, irrefrenabili, romantici,
noi cuori dispersi, piloti della fantasia,
noi irriducibili poeti dell’impossibile.

23.10.20

Accerchiati

Su di un destino brullo 
accerchiati da ciottoli
aguzzi di vermi brulicanti
rossi caduchi ristiamo.

Noi petali scomposti
mercé di velenose brezze
tendiamo muscoli di sole
agganciati al sogno d’amare.

22.10.20

Arcobaleno


Amore 
hai perduto un sorriso
ti è sfuggito nel mio cielo
arco di vertigine celeste
ha trafitto l’iride
sisma di cento cuori
si è tuffato in mare
trascinandomi l’anima.

Sirena

Scivola
sapido unguento
dolce carezza d’opale
vellicare d’argentina spuma
la tua pelle di sirena
grinza di brividi sensi
mi perdo al tuo canto
volo al tuo angelico grembo
culla di estatici sogni.

Allo stremo

Quando sei stremato
quando tocchi il fondo
quando ti vergogni
di lacrime e lamenti
quando ti pesa un sorriso
eviti un discorso
nascondi un saluto
quando hai sempre
quel maledetto peso
incastrato tra le costole
quando tutto è circostanza,
convenzione, routine
quando - distratto -
ti sfugge dalla mente
un ricordo di luce e fiori
e ti scava crepacci nel cuore

quando accade tutto ciò
ecco
ti senti pronto
a tendere il braccio
a chi arranca dietro di te.

Autunno


Ogni foglia che calpestiamo 
melanconico autunno
è un frammento di passato
che craccheggia reclamando
non divenire oblio di vento
rimozione forzata
memoria dilaniata.

In punta di piedi adunque
scostiamo delicati
particelle di cuore
che non osiamo triturare.

Non cercare lontano


Non cercare lontano 
se vorrai chiamarmi
sarò rugiada per la tua sete,
plasma per le tue vene,
tappeto per i tuoi piedi,
carezza per le tue piaghe,
armonia del tuo piacere.

Sarò zucchero, fiore, vento,
onda travolgente,
folgorante stella della notte:
non cercare lontano
sono chiuso nel tuo sogno.

Mi farò scardinare
e poi ti porterò lassù
dove riposano i gabbiani,
danzano gli Elfi,
fuggono le comete.

Bacerò le tue orme
allagate di plenilunio,
berrò alla tua fonte
vanigliata di sogno.

Ti porterò con me
passeggiando tra viali
di stelle innamorate,
e ti chiederò in sposa
in ginocchio sull’Eterno.

12.10.20

Le due facce

Quante rughe 
sotto quella maschera
di rosso sperduto
e quel naso ridicolo
su piaghe incancrenite.

Quante lacrime
raccolte nell’invaso
di un sorriso sferzante
e quel passo saltellante
su chiodi arrugginiti.

Quanti vuoti
colmati di fretta
ciechi di convenzioni
e quel glissare amorfo
su ricordi spiattellati.

Rido, si a crepapelle
mentre il cuore scoppia
le due facce si canzonano
in tragicomico refrain
s’arrotola perfida simbiosi
d’amore ricucito d’oblio.

7.10.20

Partenze


Ho preso la valigia 
dal soppalco dei “forse”
l’ho spolverata
col panno dei “perché”
l’ho riempita
di spazi di “voglio”
l’ho serrata
con i lacci di “coraggio”
e ora rullo
sulla pista del desiderio
decollerò
nel cielo dell’amore.

Aspettami seduta sulla
prima nuvola.

3.10.20

Dimensioni parallele


Mi arrovello
graffiando ricordi
incistati di smeraldi,
cercando di estorcere
brandelli di firmamento
spalmati e plasmati
sulla tua anima.

Eri dovunque
eri cielo, casa,
eri letto, voglia,
crema da leccare,
verso da decifrare,
eri colore sconosciuto, 
ricolmo di lucido stupore.

Avevi sconvolto l’anatomia
posizionata com’eri
fra cuore e cervello.

Ti sentivo pulsare
e flettere, 
scorrevi fibra su fibra,
emettevi grumi adrenalinici,
follia di cellule carmiche,
esplosioni siderali.

Volavi fra le arterie,
rossa di nettare divino.

Mi annullavi e morivo di te.

Ci siamo persi
nel vuoto cosmico,
annichiliti
dagli dei del silenzio,
noi, melassa di stelle,
magma di sogni,
fusi corpi celesti.

Fragili asteroidi
fiondati sul Nulla,
su orbite parallele
ci stringeremo le mani
e ci ameremo ancora,
nudi, stesi sulle galassie.

29.9.20

La collina dei miraggi

Quando l’autunno 
sferza il viso
della mia collina
ritorce la ferita
tra macchie sempreverdi
immote mai dome
e affonda la lama
gelido staffile
come questo maestrale
spettina di nubi
dietro il cerchio lunare
il tuo assurdo sorriso.

Avevo imparato
a rincorrere i tuoi voli
pure propaggini di sole
trionfo delle mie ali
òmega e nirvana,
bacio d’estasi,
vaga stella dell’Orsa,
dove sei finita?

Precipitata in oblio
falso spietato miraggio...

A terra resto
curvo di domande
nudo di silenzi.

24.9.20

Amarsi

Amarsi 
è bere il sole sul corpo
umido
fondere umori
con la febbre del peccato
violare gli anfratti
furiosi dell’anima
infine donarsi
unico moto perpetuo
servente satellite
al pianeta dell’estasi.

Autunno


E venne il tempo delle ombre lunghe 
dell’incespico irato e disperso
sulle pozzanghere della misoginia
che lasciano il cuore sporco
con il capo rivolto all’indietro
assatanato di vuoti a perdere.

Scivolare così nell’entropia
centellinando bytes d’assurdo,
mulinando versi schiaffeggiati,
abbeverandosi a gocce d’esilio
perverso ammutinamento d’ali.

L’eco battente del mio passo umido
è un’irridente cadenza frustrata
e la luce di un lampione bugiardo
proietta beffarde silhouettes
maschere di annoiate sirene.

Questo dedalo di viuzze morte
è groviglio dove arrabatto il tempo:
un autunno di foglie macerate
che hanno perso linfa e ardore
quando il buio ha celato l’orizzonte.

21.9.20

Giornata mondiale dell'Alzheimer


La tua storia
spezzata
raccolgo nelle mie braccia.

Ogni mattina mi presento
e ti lascio la sera
dopo averti raccontato la tua vita.
E mi chiedi “chi sei?”
“un amico, un bambino
un foglio bianco, il tuo sogno
nel cassetto”
sono quello che vuoi
e quello che mi chiederai di essere.

Ogni mattina ti porto
il saluto del cielo
chiuso nel soffitto della casa
che hai amato
la casa dei tuoi amori
delle tue stoviglie
delle tue spezie
dei pannolini e dei diplomi.

Ogni mattina
ti parlo del tuo paese
le tue strade di corsa
i tuoi affanni
le scuole di gesso
le piante, la sabbia del mare.

Ogni sera ti ricordo di amarmi
perché il giorno dopo
possa presentarmi
e raccontarti la tua vita.

Acrobazie d'amore


Non ti muovere Giulietta 
sono subito da te
mi sollevo su di un sogno
pedalando sulla pista delle farfalle
in equilibrio su venti di follia
per baciarti vicino al sole.